San Felice compatrono di Nicosia

Nicosia ha l’onore di annoverare tra i suoi concittadini un Santo, Filippo Giacomo Amoroso, consacrato Fra Felice. Devoto fin da bambino, molto povero, mangia solo ceci e fave, suo padre Filippo è calzolaio e la mamma Carmela Pirro accudisce la famiglia. La mamma è una donna religiosa e insegna al figlio ad essere generoso e caritatevole. Purtroppo Giacomo perde il padre ancora prima di nascere. Non può andare a scuola: deve lavorare nella bottega di un ciabattino per sopravvivere e non essere di peso alla famiglia. In cuor suo, però, sogna di diventare un frate per aiutare i bisognosi e far conoscere Dio a tutti. Dopo dieci anni di insistenti domande per entrare in convento, sempre rifiutate perché analfabeta, nel 1743 (all’età di 28 anni), riesce ad indossare il saio dei frati cappuccini, prendendo come nuovo nome Felice. Tuttavia rimane un laico perché non sapendo né leggere, né scrivere, non può intraprendere gli studi in seminario. I superiori lo trattano con durezza e lo scherniscono, ma lui è tanto umile e sopporta tutto con pazienza, per amore di Dio. I suoi compiti sono le pulizie domestiche, aiutare in cucina e in infermeria, coltivare l’orto, aggiustare le scarpe e, soprattutto, chiedere l’elemosina di paese in paese, tra Enna e Messina (Capizzi, Cerami, Mistretta, Gagliano), in groppa a un asinello, per i confratelli e per i poveri.
A volte, incontra persone benestanti altruiste e gentili, a volte ricchi avari e avidi che non solo non danno nulla per chi non ha pane, ma trattano male il povero cappuccino perché ne sono infastiditi. Lui risponde sempre con gentilezza e dice: «Sia per l’amore di Dio». Felice assiste gli ammalati, aiuta i poveri, la domenica visita i carcerati. Ai bambini regala dieci ceci per spiegare loro, in modo semplice, i dieci comandamenti che il fraticello impara a memoria ascoltando la Messa. Tante le guarigioni miracolose ottenute grazie alle preghiere e ai digiuni di Felice e quanti miracoli! Un giorno, una fanciulla affamata chiede con insistenza del pane per lei e sua madre, ma Felice non ha nulla: impietosito trasforma una pietra in una fragrante pagnotta. Muore a Nicosia nel 1787, attorniato da tutti i cittadini, ricchi e poveri.
Sulla base dei miracoli ricevuti per sua intercessione, fu prima beatificato, nel 2005 canonizzato compatrono della città di Nicosia e quest’anno, nel contesto dell’incontro della Conferenza Episcopale Siciliana, riunitasi a Palermo nel mese di gennaio, è stato dichiarato “Patrono regionale dei donatori di sangue”, a seguito del prodigioso zampillare di sangue vivo da un polso del santo sebbene già da diverse ore aveva emesso l’ultimo respiro.
San Felice si dedicò alla questua assieme al fratello, visitava sia le case dei ricchi per invitarli a condividere i loro beni, sia quelle dei poveri per dare loro conforto materiale e spirituale. Era molto paziente anche quando veniva scacciato malamente. Definiva se stesso ‘u sceccareddu, l’asino che portava sulla soma tutto quanto aveva raccolto al convento.
Contemplando una figura così semplice e così grande, i Frati Minori Cappuccini, in comunione con la Chiesa della Diocesi e con l’adesione delle Autorità della Città, l’ultima domenica di Agosto, danno vita alla festa religiosa dedicata al santo. Numerosi sono gli eventi che precedono la festa, ponendo al centro dell’attenzione, la vita e le opere terrene di San Felice.
Nel pomeriggio di domenica, la statua del frate, portata sulle spalle dai confratelli della “Fraternitas San Felice da Nicosia”, esce dalla chiesa di Santa Maria degli Angeli, la chiesa del convento.
La lunga processione aperta dai Bersaglieri di Nicosia e accompagnata dai frati capuccini, dalla banda musicale e dalle autorità civili e militari percorre le vie del centro cittadino, fino alla Cattedrale, dove il fercolo viene collocato al centro dell’altare principale.
Dopo la Celebrazione Eucaristica, presieduta dal Vescovo in cattedrale, la processione riprende in serata con l’uscita del santo, accolta da numerosi fedeli e devoti al grido di “W San Felice”. Il santo prosegue il cammino lungo le vie del centro cittadino e lungo la via in cui sorge il monumento a lui dedicato sostando per una breve preghiera, presso la casa natale. Ad allietare la festa, i caratteristici fuochi pirotecnici.
Altri momenti importanti nel ricordo di San Felice sono la fiaccolata che la sera del 31 Maggio si fa dalla casa natale del santo fino al convento e il raduno tematico e di testimonianze che, nella Silva (orto) del convento si fa il 2 Giugno, giorno della ricorrenza liturgica di San Felice.

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