Pochi anni della mia vita ho vissuto a Pietraperzia, rispetto a quelli ormai passati fuori dal mio paese, da quando lo lasciai per Torino.
Ma, nonostante il radicamento nei costumi e nelle consuetudini della nuova realtà, gli impegni privati e pubblici, le nuove amicizie, gli anni trascorsi nella terra natale restano quelli fondativi di quello che sento di essere.
Dalla nascita ai dodici anni, anni fondamentali, degli affetti edelle premure familiari, dei giochi, della strada, degli amici d’infanzia, della scuola; e quelli, importantissimi e non meno fondamentali dei primi, dai sedici al trasferimento, meno di un decennio, gli anni intensi delle amicizie più mature e profonde, dei ragionamenti seri, delle riflessioni che hanno indirizzato gli orientamenti e le scelte. Quegli anni, quei luoghi, quelle esperienze, quelle persone, anche se sono venute a mancare le occasioni di più frequenti contatti e comunicazioni, restano i punti fermi di riferimento della mia esistenza: basta un momento di riflessione su me stesso per constatare come immediatamente affiorino i caratteri e i segni della mia identità e della mia reale appartenenza.
Questi sentimenti ho voluto manifestare nella Littra a lu me paijsi (pag. 176) ed esprimerli nella lingua dei nostri avi.
SALVATORE GIORDANO
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