Misura e pesa – non avrai contesa
Rita nacque a Roccaporena, una piccola frazione del comune di Cascia, in un giorno imprecisato di un anno che la maggior parte degli studiosi indica nel 1381. La tradizione presenta i genitori, Antonio Lotti ed Amata Ferri, come una coppia unita, avanti negli anni, profondamente religiosa e con un solo cruccio: la mancanza di figli. Ma una notte ad Amata apparve in sogno un angelo per annunciarle che sarebbe diventata madre di una bimba alla quale sarebbe stato imposto il nome di Margherita: il sogno diventò realtà. Il miracolo “delle api bianche” potrebbe aiutarci a collocare l’evento nel periodo estivo o prossimo all’estate: Rita infatti aveva pochi giorni quando esso accade e gli insetti, che le ronzavano vicino al volto senza pungerla, furono scacciati da un mietitore che stava lavorando in un campo di grano vicino. La mano dell’uomo, feritasi con la falce, fu guarita dalle api bianche nel momento che vi si posarono sopra. L’adolescenza di Margherita trascorse in un clima di profonda religiosità. Accanto alla cura della casa, sicuramente le fu insegnato a leggere e a scrivere. Nell’istruzione religiosa i genitori furono probabilmente aiutati dai frati e dalle suore dell’ordine agostiniano presenti a Cascia. La tradizione insiste in particolar modo sulla volontà dell’adolescente di farsi suora per dedicare la sua vita a Cristo. Ma il destino di Margherita era diverso: nel 1393 Paolo di Ferdinando Mancini la chiese in moglie e il padre, nonostante la vocazione religiosa della figlia, acconsentì. Una decisione che appare strana se si presta fede alla tradizione che descrive il giovane pretendente come un violento, appartenente alla fazione Ghibellina (contraria al potere temporale del papa), implicato in quelle faide che i genitori della ragazza s’impegnavano a far cessare favorendo la pacificazione tra le famiglie o i gruppi che vi erano coinvolti. Il matrimonio fu probabilmente celebrato nel 1395-1396 quando la ragazza aveva sedici o diciassette anni. La vita di Rita al fianco di Paolo non dovette essere facile, ma l’amore che gli portava le diede la forza di sopportare la sua irascibilità. Nacquero due figli: Gian Giacomo e Paolo Maria, che ebbero tutto l’amore, la tenerezza e le cure dalla mamma. Rita riuscì con il suo tenero amore e tanta pazienza a trasformare il carattere del marito e a renderlo più docile tanto che Paolo abbandonò le vecchie compagnie, le lotte, gli agguati e la vita rissosa per dedicare il suo tempo alla famiglia. Ma questo cambiamento non fu gradito ai suoi vecchi compagni che una notte, tra il 1413-1414, gli tesero un mortale agguato: lo attesero nei pressi di Collegiacone, lungo la strada che da Cascia porta a Roccaporena, e lì l’uccisero a pugnalate. Rita fu molto afflitta per l’atrocità dell’avvenimento, cercò dunque rifugio e conforto nell’orazione con assidue e infuocate preghiere nel chiedere a Dio il perdono degli assassini di suo marito. Contemporaneamente intraprese un’azione per giungere alla pacificazione, a partire dai suoi figlioli, che sentivano, nonostante i suoi insegnamenti, come un dovere la vendetta per la morte del padre. Ma, forse per le preghiere che lei stessa elevò al cielo affinché non si macchiassero di altro sangue, Gian Giacomo e Paolo Maria morirono di malattia circa un anno dopo il padre, tra il 1414-1415. Ora Rita era veramente rimasta sola e nulla più la legava ad una vita fuori dal convento. Ma le monache agostiniane, che pure accoglievano tra loro delle vedove, non potevano accettare di ammettere nell’ordine una donna implicata, suo malgrado, in una faida. Rita s’impegnò, quindi, nel pacificare la famiglia del marito con quelle dei suoi assassini e a mettere fine a quell’odio che l’aveva privata di tutti i suoi affetti. Un compito difficilissimo, quasi impossibile, ma che alla fine ella riuscì brillantemente a portare a termine. La leggenda narra che, in una delle tante notti di preghiera in cima allo “Scoglio”, che domina Roccaporena, Rita sarebbe stata portata in volo e depositata all’interno del convento dai suoi tre santi protettori: Giovanni Battista, Agostino e Nicola da Tolentino. Le monache del convento di S. Maria Maddalena non poterono far altro che accoglierla nella comunità, riconoscendo nell’avvenimento una volontà divina. Finalmente la sua vita poteva essere dedicata interamente a Cristo e alla meditazione sulla sua passione e morte. Le testimonianze che sono giunte sulla vita di Rita, negli anni trascorsi tra le suore agostiniane, mostrano la figura di una donna che praticò, sopra tutte le altre, le virtù dell’umiltà e dell’obbedienza. Il Venerdì Santo del 1432, Rita tornò in Convento profondamente turbata, dopo aver sentito un predicatore rievocare con ardore le sofferenze della morte di Gesù e rimase a pregare davanti al crocefisso in contemplazione. In uno slancio di amore chiese a Gesù di condividere, almeno in parte, le Sue sofferenze. Avvenne allora il prodigio: fu trafitta da una delle spine della corona di Gesù, che la colpì alla fronte. Fu uno spasimo senza fine : portò in fronte la piaga per i restanti 15 anni