In queste ore si fa tanto rumore per nulla, concentrando tutta l’attenzione su un gesto fatto da Elon Musk che richiamerebbe il saluto fascista. Fermo restando che i problemi del mondo sono ben altri, proviamo a ragionare con un paradosso: state per morire e per salvarvi dovete affidare la vostra vita ad un medico che entra in sala operatoria facendo il saluto fascista, inneggiando al Duce e fischiettando “Giovinezza”. Voi che fate? Nel nome dell’antifascismo non vi fate operare e morite oppure, nella logica “primum vivere deinde philosophari”, vi fate operare per sopravvivere?
La risposta è abbastanza scontata. Si vuole ricordare, tra le altre cose, che l’Uomo è finito sulla Luna grazie ad un Nazista. E, fortunatamente, gli americani, noti per il loro pragmatismo, al posto di dare la caccia ad elementi validi sol per il fatto di essere stati Nazisti, hanno deciso di sfruttare le loro competenze, arricchendosi culturalmente e riuscendo ad arrivare fin sulla Luna (e Von Braun operò come direttore della Nasa anche durante la presidenza del democratico John Fitzgerald Kenndy che volle fortemente l’Uomo sulla Luna).
E ora dovremmo inorridire dinnanzi ad Elon Musk? Inorridire dinnanzi ad una persona che sta rivoluzionando l’economia spaziale, ha creato una casa automobilistica di un certo spessore, è impegnato in azioni volte al miglioramento della società? Sol perché avrebbe fatto un gesto, che, se contestualizzato, ha ben poco di fascista?
Ma anche se fosse un fascista dei più accaniti (ma non lo è sicuramente), bisogna solamente dare piena fiducia a quest’uomo che sta migliorando questa nostra società.
Questa storia dell’antifascismo deve essere superata sia perché il fascismo è roba ormai anacronistica e non converrebbe neanche ad uno come Musk, sia perché, soprattutto, altrimenti rischieremo di ritornare ai tribunali dell’Inquisizione, che hanno mandato al rogo le migliori menti della nostra società.
Giudichiamo Musk per quello che fa per i contributi che può dare all’umanità senza perdere tempo in un’inutile caccia alle streghe.
Alain Calò
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