Il cattocomunista Prodi paragonato al nazional-socio-fascista Mussolini: ridicolo! E soprattutto offensivo per la filosofia della politica e per la storia. Quasi come paragonare Franklin Delano Roosevelt a George W. Bush, De Gaulle a Chirac.
Siamo seri!
Se il tutto – il paragone intendo – non avesse un particolare significato per la nostra Città di Enna e la sua provincia non varrebbe la pena di parlarne: i conigli bianchi non si paragonano agli orsi bruni.
Questo governo felicemente (per se stesso) regnante ha deciso che togliendo 13 province con annessi e connessi sol perché non raggiungo 200.000 abitanti sia cosa buona e giusta.
Non meraviglia: primo perché all’imbecillità non c’è limite e poi perché pur di dimostrare che vogliono “rivoluzionare” la governance del paese sarebbero – i suoi componenti – capaci anche di statuire in finanziaria che i cornuti debbano pagare più tasse perché hanno un addizionale sul loro reddito (ed in nero!) proveniente dal partner diciamo così poco fedele.
E veniamo ad Enna con le sue, pare, solo 175.000 anime la più parte delle quali non andrà in paradiso per motivi politici. Primo perché furono fascisti i loro avi, onde il Duce creò la Provincia; secondo perché gli attuali hanno il cuore che batte a manca e bestemmiano da mane a sera perché i loro adorati e votati rappresentanti gli stanno rompendo il giocattolo: eliminandola.
Poiché pare che sia stata la matematica (sic!) a far fare ai nostri bravi governanti il conto della serva onde chi al di sotto dei 200000 retrocede in serie B, è opportuno ricordare loro che con la stessa matematica – meglio aritmetica – possono apportare a ciascuna delle 13 candidate alla retrocessione qualche comune in più tra quelli limitrofi ed appartenenti a province ricche (vedi Messina, Caltanissetta, Catania e Palermo nel caso nostro) ed evitare di smantellare un intero territorio dei servizi essenziali tra i quali la sbandierata “presenza dello stato” che andrebbe a farsi benedire.
E poi dove è la politica dell’aiuto ai poveri – in sensu latu – se le province povere – di anime – vengono penalizzate a vantaggio delle ricche, sempre di anime?
Ed a parte le altre 12 della penisola, prendersela con Enna è come uccidere un uomo morto: tale divenuto – a parte la ignavia dei cittadini, ahime vera – per la assenze di provvidenze e per lo eccesso di sottrazioni di elementi di vita sociale che vanno dal Distretto Militare allo Autodromo (primo ed ultimo saccheggio).
Chi ha vissuto più di un alitar di Prodi ricorda come era Enna prima della guerra.
Una cittadina fiorente con alte prestazioni culturali, con amministratori onesti ed affezionati al borgo, con cittadini che non scappavano perché riuscivano nel loro piccolo a realizzarsi, con miniere, artigianato fiorente, una agricoltura di tutto rispetto. Negli anni grazie alla prosopopea degli eletti (niente altro) ed allo strapotere della Province vicine ed ad onta che per tanti anni un conproviciale sia stato l’uomo più potente di Sicilia e non solo (nella DC) sette volte Presidente della Regione etc,etc.
Enna non riuscì mai ad avere nulla perché ciascuno di quanti avevano responsabilità, la vendevano in cambio del loro stare in sella (e ci rimasero, alcuni, a dismisura). Non si è mai riusciti ad avere la Diocesi pur sanzionata negli atti concordatari del 1929, né mai la Corte di Appello, né mai altre pubbliche presenze.
Il poco che ci è rimasto è dovuto allo impegno e costanza di qualcuno che è riuscito a creare l’Università (anche se con rettore importato!) che a provincia tolta farebbe la fine del gatto nel sacco. Bravi!
Non possiamo neanche scendere a manifestare in piazza: le uniche buone che c’erano la hanno smantellate. Possiamo – e dobbiamo – uscire di casa vestiti a lutto in processioni al cimitero per andare a chiedere scusa ai nostri antenati morti pensando che la loro città con provincia omonima, all’epoca vivibile e buona, sarebbe, ovviamente ed a fil di logica, divenuta migliore.
A li mortacci loro!
Enna 06/10/06 – grimliondr@libero.it