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Enna prima del sacco edilizio

Karl Kerenyi, uno dei massimi studiosi di mitologia del Novecento, l’aveva ammirata così, a volo d’uccello, dalla Torre di Federico, undici anni prima del fotografo dei fratelli Alinari. Per l’autore di «Dioniso», Enna che già nell’antichità era considerata il centro della Sicilia – una delle città più alte dell’isola – aveva la caratteristica di un tipo di città italica (come Cortona, Volterra, Urbino e Anagni).«Il senso di  essere legati alla terra – scriveva nel ’49- di essere cosmici con le piante  in nessun luogo si è espresso così esplicitamte come nell’architettura di queste  città antiche…la scelta del luogo ci fa pensare più ad un singolare bisogno dello spirito …le città di pietra sorsero per il bisogno della sicurezza verso l’anno mille avanti Cristo, la prima età del ferro, un periodo di grande fioritura…».
Dalla stessa Torre si erano affacciati l’architetto prussiano Friedrik Schinkel nel 1804 ed il viaggiatore francese Gastone Vuiller nel 1893. Ed avevano colto nei disegni il rapporto tra le abitazioni ed i costoni rocciosi.
Nella foto Alinari del 1960 campeggia in alto il castello di Lombardia (oggi deturpato da due enormi palazzi sorti a poche decine di metri), il torrione della Cattedrale, l’ex convento dei Benedettini, la chiesa di Santa Chiara la Chiesa di San Benedetto ed a sinistra la torre littoria del palazzo del Governo. Al centro della foto gli antichi quartieri della polis:  il Santo Padre, San Pietro, la vallata di Valverde a destra,  il promontorio di San Nicola al centro ancora circondato dagli orti e poi la vallata della Fontana Grande che degrada fino al Pisciotto.
Ecco Enna prima della speculazione edilizia, quando ancora poteva essere salvata. Quell’anno  il sindaco repubblicano, l’avvocato  Vittorugo Colajanni,  diede alle stampe un simpatico volumetto intitolato «Distillato storico della città di Enna», una guida per il turista frettoloso. Due anni prima il professor Enrico Sinicropi aveva pubblicato «Enna, nella storia nell’arte, nella vita». La città contava  28.300 abitanti. E tanti ne ha conservati fino al censimento del 1991.
L’architetto Carmelo Severino, ricercatore e studioso di problemi di recupero e di riqualificazione urbana a Roma, scrive che dal 1951 (quando viene messo da parte il piano regolatore)  fino al 1979, in lunghi anni di carenza normativa, la città antica viene aggredita con «sventramenti, diradamenti, demolizioni e ricostruzioni con indici di fabbricazione fondiaria altissimi, palazzi di otto piani che si sostituiscono  ad edifici di due o tre piani che occupano gli spazi ancora inedificati – orti e giardini –  modificando profili ed  allineamenti, in spregio ad ogni considerazione di salvaguardia, in nome del profitto e del massimo sfruttamento dell’area disponibile»
« A tutt’oggi – prosegue – l’operazione di fare di Enna bassa la nuova città, moderna ed efficiente, è fallita perchè i nuovi quartieri che sorgono a valle (oltre 8.000 persone vivono in cinque piani di zona: Santa Lucia, Pergusa, Pergusina-Sant’Anna e Ferrante)non riescono ad acquisire una loro organicità funzionale: pochi servizi sociali e culturali, senza un vero centro identificabile: un territorio senza qualità, ripetitivo e monotono, che porta sempre e comunque a dipendere per tutto dal centro storico della città antica».

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