Ex Province. Sulla riforma dell’ente intermedio la Sicilia si gioca la faccia
di Massimo Greco
L’ennesima querelle sulla probabile incostituzionalità della norma contenuta nella terza versione di riforma dell’ente intermedio siciliano in ordine alle modalità di elezione del Sindaco delle tre Città metropolitane rappresenta plasticamente lo stato di malessere politico e istituzionale in cui versa la Regione Siciliana, la cui autorevolezza ha raggiunto livelli di allerta non più tollerabili. Dietro il ricatto dello Stato, diventato ormai costante, di non trasferire le somme spettanti alla Sicilia, il Governo centrale pretende che i siciliani facciano karakiri dello Statuto siciliano a vantaggio di una legge di riforma statale (Delrio) che, al netto di valutazioni di merito che andrebbero fatte in altra sede, non impone alla regioni a statuto differenziato di recepire col “copia incolla” le disposizioni ivi contenute, ma di tenere conto solamente dei principi di grande riforma economico e sociale e dei correlati principi di coordinamento di finanza pubblica. Orbene, il Governo centrale, dopo avere sostanzialmente chiuso gli occhi di fronte ad una riforma siciliana dell’ente intermedio che va nella direzione opposta a quella statale che, notoriamente, depotenzia le Province in prospettiva della loro definitiva cancellazione dalla carta costituzionale, sembra adesso concentrarsi su l’unica disposizione che l’ARS non ha inteso recepire e cioè sulla mancata individuazione ope legis del Sindaco della Città metropolitana in capo al Sindaco del comune capoluogo di provincia; disposizione già impugnata e che verosimilmente troverà conferma nei prossimi giorni allorquando il Consiglio dei Ministri valuterà se impugnare anche la terza versione della riforma siciliana. Ma l’aspetto più inquietante è che autorevoli rappresentati dell’Istituzione regionale come il Presidente dell’ARS Ardizzone, anziché prendere le distanze dal manifesto e pretestuoso ricatto del Governo centrale su una questione che, all’evidenza, è solo una “stupidaggine istituzionale” rispetto ai veri nodi non sciolti della riforma siciliana, invita i gruppi parlamentari a recepire anche quest’ultima disposizione così scongiurando il contenzioso costituzionale. Al Presidente Ardizzone andrebbe regalato una copia dello Statuto siciliano commentato, affinchè possa approfondire le materie su cui il legislatore regionale esercita una potestà ordinamentale esclusiva, discriminando tra le norme statali contenute nella legge “Delrio” quelle che debbono necessariamente essere recepite dal legislatore regionale. Si accorgerà che le modalità di elezione degli organi di governo delle istituite città metropolitane rientrano pienamente nella discrezionalità del legislatore regionale trattandosi di questioni ordinamentali non impregnate né dai principi di grande riforma economico e sociale né dai principi di coordinamento della finanza pubblica contenuti nella legge statale “Delrio”.