L’ennese on.Tanino Virlinzi dice la sua sul referendum

Domenica 20 e lunedì 21, siamo chiamati a confermare o meno la riforma costituzionale sulla riduzione dei Parlamento. Il clima non sembra pacifico; lo abbiamo chiesto all’ennese on.Tanino Virlinzi

R.:Io voterò no: non confermerò la decisione del Parlamento.

D.: Ma è stata votata quattro volte, come da Costituzione a larga maggioranza.

R.: ma non dei tre quarti.

D.: E allora?

R. L’istituto del Referendum, in Italia, serve a verificare se la volontà dei parlamentari corrisponde a quella del corpo elettorale.

D.: Ci può spiegarci le ragioni che militano in favore del No?

R.: Certo. Intanto, perchè in vigenza dell’attuale legge elettorale, l’equilibrio territoriale della rappresentanza sarebbe profondamente alterato; non solo una piccola provincia come la nostra, ma intere realtà regionali non avranno diritto di presenza in Parlamento.

D.: Si dice che altri Parlamenti, come quello Americano, in proporzione della popolazione, hanno molto meno parlamentari.

R. Questo dice l’on Di Maio che nel suo delirio di ignoranza istituzionale, ha scambiato l’Italia con gli Stati uniti d’America. Non sa che la nostra Costituzione prevedo un Governo parlamentare, mentre quello americano è di tipo fortemente presidenziale, tanto che alcuni definiscono il Presidente un Imperatore.

D.: Imperatore eletto dal popolo sovrano.

R.: Anche gli Imperatori medievali ed anche della prima età moderna venivano eletti, cioè incoronati dal Papa o da un suo delegato. Pensa a Napoleone. I re erano di natura ereditaria, ma anche quei pochi rimasti, in Europa regnano, ma non governano.
Il Parlamento americano, in un sistema di Common Low, svolge, prevalentemente, un ruolo di controllo sull’operato dell’Imperatore, non legifera come in Europa continentale.

D.: Già, ma il Parlamento italiano, pur a ciò deputato, non legifera adeguatamente data il suo numero pletorico di componenti.

R.: Bisognerebbe chiedere perchè chi dovrebbe, non lo fa funzionare. Per renderlo produttivo basterebbe riformare gli interna corporis, meglio detti Regolamenti parlamentari, con il ripristino del voto segreto, la limitazione dei Decreti Legge ai soli casi di necessità ed urgenza, come da Costituzione,e limitare al massimo la facoltà per il Governo di richiede la fiducia in sede di conversione.
D.: Quidi l’esecutivo ha espropriato il Parlamento della facoltà costituzionale di fare le leggi.

R.: Esatto. Si è introdotta, in modo anomalo, una prassi da Repubblica presidenziale.

D.: Ma si parla un problema di costi.

R.: Se si ritiene che, stante l’attuale momento di difficoltà che il Paese sta attraversando, le indennità dei parlamentari siano elevati, si possono ridurre attraverso legge ordinaria, senza porre mano alla Costituzione e, con l’occasione approfittare per ridurre i costi di funzionamento dell’apparato. Così le retribuzioni dei dipendenti rientrerebbero nella decenza come i costi per gli affitti dei locali et similia. Ma a questo il Governo legislatore non ha mai pensato tra un decreto e un decretino.

D.: Si dice che la quantità nuoce alla qualità.

R.: Premesso che con l’attuale legge elettorale, i parlamentari non vengono scelti dal popolo, ma dai partiti-non partito, come si definiscono, la Democrazia non è il Governo dei Migliori:
Quel sistema si chiama Aristocrazia; è questo il sistema che vogliono? Ma poi, non ce lo hanno insegnato loro che uno vale uno?

D.: Ma allora il cambiamento non è possibile?

R.: Il Cambiamento non è neutro: può essere migliorativo o peggiorativo: questo è peggiorativo.

D.: Per quali ragioni?

R.: Perchè turba gli equilibri costituzionali: un parlamento ridimensionato, nominato dai Capi, più o meno carismatici,ma, sicuramente, mediocri, eleggerà il Presidente della Repubblica, con un ruolo spropositato dei rappresentanti regionali, il Consiglio Superiore della magistratura, i membri di competenza del Giudice delle Leggi, cioè la Corte Costituzionale, e si può comodamente riformare la Costituzione visto che l’attuale legge elettorale ha riformato le leggi dell’aritmetica, per cui 40% prende il 60% dei parlamentari.

D.: Una minoranza si accaparra tutto.

R.: Più controriforma di così?

 

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