sabato , Luglio 27 2024

Una visita al Castello Medievale di Sperlinga

Da diversi anni a questa parte Sperlinga, con il suo castello medievale, il borgo rupestre e il bosco comunale, è meta ambita di turisti. Giornalmente, specie in alcuni periodi dell’anno, gruppi organizzati: scolaresche, associazioni, e gruppi di famiglie, scelgono questo centro per visitare un sito singolare nel suo genere cioè il castello medievale di Sperlinga costruito dentro e sulla roccia.
I visitatori giunti in Piazza Castello accedono al maniero dall’ingresso principale dove appena entrati, possono leggere il famoso esametro inciso sull’arco a sesto acuto del vestibolo il quale recita “Quod siculis placuit / sola Sperlinga negavit” a ricordo della non partecipazione di Sperlinga alla ribellione contro i francesi nella guerra del Vespro.
Si resta incantati dall’opera di escavazione della roccia avvenuta in tempi remoti e dai resti di fabbricati che risalgono all’anno mille. La cavalleria, capace di contenere decine di cavalli, le carceri adiacenti, dove chissà quante persone sono state rinchiusi nel lungo periodo feudale; l’enorme cappa tronco conica che buca la roccia di cui si ignora la vera funzione; il corridoio che trafora tutto lo spessore dell’enorme masso e conduce ad una porta denominata “falsa” fanno rimanere a bocca aperta, meravigliano per la loro grandiosità. Nella parte Ovest i visitatori possono scendere negli ipogei, sistemati ad una quota più bassa rispetto al piano di calpestio, dove un tempo vi erano le abitazioni dei dipendenti del feudatario.
La chiesa all’interno del castello, un tempo, fino al 1610 di uso pubblico, divenne cappella privata delle famiglie che possedettero la fortezza, è stata ricostruita ed e fruibile.
Ai piedi del castello, in un’ampia grotta di 165 mq, sono esposti numerosi oggetti della cultura materiale in particolare della civiltà contadina ormai un retaggio del passato, che costituiscono il museo etnoantropologico.
Il borgo rupestre è un’altra caratteristica di Sperlinga, consta di una cinquantina di grotte scavate a partire dai bizantini fino all’Ottocento; disposte su più piani costituiscono un interessante nucleo abitativo, oggi, ancora intatti, sono utilizzati come depositi, ed alcune acquistate dal Comune sono adibite a grotte-museo.
Chi giunge a Sperlinga non deve farsi sfuggire la visita al bosco comunale, oltre 150 ettari di querceta naturale, residuo delle antiche foreste siciliane, dove è possibile osservare grossi rapaci, e abbondante selvaggina; l’aria è salubre e ricca di ossigeno, sembra essere fuori dalla civiltà.
Non bisogna dimenticare che sul luogo è possibile acquistare prodotti caseari locali nonché tappeti (“trassate” e “carpite”) tessuti con i tradizionali telai a mano ancora funzionanti.
Anche i giapponesi hanno scoperto il territorio di Sperlinga, tanto che, nella primavera scorsa, la televisione di Stato ha girato i due terzi di un film ambientato in Sicilia.
Salvatore Lo Pinzino

La storia del castello di Sperlinga comincia da molto lontano, se chiedete vi sarà risposto che è sempre esistito. E forse è vero. Forse il castello è nato con la rocca, così come il paese interamente scavato in essa. Sperlinga e il suo castello, un legame indissolubile sancito anche nel nostro secolo, quando gli ultimi proprietari dell’antico baluardo hanno venduto, per la simbolica cifra di mille lire, i ruderi al Comune. Da allora i ruderi, lentamente, sono ritornati castello, consentendo oggi a chiunque di salire le sue scale e di volare pindaricamente tra le sue mille anime. Attraversando le sue sale interamente scavate nella gigantesca mole di arenaria sembrano rivivere gli antichi Siculi che oltre mille anni prima della nascita di Cristo scoprirono questi luoghi: se amavano come noi, essi probabilmente si innamorarono di un paesaggio allora infinitamente più bello ed eressero, anzi scavarono, una regale dimora per la loro regina. Forse solo il vento e gli uccelli avranno regnato tra quelle grotte per mille anni e mille anni ancora, fino a quando un popolo cristiano, i Normanni, venuto in Sicilia per liberare e conquistare, non ridiede regalità a quella dimora. Il castello di Sperlinga, una rocca inespugnabile. Così è passato alla storia, così i Vespri lo consegnarono ai posteri. Era il 1282 quando a Palermo cominciò la rivolta contro gli angioini che, in un lampo, divampò in tutta la Sicilia. Una guarnigione di francesi, presente a Sperlinga, dovendo scegliere tra la fuga, la resa e la difesa, si asseragliò dentro il castello. Per circa un anno i francesi rimasero all’interno delle mura assediati dai soldati aragonesi e aiutati da alcuni signori locali che facevano arrivare loro viveri e armi per resistere. Quell’assedio fin da subito è entrato nella storia e nelle leggende siciliane, come l’appoggio che fu dato agli assediati ribadito dal detto “quel ch’a Sicilia piacque, sol a Sperlinga spiacque”. Ascoltando in silenzio il vento che si insinua tra le cavità della rocca e le feritoie del castello, non è difficile immaginare i giorni convulsi dell’assedio. Non appena oltrepassato quello che doveva essere il ponte levatoio, una prima porta introduce ad un’altra e poi a un corridoio che porta fin den-tro il castello, dove l’ingegno dell’uomo si fonde con la bellezza della natura: la roccia diventa ora scuderia, ora officina per i metalli e poi carcere e poi ancora canale e serbatoio per l’acqua oppure magazzino per le derrate. Le ripide scale, quasi incise nella roccia, oramai rese lisce dall’erosione del tempo, portano in alto, fino alla torre, dai cui merli il mondo intero sembra stare ai piedi di chi guarda.
Emilio Barbera

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