come sigillo di amore. Per Rita furono anni di sofferenza senza tregua; la sua perseveranza nella preghiera la portava a trascorrere anche 15 giorni di seguito nella sua cella “senza parlare con nessuno se non con Dio”. Inoltre portava anche il cilicio che le procurava sofferenza, per di più sottoponeva il suo corpo a molte mortificazioni: dormiva per terra fino a quando si ammalò e fu costretta a rimanere a letto negli ultimi anni della sua vita. A circa 5 mesi dal trapasso, un giorno d’inverno con la temperatura rigida e un manto nevoso che copriva ogni cosa, una parente le fece visita e, nel congedarsi, chiese a Rita se desiderava qualche cosa : lei rispose che avrebbe voluto una rosa del suo orto. Tornata a Roccaporena la parente si recò nell’orticello e grande fu la meraviglia quando vide una bellissima rosa sbocciata : la colse e la portò a Rita. Così Rita divenne la Santa della “Spina” e la Santa della “Rosa”. Era il 22 Maggio del 1447: Rita, prima di chiudere gli occhi per sempre, ebbe la visione di Gesù e della Vergine Maria che la invitavano in Paradiso. Una sua consorella vide la sua anima salire al cielo accompagnata dagli Angeli mentre le campane di S. Maria Maddalena e di tutte le altre chiese si misero a suonare da sole; un profumo soavissimo si spanse per tutto il Monastero e dalla sua camera si vide risplendere una luce luminosa come se vi fosse entrato il sole. Il suo corpo, esposto nella chiesa del convento, fu meta di una folla commossa: tra di essa una parente di Roccaporena che, nell’abbracciare la salma, fu guarita da un’infermità al braccio ed il falegname Cecco Barbari da Cascia che vide risanate le sue mani. La venerazione di Rita da Cascia da parte dei fedeli iniziò subito dopo la sua morte e fu caratterizzata dal numero e dalla qualità di eventi prodigiosi riferiti alla sua intercessione, tanto che divenne “la santa degli impossibili”. Rita fu beatificata da Pp Urbano VIII (Maffeo Barberini, 1623-1644)nel 1627 e canonizzata da Pp Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci, 1878-1903) nel 1900, a 453 anni dalla sua morte. Il culto per S. Rita è senza dubbio uno dei più diffusi al mondo, raccogliendo fedeli in ogni angolo della terra. Il corpo di S. Rita è custodito all’interno di una teca in vetro, in un ambiente del convento annesso alla Basilica: da essa si può osservare, attraverso un’ampia grata, che il corpo stesso risulta essere mummificato. Recenti ricognizioni mediche hanno affermato che sulla fronte a sinistra vi sono tracce di una piaga ossea aperta (osteomielite). Il piede destro ha segni di una malattia sofferta negli ultimi anni, forse una sciatalgia, mentre la sua statura era di 157 cm.
Oggi si celebrano anche :
SS. Casto ed Emilio, Martiri in Africa († 203)
S. Basilisco (sec. IV), vescovo e martire
S. Giulia, Martire in Corsica (sec. inc.)
S. Quiteria (sec. V), Vergine e martire in Francia
S. Ausonio (sec. IV/V) di Angouleme (F), Vescovo
S. Giovanni da Parma, Abate († 990)
S. Attone di Pistoia (1070/80-1153), Vescovo
S. Umiltà di Firenze (1226-1310), Badessa Vallombrosana
B. Giovanni Forest (1471-1538), Presbitero O.F.M. e martire
BB. Pietro da Asuncion e Giovanni Battista Machado, presbiteri e martiri († 1627)
B. Mattia de Arima, catechista e martire († 1620)
S. Michele Ho Dinh Hy (1808-1857), Catechista e martire in Viet Nam
S. Domenico Ngôn, Martire in Viet Nam († 1862)
B. Maria Domenica Bruna Barbantini di Lucca (1789-1868),Religiosa
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Jesus Christus, heri et hodie, ipse est in saecula!
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1887, Inventato il rivelatore di monete false. L’inglese R. W. Brownhills inventa dispositivo che rivela la presenza di monete false o non conformi nei distributori automatici di gas. Due anni dopo sarà installato nei primi telefoni pubblici a moneta (v.1889).
compleanni
1813 Richard Wagner
1907 Laurence Olivier
1941 Paul Winfield
1970 Naomi Campbell
proverbio
I giornalisti lodano chi li paga, e mordono chi li disprezza
accadde oggi
1933 in Inghilterra John Mackay afferma di avere avvistato un mostro nel lago di Loch Ness
1972 l’isola di Ceylon diventa la repubblica dello Sri Lanka
1990 la Microsoft immette sul mercato la versione 3.0 di Windows
frase celebre
“La fede sposta le montagne”
Derivato da San Paolo, Lettera ai Corinzi
consiglio
Consigli del cuoco
Per accompagnare un pesce dal sapore deciso, aggiungete alla maionese fatta in casa un cucchiaino di senape e il succo di mezzo limone
cosa vuol dire
Parlare in punta di forchetta
Parlare facendo sfoggio di raffinatezza con una punta di snobbismo
Questo modo di dire è nato alla tavola di gente raffinata abituata a usare la forchetta secondo le più strette regole del galateo e non a guisa di forca come fanno le persone rozze
consiglio per terrazzo orto e giardino
Pacciamatura
Foglie, paglia e torba non nuociono all’estetica del giardino, e proteggono efficacemente permettono di assorbire l’acqua di irrigazione e di accumulare l’umidità atmosferica; tuttavia, mentre le foglie e la paglia offrono un substrato ideale per la moltiplicazione.