L’incubo del concorso pubblico
di Massimo Greco
L’ennesima inchiesta giudiziaria sulle modalità di esercizio della funzione pubblica in capo a chi è chiamato a prendere decisioni in nome e per conto della Pubblica Amministrazione conferma la tesi antropologica di un male antico quanto antico è il mondo di cui anche i siciliani furono già vittima al tempo dei romani. Sintomatica è la narrazione del processo, promosso tra il 73’ e il 70° a.c. da Marco Tullio Cicerone incaricato di sostenere la pubblica accusa nei confronti del propretore Verre accusato di essere un abile manipolatore delle regole pubbliche. Ma questa volta ci piace puntare il dito non su coloro che si ostinano a violare il principio di fedeltà alla Repubblica nell’esercizio delle proprie pubbliche funzioni ma sui destinatari, cioè su coloro che usufruiscono di quelle “attenzioni” e di quei “favori” per aggirare le prescritte procedure ad evidenza pubblica. In tale contesto non nascondiamo i nostri limiti nella comprensione di un fenomeno che verosimilmente richiederebbe il contributo di bravi sociologi. Evidente e diffusa è l’esigenza di evitare il corretto confronto concorrenziale per aggiudicarsi un bene o un servizio della P.A. o di scongiurare quella valutazione comparativa, richiesta anche dalla Costituzione, per selezionare la migliore risorsa umana. La domande che rivolgiamo agli studiosi del settore sono semplici e schiette. Perchè si ha così tanta paura di “mettersi in gioco” e di misurarsi sul mercato concorrenziale attraverso il sistema di regole fondato sulla meritocrazia? Perchè non si ha voglia di accrescere il proprio bagaglio conoscitivo e formativo? Perchè si continuano a preferire temerarie scorciatoie per raggiungere traguardi di vita lavorativa?
Perchè non si riesce a far capire che la Pubblica Amministrazione rappresenta il “biglietto da visita” dello Stato? Non sarebbe necessario far comprendere, già in età scolare, l’enorme differenza che esiste tra chi svolge un lavoro in nome e per conto di una Pubblica Amministrazione e chi svolge un lavoro in ambito privato? Alla domanda “Oggi come va?”, Lucio Dalla avrebbe risposto, “Poi la notte col suo silenzio irregolare, quel silenzio che a volte sembra la morte”.