Ne devo sentire delle belle, alla mia età. Credevo che certe stranezze fossero roba di paesi lontani e perciò “terzo mondo”. Invece succedono anche da noi. La mia bella Evita (i ricordi della mia infanzia a Buenos Aires sono sbiaditi ma non cancellati) di stranezze ogni tanto ne faceva anche lei e non escludo che avesse anche lei delle galline nella Casa Rosada, ma non credo che la Gendarmeria National le abbia mai scortate!
Qualcuno un po’ più colto mi parlerà delle oche del Campidoglio, ma erano poco più di una leggenda dei nostri sussidiari. Qualcuno più aggiornato mi parlerà di interventi televisivi delle loro onorevolissime eredi, che aggrediscono i nemici con espressioni che cominciano con “stron…”.
Ma che esistessero veramente delle galline a Palazzo d’Orleans, il palazzo reale di Palermo, la sede del Presidente della Regione Autonoma e Siciliana, non me lo sarei mai aspettato. Meno ancora mi aspettavo che per trasportarle verso l’altra parte dell’Isola (a casa sua) si scomodasse la scorta del presidente. Almeno così scrivono i giornali. E io pago! Direbbe Totò, ma non sono solo i soldi, è la presa per il “chissachecosa”.
Facciamo un breve riepilogo: le galline sono dodici e di razza padovana, che non è una bella cosa per un Governatore autonomista come lui. Poi c’è un rarissimo esemplare di gallo Orpington (canterà in inglese?) La filastrocca diceva che “San Michele aveva un gallo”. Adesso possiamo dire che anche Grammichele ha il suo gallo, con tanti saluti alla vicina San Michele di Ganzaria che ci teneva tanto.
Ma dico io, proprio ora che i lombardi (quelli veri, i lumbard) e i laziali ci tolgono l’infamia di essere i peggiori in Italia, gli doveva venire in testa questa storia dei polli? Ma non poteva affittare una moto-Ape come tutti i contadini del regno? O magari farsi prestare il furgone da uno dei tanti elettori che certamente avrà?
Tutta questa premessa presidenziale solo per richiamare i primi due articoli che io o chi per me ha scritto nell’ottobre 2009: “I capponi di Renzo” con i quali volevo sottolineare la capacità degli ennesi di farsi male da soli.
La storia questa volta è diversa ma l’indignazione è uguale, anzi doppia. Come la postina della colla per dentiere, di fronte a un a fetta di torta me ne mangio due. La prima è la storia proprio terra-terra degli incarichi all’ATO rifiuti. Dopo anni di assunzioni e di spese “a tinghi te” (come dicono a Rosolini, oppure “a iosa” come dicono lassù), di presunti imbrogli in bilancio da milioni di euro, ora l’ultimo dei (commissari) moicani si fa trovare con quindici incarichi fra le mani, proprio come uno straccione, politicamente parlando.
Ognuno fa quel che può, ma non è questo che mi indigna. Mi fa specie che a denunziare il fatto, aggiungendo subito che il liquidatore è un amico di Crisafulli (è lui come sempre il bersaglio preferito) non siano i suoi avversari di centro-destra (chi era costui?) né, almeno ufficialmente, i nemici del sindaco suo amico, quelli di Primavera Democratica. È ufficialmente il “Comitato elettorale di Enna – Lista Crocetta Presidente”. Io non ci capisco più niente. Ma Crocetta non è il candidato del PD? E il PD non si chiama a Enna Crisafulli? Dunque Crocetta è il candidato PD; Crisafulli è il PD (è del PD, va bene, va bene); Crisafulli e Crocetta sono della stessa squadra. E allora perché?
Tutti i bambini in coro mi diranno che nella Lista Crocetta ci sono gli avversari di Crisafulli dentro o accanto al PD. Ma sempre PD sono! e soprattutto perché tirare in ballo il candidato Presidente di tutti? Potevano firmare con nome e cognome o con quello dei propri amici e collaboratori, o usare il gruppo di Primavera Democratica (Maledetta Primavera non erano loro, evidentemente). Il perché mi sembra tipico del PD: perché perdere è bello.
