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Cerami. Tra storia e devozione: la Chiesa di San Sebastiano Martire

Il culto di San Sebastiano in Sicilia fu introdotto dai lombardi e la sua venerazione si affermò maggiormente quando venne invocato per fermare l’epidemia di peste che nel XVII secolo affliggeva l’isola. A Cerami, piccolo comune nebroideo, di cui il Santo è il Protettore, la devozione è molto sentita e i festeggiamenti ricorrono due volte durante l’anno: il 20 gennaio e il 27 e 28 agosto.
Originariamente la prima chiesa in Suo onore sorgeva vicino Porta Umbrìa, ma venne distrutta nella prima metà del XVII secolo per edificarne una nuova e più grande nel 1631 su un terreno facente parte del giardino concesso dal Principe Rosso e grazie ad un generoso lascito del sacerdote Francesco Piero Nicastro. La Chiesa e la piazzetta antistante furono costruite con strutture murarie possenti su un terreno scosceso, per ottenere volutamente un aspetto scenografico e suggestivo. Dall’esterno è possibile osservarne la facciata tipica del barocco siciliano interno, ornata da molti bassorilievi fitomorfi ed antropomorfi, la quale nel primo ordine presenta quattro colonne e due nicchie. In queste ultime all’interno si trovano rispettivamente a sinistra e a destra due sculture in pietra raffiguranti allegoricamente le virtù della fede e della fortezza, in precedenza erroneamente identificate con i Santi Cosma e Damiano. Le quattro colonne con fusto scanalato, ornate in basso da fogliame stilizzato e poi rastremate con capitelli compositi, poggiano su alti piedistalli che a loro volta erano decorati con figure ad alto rilievo. Nel secondo ordine, invece, tra due possenti leoni si trova una finestra rotonda, delimitata da due paraste, da una trabeazione lavorata e da un fregio ricco di ornati. Il portale d’ingresso, con un’apertura arcuata, è sormontato da un timpano spezzato ricurvo che al centro porta lo stemma della famiglia Rosso sorretto da due putti con festoni. La Chiesa manca di campanile al posto del quale venne edificata in alto sul lato sinistro della facciata una cella campanaria culminante con una cuspide a cono con maioliche brune. L’interno dell’edificio ecclesiastico presenta un’unica navata e poche decorazioni; gli stucchi di epoca neoclassica risalgono probabilmente al 1854, come riporta una iscrizione su scudo alla base della cantoria. Entrando, situato in alto sul presbiterio, risalta immediatamente il simulacro di San Sebastiano martire, opera realizzata nel 1634 dallo scultore Vincenzo Calamaro. Il coro ligneo, ben conservato, mostra pregevoli intagli e dallo stesso presbiterio è possibile accedere ad un piccolo pulpito a pianta quadrata. Il precedente e più pregevole altare in marmo, oggi conservato presso la Chiesa del Signore della Santetta, è stato sostituito solo recentemente da un altare a muro. Lungo le pareti laterali si trovano due altari per parte che custodiscono un Crocifisso e una statua dell’Immacolata Concezione realizzati in tela-colla, e due tele rappresentanti l’una il martirio di Santo Stefano e l’altra i santi medici Cosma e Damiano, opere in olio su tela di anonima bottega siciliana del XVII secolo. Si possono, inoltre, osservare il fercolo con cui il Santo viene portato in processione e un organo in stile neogotico sulla cantoria. La Chiesa negli ultimi anni è stata sottoposta a restauri sia nella parte esterna che interna, in particolare ricordiamo quello del 2015 curato dalla ditta Mageco di Berna Nasca Giuseppe e riguardante la sostituzione della pavimentazione interna, realizzata con un marmo fornito dalla ditta la Dinolfo di Gangi; in aggiunta la Chiesa è stata anche impreziosita da vetrate raffiguranti le virtù cardinali, il mistero dell’Eucarestia, lo Spirito Santo e la morte e resurrezione di Cristo.

A cura di Martina Pitronaci

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