Azionariato diffuso a tutela dell’OASI Maria SS. di Troina
di Massimo Greco
A prescindere dal merito delle questioni che stanno tediando tutto ciò che orbita attorno al pianeta “Oasi Maria SS. di Troina”, ogni contributo argomentativo presuppone la “messa a fuoco” di almeno cinque “punti fermi”:
1) Il Fondatore Sac. Padre Lugi è una persona che meriterebbe di essere “clonato”, avendo avuto la non comune capacità di trasformare in realtà un sogno;
2) L’Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico “Oasi Maria SS” è una struttura di rilevanza nazionale che si pone a servizio dei più deboli, prefiggendosi obiettivi di ricerca scientifica ed erogando prestazioni di ricovero e cura di alta specialità per lo studio multidisciplinare delle cause congenite ed acquisite del ritardo mentale e della involuzione cerebrale senile, individuazione dei mezzi di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione.
3) L’I.R.C.CS “Oasi Maria SS”, pur avendo una natura giuridica di diritto privato, è considerato un ente “consunstanziale” al Servizio Sanitario Nazionale e Regionale essendo stato individuato quale Ospedale classificato di interesse regionale.
4) Gli effetti benefici e collaterali della presenza di una siffatta struttura, che occupa circa 600 addetti, si registrano non solo nella città di Troina ma in tutto il circondario delle aree interne e centrali della Sicilia.
5) Il modello Oasi di Troina è un esempio di best practice che, al netto della sola creazione dell’Università Kore, non trova precedenti in un territorio come quello delle aree interne della Sicilia in cui si registrano solo periodici e fallimentari tentativi di “resilienza”.
Se questi dati sono chiari a tutti, ciò che rimane della classe dirigente (e politica ovviamente) di questo territorio dovrebbe “fare quadrato” attorno alle difficoltà dell’Oasi, aggiungendo un ulteriore “punto fermo” e cioè che l’Oasi si trova certamente a Troina ma non è solo dei Troinesi. L’attività di tale struttura lungo i decenni della sua fertilizzazione sanitaria, sociale e culturale si è infatti saldata con le comunità locali e i loro bisogni ma anche con le loro ansie e le loro speranze, così contribuendo non poco a generare quel “capitale sociale” che fa la differenza tra un “territorio socialmente sostenibile” e un “territorio senza futuro”.
La sociologia ha spesso distinto le società basate sulla solidarietà meccanica da quelle generate dalla solidarietà organica. Weber distingueva le comunità dalle associazioni in funzione del fatto che l’agire sociale derivasse da una comune appartenenza, soggettivamente sentita, o da un’identità d’interessi, motivata in termini razionali. In questa distinzione sta forse l’essenza di una comunità e la motivazione a partecipare ad un contesto sociale ricco di relazioni calde.
Dimostrino con i fatti, e con solerzia, i Sindaci dei Comuni di riferimento, a partire da quelli ennesi e dei Nebrodi, di “tenere a cuore” le sorti di tale “eccellenza” chiedendo la convocazione straordinaria in seduta plenaria dei rispettivi Consigli comunali, finalizzata alla partecipazione, anche simbolica, ad un azionariato diffuso dell’Associazione Oasi Maria SS., preservandone la natura giuridica privata ma dotandola, al contempo, di quella peculiarità esponenziale tipica delle “autonomie funzionali”.