Solennità del Cristo Re. Alla domanda “Dunque tu sei re?” Gesù risponde che è venuto al mondo per dare testimonianza alla verità. Un Re che non ha esercito, che non fa battaglia, che non ha sudditi e possedimenti. Un Re che va incontro al suo doloroso martirio pensando alla salvezza di tutti. Giovanni nella seconda lettura di questa domenica parla di colui che ci ama e che ci ha liberato dai nostri peccati. La liturgia propone anche il brano del profeta Daniele dove descrive un Re che, pur non avendo soldati e fatto battaglie, “gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli e nazioni lo serviranno e il suo potere è eterno e non verrà distrutto”. Un regno che come dice Gesù stesso a Pilato “Non è di questo mondo”. Ecco un Re umiliato, percosso, oltraggiato, denigrato che cammina nel suo percorso di dolore della sua Passione sino alla morte in Croce per me, per te e per tutti noi. Cosa dava la forza a Gesù? Il pensare che tutta l’umanità sarebbe stata redenta; la salvezza che ci viene data dal sacrificio volontario del nostro unico Re esaltato dal trono della croce. Gesù stesso quando entrava a Gerusalemme diceva “Benedetto il re che viene ne nome del Signore” (Lc 9,14); un Re che ha Gloria e Potenza nel Cielo e nella terra per via del Padre Celeste. Come vivere questa parola? A tal proposito è bella l’esortazione di Papa Francesco che, nell’Angelus del 25 novembre 2018, ci invita a cogliere questo Re come Re della nostra vita e a diffondere il suo Regno, dando testimonianza alla verità che è l’Amore.
Rosario Colianni
del M.M. Giovani Insieme e della Rete Mondiale di Preghiera del Papa (ex Apostolato di Preghiera)
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