Violenza di genere. √i√i – Caffè letterario Al Kenisa e SiciliaNewsTv, convegno: “Prede da cacciare”


Domenica 26 novembre al caffè letterario Al Kenisa di Enna si è tenuto un incontro dibattito sulla violenza di genere. Maria Chiara Graziano e Gabriella Grasso hanno coordinato gli interventi, partecipati e puntuali, della dottoressa Stefania Leonte, sostituto procuratore della Repubblica; della professoressa Anna Guillot, docente dell’Accademia Belle Arti di Catania; del dottor Paolo Battaglia La Terra Borgese, critico d’arte e portavoce di Italia Attiva, della dottoressa Stefania Minnì, presidente di Intercultura Enna e della dottoressa Elena Pagana neo deputata all’ARS. La deputata, dottoressa Lantieri ha dovuto disdire per gravi ragioni familiari. Dalla dicotomia vergogna/colpa dell’abusata accusata a “se l’è cercata” a sindaca, dal 146 ter alla legge sugli orfani di femminicidio, ancora ferma alla Camera, dal “codice rosa” agli stereotipi e ai pregiudizi, si è discusso con argomenti divisivi perché scollegati dal reale. Le leggi vigenti potrebbero già limitare la cronica emergenza femminicidi, che a oggi conta 114 vittime e numerosi casi di abuso, stupro, violenza verbale, psicologica e economica, ma le associazioni antiviolenza sono in difficoltà per mancanza di fondi. Eppure la legge del 2013 sul femminicidio aveva previsto l’erogazione di 10 milioni all’anno per i centri antiviolenza. La prima parte di quel denaro, arrivato già in ritardo di mesi, una volta nelle casse delle Regioni, pare sparito. Non vi è traccia e sicuramente non è stato usato per supportare i centri antiviolenza a cui in realtà erano destinati. La cultura del rispetto è stata da tutti evocata come unica reale risorsa, ma la cultura passa dalle parole e se ancora si fatica a declinare al femminile i titoli per antonomasia maschili e se ancora si pensa che “nemica della donna è la donna” relegando agli uomini il ruolo di padroni, carnefici o vittime, che dire? Che fare? Un accenno alla Dordì, che per la Rai filmò nel 1978 un processo per stupro trasformatosi in processo alla stuprata con l’indimenticabile arringa dell’avvocato Giorgio Zeppieri – “Qui si tratta di una ragazza che ha degli amanti a pagamento. […] L’atto è incompatibile con l’ipotesi di una violenza”. Per non parlare poi dell’altro avvocato che, sempre davanti alla Corte, non esitò a dichiarare “Che cosa avete voluto? La parità dei diritti. Avete cominciato a scimmiottare l’uomo. […] Vi siete messe voi in questa situazione. Ognuno raccoglie i frutti che ha seminato. Se questa ragazza fosse stata a casa, l’avessero tenuta presso il caminetto, non si sarebbe verificato niente”. Oggi si interrogano due vittime di stupro con domande perfettamente sovrapponibili: “portava le mutandine?” “trova attraente l’imputato?” e contro un ammanco di 6mila posti letto per vittime di violenza di genere si tingono di rosse le panchine.

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