Enna. Ok, dopo una campagna elettorale riscaldatasi solo al secondo turno, la città di Enna ha il suo Sindaco nella persona di Maurizio Di Pietro.
Il grande sconfitto è Mirello Crisafulli, l’uomo forte della sinistra ennese capace di vincere, a suo dire, anche con il sorteggio.
E invece questa volta, l’animatore territoriale, come lo stesso si è autodefinito in altra occasione, non solo ha perso, ma ha pure sbagliato più volte. Ha sbagliato a non impegnarsi per consentire la ricandidatura dell’uscente Paolo Garofalo, ha sbagliato ad insistere per una sua candidatura alla carica di Sindaco non gradita dal vertice nazionale del suo partito, ha sbagliato a sfidare il vento dell’antipolitica che notoriamente non simpatizza per professionisti della politica, pensionati d’oro e uomini di potere, ha sbagliato a promuovere le primarie bluff con il candidato Dario Cardaci, ha sbagliato ad inscenare la pantomina del simbolo, ha sbagliato a strigliare i candidati al consiglio comunale delle liste a lui collegate per non avere convinto gli elettori a votare anche per il candidato Sindaco, ha sbagliato a sottovalutare il dato sconfortante del primo turno elettorale, ha sbagliato a pretendere il rinnovamento degli eletti alla carica di consigliere comunale e non anche il rinnovamento alla carica di Sindaco; così come, a sconfitta ottenuta, ha pure sbagliato a scaricare la responsabilità del suo insuccesso a Renzi e Crocetta.
Troppi errori per un politico di razza come Crisafulli, verosimilmente arrivato al capolinea dopo una lunga corsa che lo ha visto protagonista nella 1° e nella 2° Repubblica. Al netto degli astenuti, il 52% degli ennesi gli ha impedito di aprire anche le porte della 3° Repubblica. Come a dire che c’è un tempo per tutti e questo tempo arriva anche per coloro che, come Crisafulli, hanno saputo costruire una fitta rete di consensi elettorali.
Diceva Casimire Delavigne “Ogni potere eccessivo muore dei suoi stessi eccessi”. Del resto, a differenza dell’impegno lavorativo, necessario ad assicurare il sostentamento della propria famiglia, l’impegno politico oltre ad essere facoltativo va misurato anche sul piano della opportunità. Bene, a meno di dover sostenere che dietro la candidatura di Crisafulli ci siano stati interessi particolari tali da obbligarlo a candidarsi alla carica di Sindaco, si può ragionevolmente affermare che a nessuno, compreso lo stesso Crisafulli, il medico di famiglia prescrive una candidatura periodica per l’esercizio di funzioni pubbliche elettive. Al contrario, il medico raccomanda a tutti più o meno lunghi periodi di riposo.
E’ presto per dire se in questa competizione elettorale ha perso solo Crisafulli o ha vinto anche Dipietro (analisi su cui ritorneremo presto), certamente possiamo però affermare ragionevolmente che un modello culturale di impegno politico è al tramonto e che nuovi modelli sono in lavorazione per rispondere alle future sfide del cambiamento.
Massimo Greco
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