Enna. Ancora su SPACETIME HELIX
A settimane di distanza, l’eco della straordinaria “SpaceTime Helix” alla Torre di Federico è tutt’alto che assopita, pertanto riteniamo opportuno sottoporre all’attenzione dei nostri lettori la recensione della critica catanese Gabriella Martines
Nei giorni 8 e 9 luglio 2016, all’interno della storica Torre di Federico II di Enna, si è svolta la performance con l’installazione audio-visiva “SpaceTime Helix”, di Michela Pelusio e Glenn Vervliet, evento su ideazione e cura di Anna Guillot. Il titolo di quella che in termini artistici viene definita una scultura immersiva, per la sua specificità di coinvolgere lo spettatore attraverso tutti i sensi, immergendolo appunto in un flusso emozionale tale da inglobarlo nell’opera stessa, definisce il campo d’azione: spazio e tempo. La Helix ha la particolarità di azionarsi con respiro o con il battito delle mani, o ancora attraverso frequenze di luce e di suono. Una tecnologia innovativa nata insieme a scienziati, musicisti e artisti, sperimentata in tutto il mondo.
L’artista Michela Pelusio, scultrice italiana, grazie alla collaborazione con il belga Vervliet, che ha curato la parte sonora e video, ha realizzato un flusso continuo di immagini nello spazio azionando una corda bloccata alle estremità, mossa come una vera e propria elica. La tecnologia del programma Arduino ha poi creato la magia: luci che cambiano al tempo di un respiro, mostrando nel vuoto millenario della Torre visioni sempre nuove e ipnotiche.
Gli spettatori, a turno seduti in un silenzioso cerchio attorno all’elica di luce, hanno partecipato ad un rituale artistico-rigenerativo che lega l’antico al contemporaneo, una perfetta simbiosi tra scultura simbolico-avveniristica e architettura del passato. Il cerchio evoca la partecipazione collettiva intorno al fuoco primordiale e tecnologico, mentre gli artisti stregoni Pelusio/Vervliet manifestavano le infinite possibilità date dal divino hardware.
L’Arte, nella Torre di Federico II, si è manifestata come suggestivo binomio tra la creatività dell’uomo contemporaneo e la spiritualità emanata dagli antichi luoghi.
Gabriella Martines
Foto di Anna Da Prato
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