Prima di parlare delle elezioni mi devo togliere un sassolino dalla scarpa.
Non voglio sembravi un bacchettone, ma sentire ripetere centinaia di volte in un discorso parole del tipo: merda, culo, cazzo mi porta molto fastidio. Non voglio sembrare antiquato, ma a sentire parlare di Gad Lerner (simpatico o antipatico non ha importanza) con frasi come: “io non mi fiderei mai di uno con il naso adunco” e “lo spedirei a passeggiare per Gaza con la papalina da ebreo in testa”, proprio non ci sto e mi arrabbio molto. Anche se non ho fatto la guerra.
Sto parlando di Grillo, evidentemente, che scomunica questo e offende quell’altro anche dei suoi fedelissimi, perciò pensate cosa farà di voi poveri elettori!
In un paese normale tutto questo non ci sarebbe. Siamo ridotti peggio della Libia, dell’Egitto e della Tunisia, con il popolo in piazza che si ribella, le forze al governo (ma anche all’opposizione) che resistono facendo finta di niente e un mujahidin qualunque che aspetta che tutto sia finito per bastonare bene bene gli uni e gli altri. Alla fine, come in Libia o in Egitto non è certo il popolino che vince, anzi…
Perciò allo stesso modo se non di più (molto di più) mi arrabbio con quelli che ci hanno portato a questa situazione e che continuano come se niente fosse.
Perché in un paese normale gente come Colianni e Abbate non si prenderebbero a parolacce fra loro come se tutto fosse dipeso da questo, ma si metterebbero in un angolo con un coccio rotto a grattarsi come il profeta (soprattutto il primo che ha perso il seggio). In un paese normale Edoardo Leanza non direbbe che “la passione è più forte di prima e addirittura rinvigorita” mentre il PdL sta finendo di sfasciarsi, e non litigherebbe con Regalbuto (Giuseppe), semmai con Nicosia (città) dove ha perso pure il sindaco. In un paese normale Lumia non dovrebbe nemmeno entrare a Enna, e Crisafulli non dovrebbe essere più lì da tempo, non perché è un delinquente ma perché non se n’è andato ancora in pensione da solo per limiti d’età (età politica naturalmente, visto che io mi sento ancora giovane e sono più grande di lui).
Lo stesso vale per Grimaldi, infatti in pensione c’è andato tanto tempo fa ma ce lo troviamo ancora “piedi piedi” e non so spiegarmi il perché.
Intanto loro due, anche se con la pistola alla tempia, hanno vinto ancora una volta e gli altri hanno perso. In un paese normale chi vince paga da bere e gli altri stanno zitti, qui invece è il contrario. Parlano tutti, soprattutto quelli che dovrebbero stare zitti perché certamente qualche cosa (e magari più di qualche cosa) l’hanno sbagliato.
In un paese normale l’unico partito apparentemente rimasto in piedi farebbe quadrato, si rinnoverebbe negli uomini e nella struttura. Invece litigano, litigano, litigano. E ora aspettano le primarie per potere litigare meglio. L’unica volta che dovevano litigare per davvero, durante le elezioni comunali di Enna, stavano ancora assieme per fare eleggere il sindaco che ci meritiamo, porca buttana! Nota: se le dice Grillo le parolacce perché non posso dirle io che vado sul suo blog? (mi pare si dica così).
In un paese normale i comunisti (come partito intendo) non dovrebbero esistere più e invece continuano a togliere voti al PD e a partecipare alle primarie. Mi fanno un po’ di tenerezza questi uomini di mezza età che hanno visto un poco di luce (e qualche miserabile sottogoverno) solo con il vecchio caro PD o PdS e ora fanno anche loro i capopopolo, i capicorrente, anche se in buona fede. Ah! L’ironia delle parole che a un ateo convinto (come ritengo che debba essere un buon comunista) dice la parola “fede” e per giunta “buona”.
Poi ci sono i perdenti della prima ora, quelli che lo fanno per scelta e per piacere. Ce n’è di tutti i colori, armati di forconi o a mani nude, con lo scudo più o meno crociato o con liste fai da te. Ma su questa strada mi fermo, pensando alla figuraccia hanno fatto fare al mio collega qualche mese fa, parlando di perdenti al femminile. Voi però avete capito già tutto. Meno male che certe persone sono ben educate e gentili!
Ridendo e scherzando si è fatto tardi: mi bevo il bicchiere della staffa e me ne vado. L’amaro calice è questo: se due giornalisti devono andare a fare i vigili urbani, uno a Lombardia e uno al quadrivio Monte (parola di sindaco), cosa devono andare a dirigere sindaco, assessori e politicanti vari? Io un’idea ce l’avrei: uno dovrebbe tornare a dirigere il carcere, o qualche cosa di simile, uno che ritorni a dirigere la scuola e un altro pure, uno a dirigere il Genio Civile, uno a.. ma mi credete se non ci penso più?
La parte di Garofalo ha vinto (il suo candidato è stato eletto), la parte avversa in Consiglio comunale ha perso e adesso non si chiama più “primavera democratica” ma “lista crocetta”, così pensano di avere vinto pure loro. La situazione in Consiglio comunale resta la stessa, anche perché tutti gli altri hanno perso ma non se ne sono resi conto, indipendenti compresi.
Ma forse è meglio così, che le cose non cambino, che non ci sia un rimpasto o magari delle dimissioni; devono restare dove sono, perché in altri posti chissà che danno farebbero: non vogliamo che a dirigere carceri, scuole, uffici e strade di campagna ci siano persone così! In quel caso quasi quasi meglio i grillini.
Q – G.L. Borghese
news (leggermente) correlata: (editoriale del direttore)
Sindaco vuole mandare due giornalisti a dirigere il traffico, ma Lui dimostri sapere dirigere la città!
Q è la quindicesima lettera dell’alfabeto italiano e la diciassettesima di quello latino ed è l’unica lettera che nella nostra lingua non si può leggere da sola, se non accompagnata dalla “u”.
In questa ottica Q è una lettera “singolare”, nel senso di particolare, unica, e “plurale” nel senso che non può stare da sola.
Q è pure il titolo di un romanzo scritto da quattro autori sotto lo pseudonimo multiplo di Luther Blisset, e che si definiscono “nucleo di destabilizzatori del senso comune”.
Q è dunque “plurale” anche in un senso più ampio. Lascerà di volta in volta a voi lettori informatici il compito di completare ed interpretare, secondo la vostra libera scelta o inclinazione politica, le provocazioni che vi verranno proposte dall’autore, un ennese che da lontano ma puntualmente segue, attraverso internet, gli eventi che travagliano questa terra.
Q è “plurale” anche in un senso più ampio.
PS – A chi credeva che era tutta un’invenzione consiglio di dare uno sguardo al titolo del libro di Giuseppe Barcellona, “Q L’enigma del Messia”, Edizioni La Zisa.
Il boa e la gazzella smarrita by Giorgio Borghese
Il sole basso di un giorno ormai declinante. Il volto di una ragazza dolcemente abbandonato su un prato. Lo sguardo di un uomo in procinto di innamorarsene. Tutto molto naturale, se a gravare quest’uomo non ci fossero tre dozzine di anni in più della ragazza e un bel po’ di chili di troppo. Un minimo di saggezza avrebbe suggerito di abbandonare la partita. Ma gli dei talvolta si divertono ad accecare coloro che vogliono perdere; e con il suo folle danzare tra realtà e immaginazione, il sogno in mezzo a far da tramite, il nostro quasi vecchio e quasi grasso protagonista entra nel novero di quegli sventurati…