Nella giornata di ieri a Nicosia si è semplicemente perso tempo. Ed era abbastanza ovvio. Purtroppo nel territorio Siciliano non vi è solo carenza di risorse idriche ma anche di uomini di stoffa e quindi, ancora una volta si è cavalcata in maniera meschina una tragedia che può essere paragonata solo al Covid (e forse è anche peggiore con gli ovvi distinguo di scala). Accanto ad interventi che avevano una certa logica (ma fini a se stessi), si sono intercalati schermaglie non tanto sulle soluzioni da adottare ma sull’individuare chi per primo aveva previsto la sciagura. Questo è forse il momento di trovare i colpevoli o gli eroi o è, invece, forse il momento di trovare soluzioni? Pensate forse che all’ottantenne che apre il rubinetto e non vede scorrere nulla improvvisamente troverà l’acqua sapendo che il determinato consigliere x aveva previsto tutto? In questo momento il consiglio comunale ha mostrato di essere totalmente scollegato dal popolo ed infatti l’unica cosa che ha saputo produrre è stato un “volemose bene” o nel fare gesti eclatanti che sono solo dei palliativi. E questo denota la tragicità in cui versa Nicosia, totalmente abbandonata a se stessa. Il Sindaco Bonelli ha detto forse, in due ore di dibattito (tolti gli interventi tecnici), l’unica cosa sensata, ovvero sul fatto che se avesse tolto risorse economiche a febbraio per provare a prevenire l’emergenza idrica lo avrebbero preso per pazzo. In questi dieci secondi, Bonelli, più di ogni altro, ha individuato il problema: in Italia si vive di emergenza e quando arriva l’emergenza prima di cercare le soluzioni si cercano i colpevoli o gli eroi. In Italia non esiste una cultura della prevenzione, sia da parte dei politici che da parte dei cittadini, e molti problemi nascono proprio da questa mancanza di cultura. Se proprio un colpevole va trovato, questo è il vero colpevole, che investe tutti indistintamente. Anzi, forse investe maggiormente quei cittadini a cui poco importa della politica in tempi di pace (anzi chiede di farsi assuefare dal panem et circenses) e poi si risvegliano chiedendo conto e ragione alla politica quando è con le spalle al muro. Ieri era pressoché folkloristica la presenza del popolino in quella assemblea, e infatti applaudiva al niente.
Questa tragedia, comunque, ha il merito di aver smascherato, non tanto a Nicosia ma in quei territori in cui erano emersi eroi senza macchia, come amministrare è ben altra cosa rispetto a fare roboanti proclami o fiaccolate. I re sono nudi, è emersa la loro totale incapacità nel pensare alle prossime generazioni. E speriamo che, ancora una volta, questa tragedia farà prendere coscienza al popolo.
Ma cogliendo l’invito di Bonelli, che non deve assolutamente fare un passo indietro adesso, ma ora più che mai deve stare un passo avanti chiedendo giustamente aiuto a tutti, sommessamente si vuole provare a dare qualche “consiglio” per provare nell’immediato a tamponare l’emergenza. Consigli che faranno perdere un sacco di voti e di consenso, ma che rappresentano (forse, non abbiamo ovviamente la verità in tasca) dei possibili aiuti.
Bisogna innanzitutto pensare ad un lockdown regionale. Devono chiudere tutti gli uffici pubblici, le scuole ecc. Perché in questi edifici vi è un grandissimo consumo d’acqua e non si può assolutamente pensare ad attuare nell’immediato delle pratiche di buona condotta nell’uso dell’acqua in questi luoghi. Inoltre, lasciando a casa tutti, vi è certamente un minor consumo d’acqua perché ognuno a casa propria, sapendo di avere le risorse razionate, tende ad essere più parsimonioso rispetto alle risorse comuni (oltre al fatto che venendo meno a contatto con le persone tende meno a lavarsi le mani).
Di conseguenza bisogna anche chiudere gli esercizi commerciali non essenziali che richiedono un ingente consumo d’acqua (bar, ristoranti, autolavaggi, palestre ecc.). Ovviamente pensando a dovuti ristori.
Bisogna andare casa per casa dagli agricoltori e dagli allevatori a sensibilizzarli, se non addirittura ad obbligarli, ad attuare tecniche di agricoltura e allevamento di precisione. Il settore agricolo è infatti quello che più di tutti assorbe l’acqua e, di conseguenza, è quello che ne spreca maggiormente. Bisogna obbligare ad una transizione verso modelli di ottimizzazione dell’acqua. E di esempi ve ne sono, avendo anche importanti alleati nei satelliti di osservazione della Terra e in altre tecnologie.
Bisogna, ma questo è stato ampiamente detto, intervenire sulle perdite, ma anche su quel vizietto spesse volte venuto a galla di installare nella conduttura pubblica dei condotti privati “fantasma” e punire senza pietà chi si macchia di tale furto.
Volutamente abbiamo messo all’ultimo quest’ultimo punto, in quanto non solo è emerso nel dibattito di ieri, ma soprattutto perché deve essere l’ultimo dei nostri problemi. Perché puntare solo su questo denota l’immaturità di ciascuno di noi perché pensiamo che a causare e risolvere i problemi siano gli altri, quando invece anche noi siamo chiamati a fare la nostra parte. Troppo facile aspettare qualcun altro che ci risolva i problemi e l’unica cosa che dobbiamo fare noi è lamentarci.
Anche perché la mancanza d’acqua, e tutti i medici potranno confermare ciò, può portare a serissimi problemi sanitari, oltre a pesanti disordini sociali a cui stiamo cominciando ad assistere.
C’è la maturità di risolvere il problema? Questa è la vera domanda. Vedendo quanto è successo ieri è molto difficile pensare di sì, ma la si spera sempre di sbagliare.
Alain Calò
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