Troppa cronaca e poca critica non è buona informazione

Troppa cronaca e poca critica non è buona informazione

di Massimo Greco

Se il ruolo dell’informazione per la tenuta dei sistemi democratici non è in discussione, margini di opinabilità si avvertono allorquando l’informazione viene promossa a livello locale. Ancora oggi, infatti, non si riescono a comprendere le ragioni per le quali i quotidiani locali (per lo più riconducibili alla carta stampata) si limitano ad utilizzare solo una faccia dell’informazione, quella correlata all’esercizio del diritto di cronaca e non anche quella, altrettanto fondamentale, riferita al diritto di critica. In sostanza in sede locale si abbonda nella narrazione dei fatti di cronaca (giudiziaria, nera, attualità, costume e società, ecc…) ma guai a commentarli. Il diritto di critica è infatti riservato ai soli editorialisti dei quotidiani nazionali e severamente vietato a tutti coloro che raccontano la quotidianità della rispettiva comunità. Ed è anche questo uno dei motivi che contribuisce alla crisi della carta stampata e, contestualmente, all’aumento esponenziale di spazi di discussione nei cosiddetti social forum. Peraltro, la cronica crisi che si registra in tutti i livelli di rappresentanza sociale richiede, al contrario, l’ampliamento degli strumenti di partecipazione al dibattito pubblico e, quindi, la valorizzazione del diritto di critica, quale corollario di crescita sociale, culturale e civica di una comunità. Limitarsi a narrare i fatti senza avere la possibilità di criticarli rende incompleta la funzione sociale dell’informazione perché impedisce all’opinione pubblica di comprendere le ragioni che animano i fatti e, all’occorrenza di schierarsi ovvero di influenzarne le decisioni pubbliche. Invero, il diritto di critica non si risolve, come quello della nostra cronaca locale, nella narrazione dei soli fatti, ma si esprime mediante un giudizio o un opinione su cose o persone, opinione che, proprio perché tale, non può essere rigorosamente valutata in termini di verità e obiettività. In altre parole, rispetto ad una critica (per sua natura soggettiva, essendo espressione di convincimenti e valutazioni personali del dichiarante) neppure si pone l’alternativa vero/falso, che rileva – invece – nell’esercizio del diritto di cronaca. Al più, nell’esercizio del diritto di critica può pretendersi la verità (sia pure non assoluta, ma ragionevolmente putativa per le fonti da cui proviene e per altre circostanze oggettive) solo dei fatti presupposti e oggetto della critica medesima.

Oggi, a 25 anni dall’uccisione del Giudice Poalo Borsellino, non basta solamente ascoltare chi ci narra i medesimi fatti, magari con una diversa e più suggestiva colonna sonora, ma chi ci aiuta a comprendere le ragioni di un fallimento che prima ancora di essere un fallimento dello Stato è stato un fallimento della nostra società.

Check Also

Sull’utilità (o meno) di fare una critica

Sovente, soprattutto quando scriviamo una critica verso il potere, l’obiezione che viene posta è “ma …