E’ tempo di carnevale…è tempo di veglioni: un binomio, questo, che Enna (allora Castrogiovanni) sposò fin dalla seconda metà dell’Ottocento, appena qualche anno dopo l’inaugurazione del Teatro Comunale avvenuta nel 1872. La platea del Teatro veniva trasformata in una grande pista da ballo (una pedana di legno prendeva il posto delle poltrone) e il palcoscenico veniva in parte occupato dalle sedie e dai leggii dell’orchestra che suonava fino all’alba. “I professori di orchestra suoneranno ballabili senza interruzioni durante tutta la notte” era scritto in uno dei capoversi del manifesto che gli organizzatori fecero affiggere nel primo “Programma dei Veglioni” datato 25 febbraio 1886, cui fa cenno Rocco Lombardo nel suo libro “Il Teatro Sospirato”. I Veglioni al teatro ebbero un gran successo, ininterrottamente, per oltre un secolo, con due sole sospensioni dovute agli eventi bellici della prima e della seconda guerra mondiale. Già nel 1945, un anno e mezzo dopo la liberazione della Sicilia, furono nuovamente organizzate le serate carnevalesche. Nel 1947 scoppiò una vera ‘carnevale mania’: furono programmati ben 21 veglioni (da San Silvestro al Martedì grasso) oltre quello di mezza Quaresima.
Il ballo in maschera si teneva, come da tradizione, il Giovedì grasso. Alcuni partecipavano con maschere classiche (Pulcinella, Arlecchino) o di fantasia (strega, diavolo), altri, non trovando più costumi carnevaleschi da affittare presso la “Castellana” (da tutti conosciuta come ‘a zzè Ciccina ‘a villarusana) indossavano la scappuccia, un antico mantello con cappuccio. Quasi tutti portavano una mascherina: con la ‘veletta’, le dame; alla ‘Zorro’, i cavalieri. Le famiglie dell’alta e media borghesia non mancavano a questi appuntamenti. Molti ennesi non ne perdevano uno! Era un vero e proprio vanto.
Questi gli avvenimenti al Teatro Comunale Garibaldi in occasione del carnevale. Gli ultimi veglioni risalgono a circa trent’anni fa, quando finì una tradizione iniziata nel 1876. Chi si trova oltre gli ‘anta’ ne ha un ricordo nostalgico. L’inizio del nuovo anno si festeggiava con il tradizionale Veglione di San Silvestro, un immancabile appuntamento di gran fascino. Allo scoccare della mezzanotte, si brindava con una coppa di spumante assieme ai propri cari e agli amici, vecchi e nuovi.
Il Comune organizzava un certo numero di veglioni mentre concedeva ad altri, dietro pagamento di un ticket, l’uso del Teatro al fine di consentire un carnevale più ricco di serate danzanti. Così il Giovedì grasso, di solito, era organizzato dall’Enal (Ente Nazionale Assistenza Lavoratori) il cui direttore era il giovane e dinamico avvocato Alberto Rutella. Gli altri veglioni venivano invece sponsorizzati e messi in cartellone da qualche circolo, ente o associazione: dal Circolo Sportivo, presidente Paolo Presti; dall’Associazione dei Combattenti e Reduci, rappresentata dal Cavalier Sebastiano Catalano; dal Dopolavoro delle Poste; dall’Associazione Turistica “Pro Enna” e dall’Ente Provinciale per il Turismo.
Infine, per gli amanti del ballo, veniva organizzato da studenti universitari o da persone intraprendenti, il Veglione di mezza Quaresima. Gigi Fazzi era uno tra i più attivi promotori di questo immancabile appuntamento che alleviava il rigore del periodo penitenziale.
Definito il calendario dei veglioni, al botteghino del Teatro si verificava una vera e propria ressa per prenotare i palchi. I biglietti d’ingresso, invece, potevano essere acquistati la sera stessa, ma solo da chi era in possesso del pass per il palco. Allietavano le serate due orchestre che si esibivano fino all’alba. Le più note erano quelle dei Maestri Giovanni Madonia e Girolamo Assennato: la prima suonava ballabili dei re dello swing (Benny Goodman e Glenn Miller), le canzoni del mitico Frank Sinatra e nuovi ritmi quali il charleston; la seconda invece si esibiva con un repertorio più classico: dal valzer alla mazurca, passando per la pòlka e il tango. Indimenticabili veglie danzanti furono organizzate dal Comune a cavallo della seconda guerra mondiale con la partecipazione dell’orchestra diretta del maestro Francesco Buscemi, con il quale si esibiva il mezzo soprano Carmela Barbarino nel suo repertorio di canzoni e ballabili anni ’30. Nel clou della serata era d’obbligo la contradanza, ‘chiamata’ di volta in volta, da personaggi d’indiscussa bravura, come il notissimo Tanu Messina. Nei veglioni degli anni ’50 debuttarono diverse orchestre: la Morgan Jazz di Nino Morgano, la meloritmica del Maestro Colina, la K05 del Maestro Peppe Di Dio e l’orchestra Azzurra dei fratelli Puleo che proposero nuovi balli e ritmi americani e latino-americani (samba, rumba, rock’n’roll, cha-cha-chà).
