Al Dott. Massimo Greco, componente del gruppo regionale di studio sulla riforma delle Province, chiediamo un aggiornamento sullo stato del processo di riforma dell’ente intermedio con particolare riferimento all’ipotesi di creare un’aera metropolitana al centro della Sicilia annunciata dal Governatore Crocetta.
La proroga degli attuali commissariamenti sembra ormai scontata…
Credo proprio di sì, mio malgrado lo avevo già previsto prima dell’estate in una precedente intervista allorquando affermavo che la riforma così come concepita dal Governo regionale risulta di difficile praticabilità istituzionale, giuridica ed infine politica.
Ma il TAR Sardegna non ha recentemente censurato le proroghe sine die delle Province sarde?
Sì, se è per questo la Corte Costituzionale ha in passato affermato che l’aspetto proprio delle autonomie, quale quello della rappresentatività degli organi di amministrazione, garantito in sé dall’art. 5 Cost., può solo temporaneamente cedere di fronte alla necessità di assicurare l’ordinato svolgimento della vita delle comunità locali. In tale contesto, un’impugnativa del Commissario dello Stato non mi sorprenderebbe.
Cosa c’è di vero in questa proposta del Governatore Crocetta di creare una’area metropolitana che comprenda Enna e Caltanissetta?
Di vero c’è la presentazione di un emendamento governativo al disegno di legge già approvato dalla I° Commissione dell’ARS. Non conoscendo il testo mi limito a dire due cose: a) il concetto di città o area metropolitana è improprio per questo tipo di aggregazione territoriale, non solo perché manca una grande città tale da essere annoverata tra le metropoli, ma perché tra Enna e Caltanissetta non vi è alcuna continuità territoriale; b) fermo restando che non esiste un solo modello di città metropolitana, quello più comunemente inteso è riferito ad una grande città che ha generato conurbazioni dovute all’espansione di diversi nuclei più o meno della stessa importanza che vanno a fondersi. Penso a Catania con Misterbianco o a Palermo con Villabate.
Ma su questo quotidiano lei ha affermato la necessità di creare un aggregazione tra le aree interne della Sicilia, concetto poi ripreso e rilanciato sia dal Consiglio comunale di Enna che dall’Università Kore.
E ne sono convinto ancora, ma bisogna fare attenzione all’uso degli strumenti messi in campo per raggiungere questo obiettivo. Il fatto che il Governo regionale si sia posto il problema delle aree interne è già un fatto positivo da cui partire. I territori delle aree interne della Sicilia hanno tutto l’interesse a fare squadra per arginare il fenomeno centripeto generato dalle aree metropolitane di Catania, Palermo e Messina perché sono accomunate dallo stesso destino: la desertificazione sociale ed economica.
Ma Enna non vuole essere assorbita da Caltanissetta.
Nell’ipotesi, da me notoriamente avversata, di trasformare le attuali Province in consorzi di comuni, non vi saranno più i Comuni capoluogo di provincia né i Comuni capo-fila. Tutti i Comuni che faranno parte del libero consorzio di comuni (per utilizzare la stessa terminologia prevista dallo Statuto regionale) avranno pari dignità istituzionale e saranno chiamati collegialmente ad erogare servizi e ad esercitare funzioni amministrative di area vasta senza primogeniture. Cooperazione, politiche innovative, accordi istituzionali, gestione integrata di servizi e reti culturali saranno i prossimi ingredienti per predisporre la piattaforma da sottoporre a tutte le forze politiche e sociali delle comunità interne della Sicilia. Attenzione a non ripetere gli errori che hanno fatto le comunità di Nicosia e Mistretta per i rispettivi Tribunali o, ancora quelli che stanno facendo le comunità di Leonforte e Nicosia per i rispettivi presidi ospedalieri.