Enna. Castrogiovanni e la prima grande guerra mondiale

Enna Monumento ai caduti“Castrogiovanni ha partecipato con slancio e con spirito patriottico alla Prima Guerra Mondiale, offrendo in olocausto il sangue dei suoi figli migliori”, fu scritto in un articolo del 1919 – a guerra finita – su “La Baionetta”, organo ufficiale dei combattenti e reduci al quale collaborò il concittadino Enrico Longi, letterato e medaglia d’argento al valor militare. Allo scoppio delle guerra – cui quest’anno ricorre il primo centenario – le cartoline-precetto arrivarono a centinaia in città. Nelle famiglie con uomini in età di reclutamento arrivarono fino a due, tre cartoline. Per molte di loro fu un dramma perché veniva a mancare la forza lavoro, specie per le famiglie contadine. Furono 207 i giovani ennesi caduti sui campi di battaglia di quella guerra che si concluse, con la vittoria, il 4 novembre 1918. Ventinove furono i morti tra sergenti e caporali, sei i sottotenenti, due i tenenti e un capitano; le rimanenti 169 vittime furono soldati semplici, soprattutto della fanteria. Svariate le cause del decesso: colpiti dal fuoco nemico e nei combattimenti alla baionetta, per i postumi delle ferite riportate, per le malattie contratte durante i lunghi mesi di trincea e per la pandemia influenzale che poi prese il nome di “spagnola” durante l’ultimo anno di guerra.
Altri ancora perirono di stenti e malattia durante gli anni di prigionia. Un gran numero di ex combattenti, al rientro nelle loro case, furono iscritti nell’ ”albo” dei mutilati e invalidi di guerra. In città i reduci furono festeggiati con manifestazioni patriottiche, con la partecipazione delle vedove di guerra, vestite di nero, che sfilarono con un fazzoletto tricolore annodato attorno al collo. Nella ricorrenza del primo decennale, nel 1928, una grande lastra di marmo fu posta sulla parete laterale del Palazzo Municipale, dove è stato integralmente trascritto il “Bollettino della vittoria” a firma del generale Armando Diaz, diffuso il 4 Novembre 1918, giorno della vittoria sul campo di battaglia. Nel 1925 fu inaugurato il monumento ai caduti posto nel Parco delle Rimembranze, a ridosso delle mura del Castello di Lombardia, opera dell’architetto palermitano Ernesto Basile. “Enna ai suoi figli caduti sui campi di battaglia a consacrazione del martirio del sacrificio e della gloria che vinceranno i secoli”, è scritto su una delle facciate del Monumento, su lastra di marmo bianco di Carrara, mentre sulle altre sono scolpiti i nomi di tutti i caduti. Un viale è intitolato al generale della vittoria, Armando Diaz, e diverse strade cittadine sono state intitolate agli ufficiali e sottoufficiali ennesi immolatisi per la Patria. La strada che costeggia la Villa Torre di Federico, che va dal quadrivio monte a Piazza Europa, sin dalla sua inaugurazione è stata intitolata alla storica data: IV Novembre. Molte aule dello storico edificio del Liceo Classico sono dedicate a concittadini caduti in guerra. Al civico 211 di Via Roma, nei pressi di Piazza San Tommaso, si trova il palazzo dei “Combattenti e reduci” dove hanno sede le associazioni combattentistiche. Infine, nella seconda metà degli anni ’50 la secentesca chiesa di Santa Chiara è stata adattata a Sacrario dei Caduti di tutte le guerre dove, nella ricorrenza del 4 Novembre, vengono celebrate solenni funzioni. Una moltitudine di cittadini italiani e stranieri hanno visitano questo sacro luogo. Un buon numero di soldati ennesi, facenti parte dei “battaglioni dei soldati bambini”, i cosiddetti ragazzi del’99, furono chiamati al fronte negli ultimi mesi di guerra, all’età di 17 anni. Durante la guerra gli ennesi accolsero con spirito umanitario un gruppo di prigionieri ungheresi, la maggior parte contadini, che vennero adibiti ai lavori dei campi. Ospitò fraternamente anche dei profughi friulani dopo la rotta di Caporetto. Tra questi il giovane Nello Gandini che si stabilì nella nostra città sposando la sorella di Emanuele Fonte, entrambi apprezzati giornalisti e cronisti di noti quotidiani siciliani.

Salvatore Presti

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