Enna. Rischio flop per la gestione del contenzioso TARSU 2009/2010

A fronte di 1900 ricorsi/mediazione presentati al Comune per avversare la pretesa tributaria riferita al biennio della TARSU 2009/2010, ancor oggi si registra un assordante silenzio che non lascia presagire nulla di buono e non solo perché si sconosce la linea politica che il Comune vorrà seguire. L’istanza di mediazione presuppone infatti un’interlocuzione col singolo contribuente ricorrente finalizzata a trovare una soluzione che scongiuri il contenzioso presso la Commissione Tributaria, il tutto entro i 90 giorni concessi dalla legge. Ne parliamo con Massimo Greco.

 

Cosa sta succedendo?

Non sta succedendo nulla e questo è preoccupante visto che siamo al 31 marzo e i ricorrenti sono così tanti. Ad oggi la non azione del Comune è disarmante perché agli errori iniziali se ne stanno aggiungendo altri e tutti interni all’organizzazione amministrativa.

 

In che senso?

Il Comune ha già sbagliato almeno cinque volte: 1) nel non avere costituito un Ufficio speciale per la mediazione tributaria in capo al competente Settore tributi. La mediazione è infatti uno strumento deflattivo del contenzioso e si colloca nella fase amministrativa e non giudiziale a differenza della conciliazione che richiede l’accensione del contenzioso presso il Giudice Tributario. Pertanto è stato un errore individuare l’Avvocatura comunale quale Ufficio competente all’istruttoria che, semmai, poteva solo supportare l’Ufficio Tributi.

 

Il secondo errore?

Ad oggi manca un atto d’indirizzo politico della Giunta comunale in ordine ai criteri che l’Avvocatura comunale dovrà seguire per istruire tutte le pratiche di mediazione. Una mole così elevata di ricorsi non può non avere un valenza politica che richiede un preventivo atto d’indirizzo dall’organo di governo (quanto meno la Giunta). Gli ambiti di discrezionalità riconosciuti al Dirigente Avvocato nel contesto di un’attività che orbita comunque nell’area gestionale sono troppo limitati rispetto alle esigenze sottese a questa tipologia di mediazione.

 

Il terzo errore?

E’ strettamente connesso all’assenza di un atto d’indirizzo politico, perché la mediazione presuppone la disponibilità delle risorse finanziarie che, com’è noto, trattandosi di entrate tributarie incidono sul titolo I° del bilancio di previsione. La mediazione potrebbe infatti portare anche alla riduzione/esonero del pagamento delle sanzioni e dei interessi. In assenza di una preventiva autorizzazione dell’organo di governo come può l’Avvocatura comunale, che peraltro non ha neanche nel rispettivo PEG tale disponibilità, assumere impegni che incidono sulle risorse finanziarie del Comune?

 

Il quarto errore?

Nel non avere convocato le associazioni dei contribuenti. Il dialogo con le associazioni che rappresentano gli interessi diffusi dei contribuenti ricorrenti smorzerebbe non poco il contenzioso in atto, come peraltro suggerito dallo stesso Professore Pignatone a cui il Comune si è rivolto.

 

Il quinto?

E’ il più grave di tutti, perché a fronte di 1900 ricorsi il Comune avrebbe dovuto istituire un Ufficio speciale per gestire entro i 90 giorni le mediazioni, attraverso l’assegnazione in via del tutto eccezionale di un numero adeguato di risorse umane. E questo non è stato ancora fatto.

 

Conclusioni?

Se non si corre immediatamente ai ripari questo della mediazione rischia di diventare il primo grande flop di questa Amministrazione.

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