Il (sempre più) grande bluff dei 5 Stelle
In questi giorni è sulla bocca di tutti la storia di una certa Malika che, attraverso una raccolta fondi per un nobilissimo scopo, quel nobilissimo scopo è stato messo da parte per comprare un auto di lusso e tutto quel cucuzzaro che i giornali stanno elencando. Tutti, quindi, ad indignarci, a gridare allo schifo, ecc. ecc. Bene, ma che differenza tra Malika che ha chiesto soldi per uno scopo nobile per poi usarli per scopi egoistici e una forza politica che chiede voti per scopi nobili e poi cerca semplicemente di vivacchiare per mantenere il potere. Stiamo parlando, ovviamente, dei 5 stelle. Ebbene: quella che si sta mostrando sotto gli occhi di tutti è ancora una volta la prova che questo movimento ha rappresentato il più grande pericolo per la nostra democrazia e la nostra libertà. Grillo, infatti, che ha sempre propugnato la democrazia diretta, che uno vale uno, oggi si sta mostrando come colui che è “più uguale” degli altri, quel primus inter pares da cui non è mai scaturito niente di buono. Conte si è dimostrato l’ennesimo arrivista che vuole prendere in mano un consenso ottenuto dagli altri. Ma la cosa grave è che Grillo, garante dei M5S, ha bollato Conte come un inetto. Ma ci rendiamo conto che il garante della prima forza politica nei due governi di Conte ha detto che quest’ultimo è un inetto? Cioè, abbiamo avuto un inetto a guidare il Paese, soprattutto durante la pandemia (vabbè, non ci voleva Grillo per capirlo). Comunque, il passato è passato (noi auspichiamo sempre una sorta di Norimberga mondiale e italiana a fine di tutto perché è giusto chiarire e in caso condannare duramente gli errori commessi). Oggi è ancora peggio: il Movimento si sta spaccando (questa è cosa positiva) per il potere. Sappiamo bene tutti che con Conte andranno tutti coloro che ambiscono al terzo mandato (e già, infatti, il primo fra tutti a essere folgorato dalle apparizioni Contiane è il siciliano Cancelleri). A buona pace dei tanti elettori che hanno creduto di dare il consenso ad una forza che avrebbe cambiato la politica, avrebbe mandato a casa i “vecchi”, avrebbe rivoluzionato l’Italia, avrebbe abolito la povertà ecc. ecc. Qui ancora una volta dobbiamo dare ragione a Tommasi di Lampedusa dove tutto cambia per non cambiare nulla. A buona pace dell’elettore che, ingenuamente (ahi la poca cultura quanto male può fare), ha creduto all’albero che fruttifica monete come fece Pinocchio col Gatto e la Volpe (qui il Grillo ed il Conte).
Alain Calò