Sac. Filippo Marotta: Nei tre atti del dramma “Sicilia”, le varie scene evolvono sulla scia della narrazione che il domestico “Peppe” fa al pretore sullo svolgimento dei fatti che hanno portato alla scoperta della malvagità del nobile don Luciano. Questi, figlio della padrona donna Maria, ha usato violenza verso “Annuzza” figlia di un dipendente, il fattore (e “soprastante”) massaro Rocco. È il nucleo portante del dramma “Sicilia” del drammaturgo Giovanni Giarrizzo di Pietraperzia.
L’approfittamento della posizione sociale e la sudditanza psicologica della ragazza, inizialmente consenziente alle pretese amorose di Luciano, sono le linee guida di un’azione iniqua, causa di mali a catena, con una redenzione finale.
Il quadro contenutistico è quello di un ambiente feudale, dove la legge la fanno i padroni e dove i personaggi si muovono nell’ambito dei precisi ruoli istituzionalizzati, pur nelle immancabili caratterizzazioni delle varie figure, rispettate nelle propensioni emotive e soggettive che esprimono la libertà di sentimenti e di affetti.
La padrona, donna Maria, viene vista come la donna saggia e “super partes”. In lei, tuttavia, non può non prevalere l’attaccamento di madre verso un figlio degenere, ma pur sempre suo figlio, don Luciano, che, menefreghista e sfaticato (oltre che “ladro”), conduce una vita lussuriosa e contro gl’interessi della famiglia. Una figura sottotono ha l’altro figlio, don Paolo, sottomesso alla volontà della madre e dèdito ai beni familiari, ma di animo buono e dignitoso.
Annuzza e il padre sono “i vinti” della situazione. Essi patiscono le conseguenze della loro dipendenza dal nobile.
Un altro fattore, massaro Salvatore, ha il ruolo di “campiere” (cioè di responsabile “dell’ordine” nelle terre di affidamento); è meno anziano di massaro Rocco, ma assolve ad un incarico di prestigio. Egli tenta di rimettere le cose a posto obbligando don Luciano ad assumersi le proprie responsabilità di padre verso il figlio che nascerà da Annuzza, acconsentendo ad un matrimonio riparatore. Luciano, prima si rifiuta a causa della differenza di casta, poi, sopravvenendo un incidente mortale per massaro Salvatore, proprio per salvare lui, figlio della padrona, destinato a saltare su una mina, cede alle richieste assunzioni di responsabilità matrimoniale.
Una parte non secondaria nel dramma è rivestita dal domestico “Peppe”. Col suo linguaggio colorito e dialettale fa da trait d’union” del racconto fatto al pretore che dovrà dirimere la matassa delle responsabilità. Uomo fidato e sincero di massaro Rocco, Peppe con la sua perspicacia è il risolutore della situazione ingarbugliata provocata dall’omertà di “Annuzza”. Un altro personaggio minore è Michele, “ladro” e opportunista, ma capace di riconoscere il bene ricevuto.
Il guardiano del convento di San Francesco, padre Ignazio, è il mediatore delle situazioni difficili e il consigliere saggio e forte della casa feudale.
Le due ragazze, di cui si parla nel dramma, “Annuzza e Nina”, sono di diverso carattere: Annuzza succube del padrone e sua vittima, Nina (fidanzata di Peppe) resistente alle “avances” di don Luciano e donna libera e indipendente.
Su tutto aleggia un senso di giustizia inseguito e raggiunto in una società arcaica, fatta di leggi naturali, dove la legalità, rappresentata dal pretore, sembra lontana, anche per il diverso mondo culturale del pretore che non comprende il linguaggio dei testimoni.
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