Evan Lo Piccolo aveva 21 mesi ed è morto per inefficienza statale

Evan Lo Piccolo tra la fine di maggio e i primi di luglio del 2020 viene portato in ospedale tre volte per fratture scomposte, infezioni e traumi e solo in occasione dell’ultimo ricovero il nosocomio di Noto avvisa i carabinieri, che mettono microspie per 15 giorni nella casa dove il bimbo vive con la mamma e il suo compagno, ma i carabinieri le microspie non le ascoltano. L’avvocato della mamma di Evan afferma che il contenuto delle registrazioni verrà ascoltato solo dopo la morte del bambino, avvenuta per trauma cranico il 17 agosto. La qualità del suono era scarsa dice l’avvocato pare essere migliorata dopo l’exitus del bimbo, ma sarebbe bastato origliare dietro la porta per sentire gemiti e pianti o una sospetta musica ad altissimo volume che gemiti e pianti doveva coprire. I vicini denunciano più volte queste anomalie, ma nessuno pare interessarsene. A Rosolini c’è un’assistente sociale per 21mila abitanti e c’è stato il Covid. La nonna paterna li aveva più volte avvisati ma si era sentita dire “stai calma, c’è il Covid e abbiamo altro da fare” mentre Stefano Lo Piccolo, padre del bambino il 6 agosto presentava una denuncia presso la Procura della Repubblica di Genova essendo residente in Liguria ed impossibilitato a scendere a Rosolini. La denuncia però “non conteneva evidenze probatorie” dice il Procuratore aggiunto Lo Pinto e viene iscritta a “modello 45” cioè ad atti non costituenti reato e trasmessa solo il 14 agosto, per posta ordinaria, alla Procura di competenza dove arriverà il 17, giorno della morte di Evan. In Italia lo Stato c’è ma non funziona. Chi risponderà della morte di Evan? La mamma disgraziata? I nonni inadeguati? Il compagno considerato violento? La cittadina indifferente o lo Stato assente? Chi?

Gabriella Grasso