Suscitarono entusiasmo anche le prime canzoni che ribalzarono nel Teatro dalla riviera ligure, precisamente da Sanremo, la città dei fiori, culla sin dal 1951 del Festival della canzone italiana. È di quel periodo l’esordio di ‘voci nuove’ ennesi. Da ricordare il talento di Daina Mit, nome d’arte di Ninnina Crisafulli che si esibiva con l’orchestra del Maestro Peppe Di Dio. Riscosse il meritato plauso anche Camel Tania, accompagnata dal M° Gaetano Colina e Pino Revi con l’orchestra Little Jazz, formata da giovani musicisti ennesi.
Verso la mezzanotte l’orchestra del veglione si concedeva un break affinché si provvedesse ad una sommaria pulizia della pista da ballo, ‘innevata’ da coriandoli e stelle filanti. La pausa consentiva di consumare tanti dolci (cannoli, bignè, paste di crema o di ricotta, cassatelle, sfoncioni, ecc.) portati da casa, oltre le pizze e gli arancini ‘ordinati’ presso il rinomato e da tempo scomparso ristorante “Sabella” di via S. Agata, nei pressi dell’antico Albergo Italia di Piazza Antonio Scelfo, oppure nei diversi ristoranti: dal “Papa” di Luigi Rigido di via Vulturo e dal “Centrale” di Nino Villano, poi passato a Carmelo Siscaro ed ora gestito, ormai da oltre quarant’anni, dal noto chef Gaetano Pirrera. Il Centrale, inaugurato nel 1901, è sito nelle vicinanze del Teatro. Durante la pausa di mezzanotte del Martedì grasso, chiusa la porta del palco, si gustavano la pasta al forno, le lasagne fatte in casa e la salsiccia al sugo, il tutto accompagnato da un buon bicchiere di vino, riempito dà varlireddra (piccola botte), posta in un palco di terza fila, mediante ‘a sucalora, un tubo di gomma fatto scendere giù nei palchi sottostanti, sino alla pista da ballo. Qualche estroso personaggio mangiava i maccheroni al sugo nel vaso da notte (nuovo e ben lavato).
I veglioni erano anche occasioni per corteggiare le ragazze o per trascorrere una serata a far ‘coppia fissa’ con la fidanzata. Tanti aneddoti hanno arricchito la ‘cronaca mondana’ di quegli anni. Molte, ad esempio, erano le ragazze che si rifiutavano di essere ‘accompagnate’ al buffet del bar del foyer del Teatro, per esplicito divieto dei genitori. Alcune, poche per la verità, non ballavano ‘fuori palco’ vale a dire con sconosciuti. Si racconta che un intraprendente giovanotto dopo il ‘gran rifiuto’, con falsa ingenuità e un gran sorriso, rispose: “allora bballamu dentro il palco” (Umberto Domina cita l’episodio, come realmente accaduto ad un suo amico, nel libro Quell’Enna del ‘39, Papiro Editrice, Enna 1992). Faceva ‘scandalo’ invece il cavalier Edoardo Coppola che aveva l’abitudine di recarsi al veglione oltre la mezzanotte in abito di velluto, pantaloni alla zuava e stivali di pelle lucida, in contrasto con l’ambiente raffinato ed elegante della serata. Ma veniva accolto da tutti con gran simpatia. Numerosi i personaggi ‘addetti ai lavori’. Ricordiamo i volti più noti: ‘u zè Santu Contino e il figlio Peppino, ‘accreditati’ fotografi in tutte le serate danzanti; Cesare Scandaliato, l’elettricista addetto alle luci che ‘creavano atmosfera’; don Paolino Genio, custode del teatro; Ernesto Lodato, la maschera; Giannino Rosso, gestore del bar del foyer; don Mariuzzu Alessandra, meglio conosciuto come ‘u naniddru, addetto al botteghino, botteghino poi gestito dal simpatico Paolo De Rosa da tutti noto come ‘mpari pà; infine Paolino Buscemi ‘fornitore ufficiale’ di coriandoli, palline colorate di cotone e stelle filanti la cui vendita veniva curata da Ciccino, suo fidato ‘ragazzo di bottega’.
Alle veglie danzanti del “Garibaldi” parteciparono anche le star della musica leggera di allora. Da ricordare, nei veglioni di fine anno e nelle feste delle matricole, il pianista catanese Nino Lombardo con le sue indimenticabili musiche da ballo cosiddette “della mattonella”. Si è avuta anche qualche fugace partecipazione della pianista Dora Musumeci, recentemente scomparsa, il cui repertorio era la musica d’ascolto. È ancora vivo il ricordo dell’esibizione di Peppino di Capri, con le sue indimenticabili canzoni di quei favolosi anni. Ospite d’onore di una memorabile serata di gala fu anche la bella e avvenente Eugenia Bonino, Miss Italia 1954 (nella foto), particolarmente applaudita dal pubblico maschile. Era l’alba del nuovo anno 1955.
Tratto dal libro di Salvatore Presti “ENNA-il filo della Memoria”