Enna. Dal capodanno al sei gennaio la Piazza Balata era meta di tanti automobilisti che portavano doni in occasione della “Befana del Vigile”, doni deposti attorno alla pedana di legno zebrata (l’unica in città) del vigile urbano di turno, che regolava il traffico in quella zona nevralgica. Era sistemata nei pressi della libreria di Giovan Battista Buscemi che si trovava nell’ottocentesco edificio, demolito nei primi anni ’60, per far posto al palazzo Termine e alla nuova via Generale Cascino. Quello era l’unico posto fisso del vigile “addetto alla viabilità” di Enna.
Erano tre gli uomini in divisa ad alternarsi su quel “posto di lavoro” dalle otto del mattino alle otto di sera. Tutti gli altri vigili svolgevano servizi d’istituto diversi, quali quelli annonari e del commercio in genere, sanitari e campestri. Quest’ultimi erano forniti di cavalli o muli necessari per raggiungere le contrade del vasto territorio rurale ennese. La Befana in quel tempo, con i suoi doni, quindi, non ‘beneficiava’ solo ai bambini. “Questa tradizione – ricorda il maggiore Mario Lipiani, in quel tempo comandante del corpo dei vigili urbani – si affievolì pian piano negli anni per poi scomparire del tutto alla fine degli anni 60. “Le origini in ambito locale – ci dice ancora il comandante – risalgono a diversi anni prima quando i doni venivano recapitati direttamente presso il Corpo di Guardia sito nel palazzo municipale di Piazza Umberto I”. Dal dopoguerra in poi, con un picco massimo tra gli anni ’50 e ‘60, si verificò quasi in tutte le città, grandi e piccole, una vera e propria corsa per la raccolta di doni destinati ai vigili urbani in occasione della Befana, una consuetudine, questa, divulgatasi forse per emulazione. I primi panettoni e bottiglie di spumante depositati attorno alle pedane dei vigili che regolavano il traffico agli incroci si videro nei filmati delle cronache della “Settimana Incom” proiettati nelle sale cinematografiche. Forse furono proprio i milanesi ad inventarsi La Befana del Vigile. In un film della cosiddetta commedia all’italiana degli anni ‘50 si vede una scena ambientata nell’opulenta Milano dove il malcapitato automobilista fu multato dopo aver depositato il suo dono nei pressi della “pedana”… motivo: intralcio alla circolazione! Le cronache del tempo davano ampio spazio a questa “tradizione”, poi finita nel dimenticatoio anche perché le pedane furono sostituite dalle luci gialle, rosse e verdi dei semafori.
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