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Compatrono Enna: beato Girolamo De Angelis martire in Giappone, 5 dicembre

C’è un ponte fatto di storia e fede che collega la Sicilia e il Giappone. Era il 4 dicembre di quattrocento anni fa, infatti, quando il sacerdote gesuita, di origini siciliane, il beato Girolamo De Angelis (1568-1623) per aver testimoniato la propria fede veniva mandato al rogo nella città giapponese di Yeddo, a pochi chilometri di Tokyo.
In questi giorni a Enna (all’epoca Castrogiovanni) – la città in cui De Angelis nacque nel 1568 e di cui è compatrono – si stanno chiudendo le celebrazioni per l’anno giubilare dedicato al beato. Padre De Angelis fu soprattutto un personaggio di grande fascino e levatura intellettuale, la cui figura è stata oggetto di studio anche da parte di Fosco Maraini, antropologo e orientalista. Toccò proprio al religioso ignaziano, tra l’altro, nella sua veste di cartografo e di etnologo, scoprire e definire territorialmente l’isola di Hokkaido, estesa tre volte la sua amata Sicilia. In questo angolo di Giappone nascosto fu il primo occidentale a confrontarsi con il popolo Ainu.
A Enna (che si trova nel territorio della diocesi di Piazza Armerina) è custodito un segno concreto della memoria di questo beato: il suo teschio si trova, infatti, nella chiesa di San Marco del monastero delle carmelitane scalze. La reliquia, non distrutta dalle fiamme del suo rogo, era stato recuperato di nascosto da alcuni fedeli giapponesi e consegnato agli ultimi padri gesuiti che vivevano in clandestinità e che si accingevano a lasciare il Giappone.

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