domenica , Settembre 8 2024

Stromboli e Vulcano, i vulcani si riattivano: cosa succede alle Eolie?

Le Eolie sono in fermento, da Stromboli a Vulcano.
A Stromboli, vulcano in persistente stato di attività, la terra è tornata a tremare, mercoledì 6 ottobre, accompagnata da una nuova forte esplosione. Con espulsione di materiale piroclastico.

Cosa sta accadendo all’interno dei due vulcani? Quali fenomeni sono in corso in queste isole dalla bellezza suggestiva? Abbiamo chiesto un approfondimento a Marco Viccaro, docente universitario a Catania e presidente dell’Associazione italiana di vulcanologia, autore di studi sull’Etna e sui vulcani delle Eolie, delle Canarie e dell’Islanda. Fra queste ricerche, una su Vulcano — realizzata in collaborazione con atenei italiani ed Ingv — ha svelato il sistema di funzionamento di questa realtà vulcanica sui generis che funziona con una «reazione a catena».

Può innanzitutto spiegare sinteticamente le origini vulcaniche delle Eolie?
«Le Eolie sono un arcipelago di isole vulcaniche, tre delle quali, Vulcano, Lipari e Stromboli, sono attive. I vulcani eoliani sono il risultato del processo collisionale tra la placca Euroasiatica e quella Africana. Le prime manifestazioni eruttive subaeree nell’arcipelago risalgono a circa 270 mila anni fa, sebbene la costruzione degli edifici vulcanici sul fondale del Mar Tirreno sia iniziata oltre 1 milione di anni fa. Siamo abituati a parlare spesso di Stromboli, il quale è in persistente stato di attività, meno di Lipari e Vulcano, i quali tuttavia hanno le ultime manifestazioni eruttive risalenti rispettivamente al 1220 e al 1888-90».

Stromboli ha dato vita ad una nuova forte esplosione, con espulsione di materiale piroclastico. Cosa sta avvenendo nel cuore di Stromboli? E quali sono le sue caratteristiche?
«Stromboli presenta un’attività vulcanica ordinaria persistente caratterizzata da esplosioni di bassa-media intensità che si verificano ad intervalli generalmente di qualche decina di minuti. L’attività ordinaria può essere interrotta da manifestazioni più energetiche, quali ad esempio le esplosioni maggiori oppure da eruzioni ancor più violente, le cosiddette parossistiche. Nonostante la frequenza delle esplosioni maggiori e parossistiche sia decisamente più bassa rispetto alla frequenza delle esplosioni dell’attività ordinaria, rientrano comunque nello spettro eruttivo già ampiamente conosciuto per il vulcano».

A Vulcano l’ultima eruzione risale a circa 130 anni fa. Cosa sta succedendo?
«L’ultima attività eruttiva sull’isola di Vulcano risale al ciclo di esplosioni del 1888-90. L’attività di Vulcano è influenzata dal suo sistema idrotermale collocato a bassa profondità, il quale può pressurizzarsi e scaldarsi in funzione delle dinamiche cui viene sottoposto il magma immagazzinato a profondità maggiori. Da qualche settimana si osserva una certa vivacità proprio del sistema idrotermale che, tra l’altro, alimenta in superficie i campi di fumarole posizionate sull’orlo del Gran Cratere di La Fossa. La temperatura di queste fumarole è aumentata come lo sono anche le concentrazioni di alcune componenti volatili presenti comunemente nei gas magmatici, ad esempio l’anidride carbonica e quella solforosa. È aumentata anche la frequenza della micro-sismicità e si registra una lieve deformazione al Cono di La Fossa. Senza allarmismi, ma è una situazione che certamente merita attenzione».

Può anche spiegare il meccanismo di «reazione a catena» di Vulcano che lei ha svelato nel suo studio?
«Lo studio ha rivelato che i tempi di residenza del magma nelle porzioni più superficiali del sistema di alimentazione di Vulcano, ovvero al di sopra di circa 10 km, sono piuttosto bassi, nell’ordine dei 5-10 anni. Significa dunque che il magma rimane confinato per lungo tempo a grandi profondità nella crosta terrestre, intorno ai 15-20 chilometri, e viene messo in movimento verso la superficie solo 5-10 anni prima di un’eruzione. La risalita finale del magma avviene attraverso una vera e propria reazione a catena, che è capace di attivare camere magmatiche a profondità progressivamente decrescenti in cui è presente poco magma. Ciò spiega anche perché i volumi in gioco durante le eruzioni degli ultimi 1000 anni siano relativamente modesti».

C’è il pericolo di una eruzione? Quali sono le contromisure possibili?
«Al momento non ci sono segnali che lascino presagire una ripresa imminente dell’attività eruttiva. La situazione, come detto, necessità però di un livello di attenzione maggiore rispetto ad alcune settimane fa. Tutto ciò per comprendere se il trend registrato nelle ultime settimane proseguirà oppure se i parametri chimici e fisici si riallineeranno su valori normali. Il problema di Vulcano, come per altri sistemi vulcanici in Italia e nel mondo, è l’elevato grado di urbanizzazione presente. Sono comunque le autorità preposte che dovranno predisporre tutte le contromisure utili a fronteggiare eventuali scenari più difficili e pericolosi».

 
Salvo Fallica by corriere.it

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