Pietro, Giovanni e Giacomo sono stati scelti da Gesù per un’esperienza unica. Ma prima di questa esperienza eccezionale sono invitati a salire, insieme al maestro, sul monte Tabor per pregare. Ecco che il salire la montagna è il salire, nella nostra quotidianità, lungo il sentiero della vita. Una salita fatta di fatica, tribolazione, sofferenza, difficoltà di ogni genere che terminano nella piena Gioia. In questa salita non siamo soli perché accompagnati da Gesù: “Io sono con voi fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Ma poi cosa succede, dopo la faticosa salita, sulla cima del monte Tabor? Gesù svela ai tre discepoli la sua visibile divinità! I tre non avevano mai visto una cosa del genere: Gesù con il volto sfavillate e le sue vesti bianchissime come la neve luminosa. I tre discepoli ebbero Gioia e tanta Pace tanto che Pietro disse: “E’ bello per noi essere qui”. Ma il motivo, per il quale erano proprio in quel luogo, era per la loro “umana” testimonianza al fatto che Gesù in quel momento riceveva il progetto di Dio Padre, a lui riservato, dal colloquio con due figure profetiche: Elia e Mosè. I discepoli ebbero tanta paura quando la nube intensa li avvolse ed ebbero un senso di abbandono ma una voce li rassicurò: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!”. L’esperienza dei tre fu così forte che essi divennero “muti” (tacquero) e non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
Dalla seconda lettura, proclamata sempre in questa seconda domenica di quaresima, Paolo ci dà una chiave di lettura molto bella: “Cristo ci trasformerà nel suo corpo glorioso”.
Ecco come saremo nella gloria dopo la morte: Gloriosi nel Signore e con un corpo luminoso del tutto nuovo.
San Paolo pertanto ci esorta: “Fratelli, la nostra cittadinanza è nei cieli e là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasformerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù al suo potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose…rimanete in questo modo saldi nel Signore”.
Come vivere questo Vangelo? Non scoraggiandosi nel cammino della vita, le nubi anche se fitte sono momentanee, e nelle nostre paure ricordiamoci sempre di “ascoltare” la Parola del Figlio di Dio; l’eletto che dobbiamo sempre vedere, con i nostri occhi, come fonte luminosissima. Naturalmente in questo percorso lavare sempre i nostri panni con il sacramento della Confessione affinché, arrivati alla nostra meta finale, possiamo godere della nostra celeste cittadinanza in un corpo nuovo e luminoso in Gesù.
Rosario Colianni
del M.M. Giovani Insieme e della Rete Mondiale di Preghiera del Papa (ex Apostolato della Preghiera)
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