Enna. Lettera a Babbo Natale per una città normale
di Massimo Greco
Caro Babbo Natale, ti scriviamo dall’altipiano ennese, quello al centro della Sicilia, sì proprio quello lì, quello collocato al 92° posto dall’ultima classifica del Sole 24Ore sulla qualità della vita, dove si fa fatica a mantenere la residenza, dove i giovani diplomati, e oggi anche laureati, sono costretti a lasciare la propria terra pur di trovare lavoro. Siamo qui a scriverti, sperando di essere ascoltati almeno da te, visto che tanti solo quelli che non ci ascoltano e quei pochi che lo fanno non sono in grado di darci le risposte che ci aspettiamo. Vedi Babbo Natale, ciò che ti chiediamo per il prossimo anno è certamente alla tua portata e, in verità, sarebbe alla portata anche di coloro che hanno l’ambizione di far parte della cosiddetta “classe dirigente”, quella, per intenderci, pagata dallo Stato per curare i nostri interessi. Non parliamo di legittimi interessi personali, di cui pure avremmo il diritto di parola, ma di interessi generali, cioè quelli che appartengono alla nostra comunità. Ci piacerebbe, ad esempio, non aspettare la vecchiaia per vedere ricostruito il ponte della panoramica – strategico per la viabilità cittadina – o per vedere restaurato e valorizzato l’abbandonato Palazzo dei Benedettini – bene storico ed artistico d’indubbia valenza culturale – o per non vedere più il brutto ponteggio – ormai preda degli agenti atmosferici – che avvolge l’immobile di S. Anna conosciuto come la “casa del mietitore”. Ci piacerebbe anche vedere restituito alla libertà il leggendario lago di Pergusa, ingabbiato ormai da decenni da una recinzione metallica inutile anche per le sporadiche attività del circuito automobilistico. Così come ci piacerebbe non trovare più nelle bollette dell’acqua il balzello delle “partite pregresse” – nonostante il pronunciamento della Cassazione – e di non dover più continuare a pagare la stessa tariffa sui rifiuti a fronte di un incremento della raccolta differenziata – di cui giustamente si vanta il Sindaco -. Ci piacerebbe andare negli uffici comunali ed essere ricevuti con garbo e disponibilità, requisiti che non troviamo più da tempo in alcuni uffici pubblici – l’ufficio tributi sembra essere permanentemente in lockdown -. Ci piacerebbe vivere in una città veramente universitaria e veramente culturale; è difficile immaginare una città universitaria dove i rapporti tra il Comune e l’Università sono da “guerra fredda” e dove gli eventi culturali non superano per quantità le dita di una mano. Ci piacerebbe non vedere più, giusto nelle insegne turistiche cittadine, il necrologio “Enna, già capoluogo di provincia”, quasi a volere ricordare un ruolo che il Comune non ha più o non vuole più avere. Ci piacerebbe infine incontrare qualche volta il Sindaco Dipietro tra le vie della città, magari solo in questo periodo natalizio per scambiare gli auguri.
Come vedi caro Babbo Natale, in questa nostra non ti chiediamo nulla di particolare, neanche sulla piaga della pandemia – che pure ci sta mettendo a dura prova – chiediamo solo di ritornare a vivere in condizioni di “normalità” – anche da pendolari – in una città governata da una classe dirigente che la smetta di “scrollare le spalle”.