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31 maggio: Santa Camilla Battista da Varano

Alle lacrime di erede oramai nessuno crede
Camilla nacque a Camerino nel 1458 da Giulio Cesare Varano, signore della città, e dalla nobildonna Cecchina di Mastro Giacomo. A nove anni, dopo aver ascoltato una predica sulla Passione del francescano Domenico da Leonessa, si propose, ogni venerdì, di “buttare una lacremuccia sola sola, per memoria de quella” (Vita Spirituale, III). Diciottenne pensò di ritirarsi a vita religiosa, ma in lei si accese una lotta, perché si sentiva attratta anche dalla vita gaudente e mondana, ma passate e vinte le tentazioni, decise per il chiostro. Qui sorsero però le difficoltà da parte del padre, il quale negò con caparbietà l’assenso, Camilla si ammalò per sette mesi, non accettando la volontà paterna che la osteggiava in ogni modo. Passarono così due anni, ricevendo anche visioni celestiali, perché aveva ormai raggiunto una maturità e intensità spirituale verso Cristo; alla fine il principe acconsentì e il 14 novembre 1481, poté vestire l’abito francescano nel monastero di S. Chiara di Urbino, prendendo il nome di suor Battista.
Intelligente, appassionata per lo studio, con una solida cultura umanistica, la sua vocazione era radicata su un forte amore per Gesù Crocifisso e non sulla paura dell’inferno, come ella stessa racconterà nei suoi scritti. Nel 1484 si trasferì con alcune consorelle a Camerino, dove fondò un monastero di Clarisse nel vecchio edificio degli Olivetani di S. Maria Nova, che fu rinnovato e ampliato dal padre per l’occasione. Nel 1505 fondò un altro monastero a Fermo e, dopo due anni di permanenza, tornò a Camerino. Nella sua vita di monaca riuscì a diffondere l’ideale di Santa Chiara, che le si manifestò in una visione, da lei ricordata nelle sue opere. Successivamente fu provata da infermità fisiche e da molte sofferenze interiori, come l’aridità e le tentazioni. Ma il dolore più grande fu causato dalla rivolta di Cesare Borgia nel 1502, che portò all’uccisione di suo padre e dei suoi fratelli. Camilla sopportò tutto in nome di quella fede che la fece pregare per gli stessi uccisori dei suoi parenti. E proprio in quello stesso periodo ricevette alcune grazie mistiche e fece esperienze di elevata contemplazione – visioni e illuminazioni -, di cui i suoi scritti sono una fervida testimonianza. Un giorno lesse nel cuore di Gesù, in “lettere d’oro grandi et antiche: Ego te diligo Camillam” (Vita spirituale, XII). Camilla Battista morì a Camerino il 31 maggio 1524, durante un’epidemia di peste, i funerali si svolsero nel cortile del palazzo paterno. Il suo corpo, riesumato a pochi anni dalla morte, fu sepolto nella Chiesa delle Clarisse di Camerino, dove tuttora si trova. Papa Gregorio XVI (Bartolomeo Mauro Alberto Cappellari, 1831-1846)ne ha riconosciuto il culto e il titolo di beata il 7 aprile 1843; Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci, 1878-1903), nel 1878, ordinò di riaprire il suo processo di canonizzazione; Papa Benedetto XVI (Joseph Alois Ratzinger)l’ha iscritta nel canone dei santi il 17 ottobre 2010. L’attività letteraria di Santa Camilla Battista da Varano va dal 1479 al 1521, e comprende scritti in prosa e in versi, prevalentemente in volgare. Ci sono pervenute finora ventidue opere, la cui stesura non fu motivata da scopi meramente letterari, ma dall’obbedienza ad un richiamo dello spirito. Un elemento importante la differenzia dalle sue contemporanee: ella scrisse tutte le sue opere direttamente di suo pugno, senza dettarle al proprio direttore spirituale, come generalmente accadeva in quei tempi. I suoi scritti rivelano il talento di un’autentica scrittrice e una grande spontaneità nell’espressione. La vivacità dello stile richiama l’amore per lo studio e le lettere, ricordi sereni della prima giovinezza. In lei, come in tutte le grandi mistiche, emerge spesso un conflitto interiore tra la vita del passato, agiata e piena di spensieratezza, e quella povera da Clarissa, vissuta alla luce dell’ideale francescano con un forte spirito di umiltà. Prova ne è una sola frase, che però racchiude con grande efficacia il suo tormento: “Dio ci ammazza l’anima”.
Fra gli scritti meritano particolare attenzione :
 i Ricordi di Gesù (1483);
 la Lauda della visione di Cristo (1479-1481), in duecentoquaranta endecasillabi, ricca di sentimento e calore per Cristo suo sposo;
 la Vita spirituale (1491), autobiografia della beata dal 1466 al 1491, considerato un gioiello di arte e di vita interiore, in cui Camilla rivela uno stile vivace e una grande padronanza della lingua, che la rende capace di esprimersi con espressioni rudi e brividi di giocondità, a tradire in alcuni tratti la repressa nostalgia della gioiosa vita di corte;
 Del felice Transito del b. Pietro da Mogliano (1491);
 Istruzioni al discepolo (1501);
 Visioni di S. Caterina da Bologna (1512);
 Trattato della purità di cuore (1521).
Ma il suo capolavoro di spiritualità è senza dubbio il Trattato dei dolori mentali di Gesù Cristo Nostro Signore (1488): in esso non fece altro che tradurre per iscritto quanto aveva ricevuto per rivelazione sulle pene interiori di Gesù agonizzante, che le disse “Va e scrivi quelli duluri mentali della passione che tu sai”. Qui la Santa ci fa partecipi di un’esperienza mistica di vivida potenza: è infatti una vera maestra di spiritualità, una guida per raggiungere la perfezione attraverso la contemplazione: insiste particolarmente sulla preghiera, scrivendo un vero e proprio metodo, e sul culto della Passione di Cristo, che tanto la colpì fin da bambina. La forma dell’opera, piena di commozione ascetica, è insieme racconto e conversazione: il Maestro consiglia, illumina, istruisce; la Discepola interloquisce a tratti, o per piangere o per rallegrarsi. Camilla, come pochi, seppe coniugare l’unione mistica con Dio con una grande abilità espressiva, e seppe mettere a frutto tutti i suoi talenti. E questo la rende ai nostri occhi, ancor prima che santa e scrittrice, una donna preziosa, non solo per i suoi contemporanei, che la conobbero e attinsero alla sua ricca spiritualità, ma anche per le donne e gli uomini di oggi, sempre alla ricerca del significato profondo dell’esistenza.

