La Torre della Gatta è uno di questi luoghi dispersi sia nella memoria sia nel tempo, essendo solo nota agli appassionati e agli addetti ai lavori. Allo scopo di sfruttare le fertili regioni dell’interno nell’avvio di fiorenti attività agricole, sin dall’epoca arabo-normanna, prende piede il fenomeno dei casali, piccoli aggregati rurali, che da semplici avamposti di produzione, con il tempo, si svilupparono in veri e propri borghi feudali retti da comunità strutturate e quasi indipendenti. Intorno al XII e XIII i casali arabo-normanni subirono però una pensante flessione a causa delle violenti repressioni avvenute sotto la reggenza di Federico II, per la presenza islamica ancora ben radicata. Nonostante queste battute d’arresto, l’attività feudale riprende e i casali assumono più l’aspetto di potenti masserie fortificate e baronali, le quali rimangono attive addirittura fino al ‘900. In tale contesto il feudo situato in contrada Gatta, il cui epicentro è rintracciabile su un leggero altopiano di fronte alla valle del torrente Gatta, da cui prende il nome, probabilmente fu sede di uno di questi antichi casali medievali arabo-normanni, e la sua continuità nella storia può essere ben documentata dagli imponenti resti del feudo, attraverso tutte le fasi ricostruttive e di ampliamento fino quasi ai giorni nostri. Il toponimo del luogo include il termine molto indicativo di “Torre”, il quale attrasse la nostra attenzione poiché esso era in riferimento ai ruderi di un’antica torre medievale risalente alla prima metà del trecento che successivamente sarebbe stata inclusa all’interno della masseria fortificata. … Giunti sul posto, seguendo una breve stradina sterrata, ci trovammo di fronte alle imponenti mura della masseria fortificata, le quali erano così massicce da dare l’impressione di trovarci di fronte ai resti di un castello. Gli angoli del recinto murario erano rafforzati con grossi blocchi di calcare, mentre lungo i bastioni facevano la loro comparsa larghe finestre murate.
All’interno della masseria si accedeva attraverso un bel portale in pietra con i conci decorati a bassorilievi. La cancellata in ferro, quasi divelta, ci consentì facilmente di entrare dentro il cortile. L’erba verde primaverile ed un tappeto di fiori ci diedero un piacevole benvenuto attraverso l’ampio spazio aperto circondato dalle rovine, qui avvertimmo subito che la sequenza di mura alla nostra destra dava l’impressione di una più antica foggia ed avvicinandoci, scorgemmo i resti della torre trecentesca immersa in costruzioni successive. Infatti, già nel XIV sec. attorno a questa fu eretto un recinto protettivo fornito di un ingresso monumentale in pietra ad arco a tutto sesto della stessa foggia del portale principale. Della torre medievale rimangono pochi ruderi ma sufficienti a fornire alcuni indizi sulla sua architettura, essa, infatti, aveva una pianta quadrata ed era costituita da due piani, il piano terra aveva una copertura a crociera di cui restano, ancora ben visibili, i pilastri angolari che ne sorreggevano la volta. Poco tempo dopo la sua costruzione, alla quale è riferibile tra il 1310 e il 1340, fu annesso il recinto quadrato in muratura alto 4 metri, che trasformò la torre in vero e proprio fortilizio militare. Presumibilmente nel XVI secolo fu costruito il portale d’ingresso alle mura con arco a tutto sesto e vennero aggiunti nuovi locali alla corte. La torre stava trasformandosi lentamente in una masseria feudale e le sue strutture, così come testimoniato dagli interventi murari, furono utilizzate fino agli inizi del novecento per poi cadere nel più totale abbandono con i conseguenti e numerosi crolli strutturali. Camminando nella fitta erba ci imbattemmo anche in alcuni grossi blocchi cilindrici di calcare sparsi nei pressi della coorte, all’inizio non vi facemmo molto caso, ma successivamente focalizzammo l’attenzione sulla loro possibile origine. In realtà quei grossi conci erano ciò che restava di un’antichissima chiesa risalente a prima della costruzione della stessa torre.
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