Seconda puntata: è ancora il “Comitato Crocetta” che scrive al presidente Salerno (notoriamente PD per parte di Crisafulli) per denunciare molto pubblicamente che si fa politica e volantinaggio marca PD alla Kore; dando di fatto il via alla campagna di mala accoglienza per la venuta di Bersani a Enna e la solita campagna “di opinione” contro la Kore che è arrivata subito dopo.
Comizio e “lectio magistralis” (mi sembrano una specie di fermenti lattici) all’Università Kore. Ma il bifidus actiregularis lo hanno fatto tutti, da Alfano a D’Alema, da Bertinotti a Fini, e persino Mike Bongiorno! Ma a qualcuno sta stretto perché così non si fa, e soprattutto alla vigilia delle elezioni.
Non sono gli avversari del PD (sì, vabbé anche qualche avversario si è svegliato e ha detto la sua), non è una neonata corrente di rottamatori ma nuovamente aree vicine al candidato presidente Crocetta a metterci più entusiasmo. Anche stimati intellettuali di sinistra (“Crocetta, ritenuto dai Progressisti Siciliani l’unico candidato capace di produrre una virata di 180 gradi al governo della Regione” ha scritto il prof. Cimino tanto per fare capire da che parte stava) non si sottraggono alla corsa al ribasso, a gettare (involontariamente) discredito sulla istituzione Kore, evidentemente non per fare il gioco di altri candidati presidenti, ma perché prima di tutto “abbasso Salerno e Crisafulli (sempre lui)”, la vera ossessione di tanti.
Ho detto che non sono gli avversari di Bersani ma non è completamente esatto. C’è chi vorrebbe semplicemente avere Grillo alla Kore, così per farci due risate. Ma che par condicio è quella che preferisce un comico anziché pensare alle nostre tante disgrazie?
Con buona pace dei piazzesi che critichiamo (e certe volte si criticano da soli) per questo autolesionismo, questa è Enna, questi sono gli ennesi.
Q – G.L. Borghese
news (leggermente) correlate:
Q – I CAPPONI DI RENZO parte I
Q – I CAPPONI DI RENZO parte II
Q è la quindicesima lettera dell’alfabeto italiano e la diciassettesima di quello latino ed è l’unica lettera che nella nostra lingua non si può leggere da sola, se non accompagnata dalla “u”.
In questa ottica Q è una lettera “singolare”, nel senso di particolare, unica, e “plurale” nel senso che non può stare da sola.
Q è pure il titolo di un romanzo scritto da quattro autori sotto lo pseudonimo multiplo di Luther Blisset, e che si definiscono “nucleo di destabilizzatori del senso comune”.
Q è dunque “plurale” anche in un senso più ampio. Lascerà di volta in volta a voi lettori informatici il compito di completare ed interpretare, secondo la vostra libera scelta o inclinazione politica, le provocazioni che vi verranno proposte dall’autore, un ennese che da lontano ma puntualmente segue, attraverso internet, gli eventi che travagliano questa terra.
Q è “plurale” anche in un senso più ampio.
PS – A chi credeva che era tutta un’invenzione consiglio di dare uno sguardo al titolo del libro di Giuseppe Barcellona, “Q L’enigma del Messia”, Edizioni La Zisa.
Il boa e la gazzella smarrita by Giorgio Borghese
Il sole basso di un giorno ormai declinante. Il volto di una ragazza dolcemente abbandonato su un prato. Lo sguardo di un uomo in procinto di innamorarsene. Tutto molto naturale, se a gravare quest’uomo non ci fossero tre dozzine di anni in più della ragazza e un bel po’ di chili di troppo. Un minimo di saggezza avrebbe suggerito di abbandonare la partita. Ma gli dei talvolta si divertono ad accecare coloro che vogliono perdere; e con il suo folle danzare tra realtà e immaginazione, il sogno in mezzo a far da tramite, il nostro quasi vecchio e quasi grasso protagonista entra nel novero di quegli sventurati…