Il Comune non può essere strumento ideologico del Sindaco

Un interessante sentenza emessa nei giorni scorsi dal Tribunale Amministrativo Friuli Venezia Giulia (n. 228 del 21 maggio 2015), chiamato a pronunciarsi sulla nota questione degli annullamenti delle trascrizioni di matrimoni tra soggetti del medesimo sesso nel registro dello stato civile, pone in evidenza l’imparzialità istituzionale del Comune. Nella fattispecie, il Comune di Udine era intervenuto in adesione ad un ricorso presentato dai diretti interessati che, avendo inizialmente chiesto ed ottenuto la trascrizione del loro matrimonio ad opera del Comune, ne avevano successivamente subito l’annullamento a cura del Prefetto. Il Tar, oltre ad annullare l’operato amministrativo del Prefetto censurandone la competenza, in linea con altre sentenze già emesse sulla medesima controversia, acclara il difetto di legittimazione ad agire in giudizio dell’Amministrazione comunale, non vedendosi come il Comune, ente locale esponenziale di una comunità di cittadini, possa avere un interesse rilevante e differenziato dal punto di vista giuridico alla controversia.
In conseguenza di tale statuizione, il medesimo Tar, in relazione alla somma stanziata dal Comune per il suo intervento in giudizio (pari ad euro 1.459,12) e posta a carico del bilancio comunale e quindi dei contribuenti, ha ritenuto di dover disporre la trasmissione degli atti alla Procura della Corte dei Conti per l’eventuale accertamento di responsabilità erariale.
In sostanza viene confermato l’uso imparziale dell’Istituzione pubblica, ancorchè autonoma e locale come quella comunale.
Orbene, se è vero che l’ente locale territoriale, ente esponenziale e rappresentativo degli interessi della propria comunità nelle materie di competenza istituzionale, gode di una più ampia legittimazione ad agire in giudizio anche per “altre materie non direttamente conferitegli dalla legge”, è altrettanto vero che tale legittimazione non può essere piegata ad interessi politico/ideologici del Sindaco pro-tempore. L’ideologia, infatti, deve essere tale da non differenziarsi dagli interessi esponenziali della comunità amministrata. Deve quindi essere un tutt’uno con l’identità della comunità locale. Ipotesi, questa, che in tempi di società “liquida” che ha colmato il vuoto generatosi a seguito della scomparsa delle ideologie, è decisamente da scartare.


Massimo Greco

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