Oggi si celebrano anche:
S. Petronilla (sec. I), Vergine e martire a Roma
S. Ermia (sec. III), Soldato e martire
SS. Canzio, Canziano e Canzianilla (sec. IV), Martiri ad Aquileia (Friuli)
S. Silvio di Tolosa (F), Vescovo († 400 cc)
B. Giacomo Salomoni da Venezia (1231-1314), Sacerdote O.P. e martire
BB. Robert Thorpe e Tommaso Watkinson, martiri († 1591)
B. Nicolas Barré (1621-1686), Presbitero, fondatore
S. Noè Mawaggali, Domestico del re d’Uganda e martire († 1886)

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Jesus Christus, heri et hodie, ipse est in saecula!

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1921, Earle Dickson inventa il cerotto. L’impiegato (1893-1961) della società americana Johnson and Johnson, specializzata in prodotti per la medicazione, ha l’idea di applicare dell’adesivo a una garza e coprire la parte appiccicosa con della stoffa per poter poi usare istantaneamente la medicazione. È nato il cerotto. Earle diventerà vicepresidente della società.

compleanni
1923 Ranieri III
1930 Clint Eastwood
1961 Lea Thompson
1965 Brooke Shields

proverbio
I frati rispondono come ha intonato l’abate

accadde oggi
1594 muore all’età di 75 anni il pittore italiano Tintoretto
1962 l’ufficiale della Gestapo Adolf Eichmann, viene impiccato in Israele per ruolo avuto nello sterminio nazista
1999 in Turchia si apre il processo per tradimento contro il leader dei ribelli Abdullah Ocalan

frase celebre
“I nostri pensieri più dolci non sono esenti dal dolore”
Corneille

consiglio
Come stendere i capi colorati
Tutti i capi vanno stesi al rovescio, con i colori verso l’interno, soprattutto d’estate se sono direttamente esposti ai raggi solari

cosa vuol dire
Non c’è rosa senza spine
Ogni cosa bella o desiderabile ha necessariamente i suoi lati meno belli o spiacevoli
Il modo di dire nasce dall’osservazione della rosa, la regione dei fiori, che splendida nei colori e nel profumo, offre però l’inconveniente di non essere facilmente accessibile per le pungenti spine che rivestono il suo stelo

consiglio per terrazzo orto e giardino
Sostegni per i fiori
Alcuni tipi di fiori hanno bisogno di sostegni supplementari, ma i bastoni in commercio sono di dimensioni standard. Potete sostituirli con rami secchi o con canne di bambù

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