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Cerami ed i suoi antichi monasteri

“Piccola gemma posta tra i monti, dolcemente adagiata sul concavo dorsale di una montagna”- definito così dal grande prof. Nuccio Sciacchitano Cerami, paesino sui Nebrodi, resta nel cuore di chi da sempre lo abita e di chi lo conosce per caso.
In questo luogo incantato, immerso nel verde, ricca fu la presenza dei principali ordini monastici della storia, fra dei quali ricordiamo: due conventi di Padri Carmelitani, uno dedicato al Terz’Ordine di San Francesco con il titolo di “Carmelitani Scalzi” edificato nel 1580 e l’altro dedicato a Santa Maria del Monte Carmelo edificato nel 1620, con annessa una chiesa dedicata all’Annunziata. Poi ancora si ricordano: il monastero delle suore benedettine di clausura sotto il titolo di Santa Maria di Lavina e il Priorato del SS. Salvatore, convento di ordine benedettino maschile edificato nell’omonima contrada, destinato ai monaci Benedettini di San Nicolò l’Arena di Catania per donazione del priore Simone Conte di Policastro. Dalle principali fonti di archivio, si apprende che il convento del Terz’Ordine francescano sorgeva nella parte sottostante al castello, la chiesa annessa al convento era dedicata all’Arcangelo Michele e i monaci rappresentavano un importante punto di riferimento per la popolazione, perché avevano l’obbligo di educare i giovani alla lettura, insegnare loro la grammatica e la retorica. Inoltre, presiedevano le processioni delle reliquie e garantivano la confessione dei fedeli. E’ il 1775, quando il monastero rischiava di essere chiuso a causa di una legge che in Sicilia aboliva i conventi che non avevano più di dieci monaci. I frati del Terz’Ordine erano rimasti solo in tre, ma grazie all’aiuto dell’allora principe di Cerami Agatino Rosso, riuscirono a continuare il loro operato nel territorio. Il complesso monastico delle benedettine di clausura sotto il titolo di S. Maria di Lavina (per l’icona che custodivano), invece, era inizialmente ubicato fuori dal centro abitato e quando il monastero andò in rovina, le suore si trasferirono dentro le mura della città. Il convento era annesso all’Abbazia di San Benedetto, che ancora oggi ammiriamo in tutto il suo splendore. Le suore vivevano di rendita perché possedevano molti terreni e ricevevano ricche doti di novizie, appartenenti al casato dei Rosso.

a cura di Maria Pina Di Narda

© Comune Cerami – Assessore Michele Schillaci

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