Quando nel 1929 dopo la firma apposta sui Patti Lateranensi con relativo trattato e concordato – atti diplomatici distinti – in una sala della Basilica Romana dal Cardinal Gasparri Segretario di Stato e Mussolini, primo Ministro e Segretario di Stato Italiano, il Papa regnante Pio XI – Achille Ratti – commentò che Benito Mussolini era “l’uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare” lasciando da quel sornione (con tutto il rispetto ovvio) che era, la interpretazione di quella espressione ai terzi.
Negli ambienti ecclesiali mai si ebbe dubbioche il Papa avesse voluto dire solo che grazie alla provvidenza si era potuto porre fine alle questione romana ed avere, come avvenne, la religione cattolica religione di stato,
Punto.
Negli ambienti fascisti e non – ma con spirito diverso – Mussolini divenne “l’uomo della provvidenza” quasi la sua longa manus mandata in terra per mettere a posto ogni cosa. Il Duce, vecchio anticlericale convertitosi per politic d’abord al ruolo di “defensor fidei” con Crocifissi in ogni scuola ed ufficio pubblico e qualche altra concessione, non credette mai che lui fosse quel tipo di ”uomo” ed anzi con tutte le azioni e le leggi conseguenti alla firma dei patti dimostrò che buono si ma non fesso, e tanto per dirne una giunse a proibire ai giovani di far parte di qualsiasi altra organizzazione che non fosse all’epoca la ONB opera nazionale balilla poi divenuta GIL gioventù italiana del littorio.
La chiesa reagì e violentemente ma non fece il conto con tutti i preti che grazie agli accordi potevano finalmente incamerare “l’assegno di congrua” cioè uno stipendio che li toglieva dallo stato di miseria – per alcuni vera e propria – in cui avevano versato. E si giunse così allo scioglimento di una qualsiasi altra organizzazione che non fosse di origine stampo e marca fascista, ma tuttavia con tanto di cappellani della MVSN milizia nazionale sicurezza nazionale pluridecorati e più fascisti di quelli della prima ora – poi “marcia su Roma” – sempre in prima fila in ogni adunata dell’epoca!
Sono passati ben 78 anni da quei momenti e seguenti ma negli italiani l’idea che la Provvidenza ogni tanto mandi qualcuno in terra per risolverci i guai in cui cronicamente per ignavia collettiva versiamo, non è tramontata.
Anzi.
Arriviamo ai giorni nostri.
Un altro uomo figlio della regione Emilia Romagna, di Scandiano, nasce nel 1939 e sembra avviato ad essere un buon “comiss d’Etat” con la sua brava docenza in economia e politica industriale, allievo di Andreatta buon amico di De Mita, mai di fatto – forse un breve periodo con tessera in tasca – democristiano inquadrato, studioso sgobbone, precisino ma mai capace di fare il punto pur con vasta conoscenza della sua materia. Viene folgorato dalla politica sulla via di Roma ove trascorre tempo a privatizzare l’IRI che aveva capitanato per sette anni negli anni ’80 ed ad un certo punto viene strumentalizzato dalla sinistra in cerca di un uomo a loro vicino ma non etichettato per battere quel Berlusconi che dal nulla ha creato un partito, ha vinto contro la gioiosa machina di guerra di Occhetto, ma che se ne era dovuto andare a casa a seguito dell’abbandono della lega e di scandali vari (me uscirà indenne) e nel 1996 suo malgrado diventa presidente del consiglio.
Dura appena due anni il tempo per dare a Bertinotti che pare non lo abbia mai sopportato più di tanto il tempo (gli si presentò poi contro alle primarie) per farlo cadere per un voto.Viene subito glorificato ed allontanato dall’Italia con un buon promoveautur ut amoveatur ed inviato alla Commissione Europea con la funzione di Presidente. Passa 5 anni alla meno peggio si autoinveste del succeso dell’Euro (pagato da noi italiani e molto caro, ma è un altro discorso) e finito il suo mandato viene ripreso in carica dai suoi amici che ne fanno un leader dicendo che solo lui possa essere capace di compattare il centro cattolico e la sinistra comunista e detto fatto sia pure con meno di 25.000 voti di scarto diventa – e giura il 17 maggio 2006 – Presidente del consiglio con il più grande numero di ministri e similari (102) ben 19 partiti (un manipolo) a governare una Italia che ha difficoltà a capire perché lui e non altri e valenti politici anche se di sinistra (ma ormai talmente sfumati da non riconoscersi quasi più) non debbano prendere in mano la sbarra e cercare di fare navigare il paese tranquillo.
E’ costretto pare a spendere tutte le sue giornate a comporre i vari dissidi che ora dopo, ora (sic!) sorgono nella sua maggioranza e nel suo governo e da tempo ha financo smesso di ridere (buono) cosa che magari faceva in eccesso.
Ora è arrivato al capolinea ed ha detto ”la mia cura è quella giusta (tasse a più non posso, paralisi parlamentare, stati di disagio in tutti con scioperi anche dei topi sulla immondizia di Napoli) basta liti o me ne vado”.
Gioia da ogni parte ma…ecco anche ”luomo che la provvidenza ha mandato”! Perché a conti fatti i suoi temono che crollato questo prodotto artificiale di leadership un altro è difficile crearlo e quelli veri darebbero filo da torcere a quanti oggi giocano al mors tua vita mea.
Ha inondato i posti chiavi di emiliani e romagnoli per cui sembra che l’accento italico sia quello di quella regione d’Italia. E’ riuscito a litigare (per i dico) con la Chiesa lui che si vanta di essere stato sposato nientedimenoché da Ruini che non più presidente CEI e pur sempre (e ti pare poco) il Vicario di Roma, si è messo in mente che solo un nuovo partito, il democratico, salverà l’Italia ma quando gliene parlano nei termini di una vera formazione politica dice”quia sum leo”e dunque ho da esserne creatore, gestore, leader e capo del governo.
Sarà ma tra i due ”che la provvidenza ha fatto incontrare” vuoi per le origini emilioromagnole, non appaiono molte differenze: ambedue non hanno avuto e non hanno fiducia in alcuno se non i loro stessi.
Non so come la Provvidenza organizzi certe cose; ma ho paura che non c’entri per nulla e che se ne gabelli l’intervento tutte le volte che non si hanno soluzioni idonee.
E non è da miscredenti, ma francamente pensare che la Provvidenza abbia potuto fare scrivere un programma di 231 pagine e poi un dodicalogo (che all’epoca ci si limitò ad un decalogo!), e poi l’idea di un ennesimo partito da aggiungere ai 27 esistenti è non da ”illuminato dal santo spirito” ma da indemoniato.
Che stia per giungere l’apocalisse del presunto – e non esistente – quarto segreto di Fatima?
Bertone ha negato. La Chiesa è prudente
E poi mai mischiare il diavolo con l’acqua santa.
grimliondr@libero.it
pubblicato il 2 giugno 2007