sabato , Dicembre 21 2024

Caro Papa Le scrivo… (by Pino Grimaldi)

Caro Papa Le scrivo…
…per darle il benvenuto nella Dioecesis Platiensis che come ben sa il suo predecessore Pio VII tenne, prima di firmarne la bolla di erezione ”Pervetustam locorum” il 3 Luglio 1817, a bagnomaria per ben dieci anni per far chetare le reazioni della Diocesi di Catania che si vedeva sottratta la città Armerina e quella e curiale e della Città di Castrogiovanni (oggi Enna) che pretendevano, pare giustamente, avere loro la sede Diocesana. A distanza di 201 anno, nessun problema. Anche se ..non è mai troppo tardi.
Avrei voluto, ma sono in Francia, accoglierlo ed ancora una volta salutarla – le precedenti quattro sempre in Vaticano – con il privilegio di genuflettermi nel bacio dell’anello ( come una volta…) e chiederle come sta (ma mi sembra non male, vero?) nella mia terra, ad un tiro di schioppo – procure permettendo – da dove Lei atterra e ringraziarla per la misericordia che dona a chi dispera in una terra che Madre Teresa avrebbe definito “la più povera tra le povere” dove “nulla si muove se non per non muovere”.
Visita breve e dunque di grande intensità spirituale per il popolo che lo accoglierà festante in giubilo e che dalle sue parole trarrà linfa per l’anima e la mente, ringraziando Dio di avere tanto privilegio che rimarrà nel ricordo storico ed unico, chè altri Vescovi di Roma è difficile facciano altrettanto. Non so cosà dirà Santità, ne lo immagino tanto è Lei imprevedibile, pur sempre centrando iniquità e problemi del mondo.
Da noi ve ne è uno dissacrante: la perdita dell’amore per se. Non è apatia, abulia, noncuranza è solo atimia che porta a vivere alla giornata. Ecco: ”prima caritas incipit a me” non è ne testimoniata, ne insegnata, ne esperita, ne praticata. Non ci si vuole bene. Ne consegue che non si ami quel prossimo che Cristo denominò secondo comandamento. Il problema è grave e sempre più in aumento perché affligge i giovani che non riescono più a capire chi siano inchiavardati come sono nei loro i-pad ed i meno giovani (i nostri, mi scusi Santità, coetanei) incapaci di star dietro alle diavolerie, si fa per dire, dello sviluppo tecnologico, in attesa di passare a miglior vita, disgustati da tante “sporcizie” e nefandezze. E quando non ci si vuol bene tutte le devianze sono possibili compresa la assenza – non mancanza – di fede; e dunque “immorali, idolatri, effeminati, sodomiti, ladri, avari, ubriaconi, maldicenti, rapaci”- e chi più ne ha più ne metta- i quali, per dirla con Paolo di Tarso non erediteranno il regno di Dio, ma neanche quello della dignità e responsabilità umana.
Il quadro non è edificante. Ecco: Santità incontrandola Le avrei solo detto: scuota, per favore, le coscienze ammorbate ed intossicate dal “non pensare” che porta all’annichilimento. E dall’alto della sua autorità morale dirci che “pensare” non è peccato. E tra chi pensa pur male o in modo distorto e chi non fa funzionare neanche un neurone del proprio cervello, meglio il primo che comunque testimonia d’essere vivo e partecipe nel far cambiar stile di vita ed amare i meno fortunati. Scusi l’impertinenza, ma Lei è uomo di mondo e può ben comprendermi.
Grazie per essere venuto Santità e Buon ritorno a Santa Marta.

Pino Grimaldi
Editorialista QdS

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