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Il Vespro Siciliano a Sperlinga

L’avvenimento più importante nella storia di Sperlinga è senz’altro il Vespro. Della particolare vicenda di Sperlinga durante il Vespro è rimasta traccia indelebile.
L’assedio del castello dagli sperlinghesi veniva considerato un fatto vero, mentre gli storici anteriori all’Amari lo consideravano un fatto leggendario poiché non si conoscevano documenti al riguardo. Ma lo storico Michele Amari trovò dei documenti nell’archivio della corona d’Aragona in Napoli sulle vicende di questo assedio; così potè confermare una volta per sempre che effettivamente il castello di Sperlinga fu cinto, per circa un anno, da assedio. In seguito la sovrintendenza agli archivi della Sicilia pubblica altri documenti al riguardo.
Attraverso tali documenti si è cercato di ricostruire tutta la vicenda dell’assedio. Sulle cause che portarono alla guerra del Vespro hanno scritto diversi storici; vengono qui riferiti solo i fatti relativi a Sperlinga.
Quando la ribellione contro la dominazione angioina si diffuse come una macchia d’olio per tutti i paesi della Sicilia, una guarnigione di francesi doveva trovarsi nel castello di Sperlinga; allorché giunse anche lì la notizia della guerra, la guarnigione aveva tré possibilità per fuggire all’ira popolare: scappare, arrendersi o asserragliarsi dentro.
Saggiamente decisero di chiudere le porte del castello. Se fossero fuggiti, sarebbe stata la fine, come avvenne per gli altri Francesi nel resto dell’isola; se si fossero arresi (forse) sarebbero periti ugualmente per la furia dei rivoltosi.
Il primo documento di cui siamo a conoscenza è datato Messina, 10 ottobre 1282; con esso il rè Pietro d’Aragona ordina al giustiziere di Val di Castrogiovanni (Enna) di fare assediare il castello di Sperlinga, dove si trova Pietro di Almanonno con altri ribelli, si raccomanda ancora che l’assedio deve essere serrato in modo tale che nessuno possa entrare ed uscire dal castello, e che i soldati si attengano ai voleri e provvedimenti del castellano della fortezza di Enna, Roderico Eximene de Luna.
Dallo scoppio della ribellione alla data in cui partì l’ordine d’assedio passarono più di sei mesi. In questo periodo è da ipotizzare che la guarnigione francese fosse al sicuro nel castello di Sperlinga e potesse giovarsi di nascosto dell’aiuto di signori locali per gli approvvigionamenti.
A. Ragona nel suo recente lavoro su Gualtiero di Caltagirone scrive fra l’altro, sull’assedio di Sperlinga: “(…) che gli assediati di Sperlinga erano delle forze autonome, non collegate affatto col governo angioino. Resistevano per paura di cadere in mano al nemico e di essere trucidati. Si evince chiaramente questo da un documento angioino riportato dall’Amari, dove le dichiarazioni dei reduci di aver resistito “cum domino Petro de Lamanno in Castro Sperlinge prò fide regia et nostra servanda”, sono seguite da un ‘dicuntur’, il che indica che il governo angioino fosse estraneo al loro comportamento. Il secondo documento porta la data del 29 novembre 1282.
Con esso il rè Pietro d’Aragona ordina al giustiziere di Castrogiovanni e Demina che, a richiesta di Roderico Rui Xemenes de Luna, incaricato di assediare il castello di Sperlinga ove è chiuso Pietro de Alamanonno, ingiunga agli uomini di Nicosia Gangi e delle altre terre vicine l’ubbidienza al detto Roderico. Il terzo documento è datato 19 gennaio 1283.
Re Pietro scrive a Russimanno di Nicosia, comunicandogli di aver ricevuto le sue lettere, lo loda per ciò che ha fatto con gli altri di Nicosia contro i ribelli chiusi nel castello di Sperlinga. Lo invita quindi a non desistere dall’assedio perché, se riuscirà ad espugnarlo sarà premiato, e gli assediati puniti e lo esorta a prendere provvedimenti contro quei Nicosiani che riforniscono di viveri i ribelli.
Evidentemente era stato scoperto che agli assediati giungevano viveri dall’esterno e che erano di Nicosia coloro che portavano del vitto; per questa ragione l’assedio si è protratto per circa un anno.
Nel documento n. 4 datato Lagronio, 4 agosto 1283 Pietro d’Aragona scrive a Giovanni da Precida intorno a varie questioni del governo di Sicilia, e parla fra l’altro del processo fatto a Gualtiero di Caltagirone e i complici di questi nell’assedio di Sperlinga. La resa della guarnigione francese chiusa nel castello avvenne dopo il 19 gennaio 1283, e prima del 4 agosto dello stesso anno, perchè fino alla data del terzo documento ancora gli assediati resistevano, ma ad agosto si erano arresi.
La data approssimativa della presa del castello dovrebbe essere aprile-maggio del 1283. F.Giunta scrive: “Questa data si può argomentare dal citato diploma del 4 agosto 1283. Gualtiero di Caltagirone fu condannato per pratiche col nemico, venuto in chiaro alla occupazione di Sperlinga. Ma sappiamo che Gualtiero non era stato catturato fino all-11 maggio 1283 quando Pietro ripartì dalla Sicilia per la Spagna, e che la lettera di Giovanni di Precida, alla quale il re rispose il 29 luglio, era stata spedita al più tardi che si voglia supporre, nella prima decade di giugno, poiché non vi si faceva menzione della vittoria riportata da Ruggiero Loria l’8 giugno nelle acque di Malta.
D’altra parte la presa di Sperlinga si potrebbe ancora tirare su fino all’aprile, perchè secondo il Neocastro, “sospetti contro Gualtiero incominciarono allora, ancorché il cronista li apponga a rivelazione di una spia presa sotto il castello di Geraci in Calabria”.
Dopo la resa degli assediati, Pietro de Almanonno si potè recare a Napoli dall’angioino, mentre gli altri reduci passarono a Ceraci in Calabria, dove ebbero dal re Carlo concessioni di terre.
L’ultimo documento è del 27 settembre 1283. Con questo documento Carlo, principe di Salerno, rivolgendosi al capitano di Ceraci, Giovanni de Ravello fa donazione a “dieci servienti benemeriti” (di cui due soli francesi, che avevano difeso il castello di Sperlinga nella rivoluzione di Sicilia) di poderetti del valore di sei once d’oro ciascuno, nelle terre confiscate ai ribelli di_Geraci in Calabria; due consanguinei del Lamanno (Potrò de Labisco et Poncio de Alamanno) ebbero delle terre per dieci once d’oro ciascuno.
In un documento, datato 28 settembre 1283, si disdice la concessione della rendita annuale a Pietro de Condes e Bertrando Deiutreper, quos credeba-mus obsessos fuisse dudum in Castro Sperlinge; ma Pietro de Alamanno negava d’averli avuti compagni in quell’assedio.
Di documentato sul Vespro Siciliano a Sperlinga si conosce soltanto quanto sopra riportato. Giova, ancora, ricordare che il singolare fatto riguardante Sperlinga è stato immortalato dal Tasso nella sua Gerusalemme conquistata:

Ne quei di Cefalù restaro a tergo,
ne fùr quei di Messina in guerra stanchi,
o di Catanea, ove ha il sapere albergo,
o di Sperlingo, al fin pietoso a’ Franchi,
o quei che presso avean Cariddi e Scilla
od Etna che pur anco arde e sfavilla.

Salvatore Lo Pinzino

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