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Diffamazione a mezzo stampa: assolti “dall’imputazione ascritta perché il fatto non sussiste”

Assolti “dall’imputazione loro ascritta perché il fatto non sussiste”. Il 19 dicembre il giudice del tribunale di Enna, in composizione monocratica, Maria Rosaria Santoni, ha emesso la sentenza, di proscioglimento dall’accusa di diffamazione a mezzo stampa per una notizia pubblicata su ViviEnna, nei confronti del direttore responsabile e della collaboratrice Anna Zangara, difesa dall’avv. Sinuhe Curcuraci. Le motivazioni saranno note entro 90 giorni. L’articolo era relativo a fatti avvenuti a Piazza Armerina e riguardava l’indagine su alcuni dipendenti comunali “accusati di truffa a danno dell’ente comunale” su denuncia dell’allora assessore Alessio Cugini e del comandante della Polizia municipale, che poi aveva ritirato la querela. Il direttore era difeso dall’avv. Massimiliano La Malfa: “Tanto stress e molto amaro in bocca – commenta adesso – ma grazie a Dio anche questa volta ce l’abbiamo fatta. Ho ricevuto diverse centinaia di querele e molte richieste per risarcimento danni e non ho mai perso – in corso c’è solo una su denuncia di un ex deputato regionale ex pentastellato- significherà pure qualcosa questo o no? Querele solo per zittirci”.
Questa assoluzione la possiamo definire l’ennesima medaglia al valore? “Adesso non esageriamo, siamo dei partigiani, siamo dei testoni e continuiamo ad andare avanti, perché siamo dalla parte dei cittadini, della verità, senza secondi fini. Come del resto fanno tanti altri giornalisti veri, anche se a volte la tentazione di mollare è grande”.
Perché, secondo lei, alcuni politici, sindaci e amministratori querelano con tanta facilità i giornalisti scomodi? “Perché hanno paura che i cittadini possano conoscere la verità così com’è, per impaurire; supportati -purtroppo- da colleghi che usano il solo copia incolla delle loro attività che vogliono fare sapere. Oggi basta fare una querela al giornalista che cita il tuo nome o ne fa riferimento anche indirettamente per zittirlo senza nulla rischiare o temere. Si chiamano querele temerarie e sono spesso completamente infondate, ma sono molto utilizzate, richiedendo a volte risarcimenti spropositati. Il vero problema è che in Italia da quasi 40 anni non si riesce a fare una legge per favorire la libertà di stampa. Voglio ricordare che il presidente Mattarella nel suo discorso d’insediamento alle Camere ha parlato chiaro: “Dignità è garantire e assicurare il diritto dei cittadini a un’informazione libera e indipendente”. Se ha pronunciato queste parole è perché questa dignità non c’è, perché molti politici si oppongono”.
Giacomo Lisacchi

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