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Enna. Messa solenne con rito Bizantino dedicata al concittadino S. Elia di Castrogiovanni

Enna. Un intenso profumo d’incenso si è diffuso nella chiesa del Carmine (in una antica foto) giovedì scorso in occasione della celebrazione della messa solenne con rito Bizantino dedicata al concittadino S. Elia di Castrogiovanni. Per l’occasione, un quadro ad olio con l’effige del Santo, realizzato nel laboratorio di pittura del locale liceo artistico, ispirato ad un antico disegno affrescato esistente al Duomo, è stato esposto nei pressi del transetto. Il sacro rito è stato celebrato dal Papàs Luigi Lucini della Parrocchia San Nicolò dei Greci “La Martorana” di Palermo. L’iniziativa si deve al Comitato per i diritti dei cittadini, presieduto da Gaetano Vicari, che si è avvalso della preziosa collaborazione di Antonio Di Janni, delegato regionale del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e del patrocinio del Comune di Enna. Hanno assistito al rito il vice Sindaco, Angelo Di Dio, il rettore del Collegio delle Confraternite ennesi, Ferdinando Scillia, il delegato provinciale del Sacro Ordine Costantiniano, Matteo Bertino, accompagnato dal cancelliere dell’Ordine, Como Gasperino, la coordinatrice dell’Ancilla Dei del Rinnovamento dello Spirito di Enna, Cettina Zingale, e lo stesso Antonio Di Janni e Gaetano Vicari. Ha concelebrato il diacono Piero Valenti.
Sant’Elia nacque a Castrogiovanni nell’anno 829; fu battezzato col nome di Giovanni dai suoi genitori che appartenevano alla famiglia dei Racchetta, facente parte della nobiltà cittadina. In età giovanile fu rapito dai Saraceni, condotto in Africa e venduto ad un mercante cristiano. Ma fu liberato per le sue virtù e per le sue doti profetiche e di conversione nei confronti degli infedeli. Rimase in Africa, dove questa volta i musulmani lo incarcerarono, condannandolo a morte. Riuscì a fuggire e a riparare in Terra Santa. Nella seconda metà del IX secolo, a Gerusalemme, il patriarca Elia gli diede l’abito monastico nella chiesa del Santo Sepolcro e gli impose il nome di Elia come il suo. Dopo anni di peregrinare per i vari Santuari del Medio Oriente, si recò ad Alessandria d’Egitto e lì ricevette l’ordine di rientrare in patria. Giunto a Palermo ebbe la gioia di riabbracciare la madre, ormai avanti negli anni. Quindi si diresse a Reggio in Calabria, perché la Sicilia soggiaceva ai saraceni. Qui le sue profezie e le guarigioni s’intensificarono. La sua fama si diffuse rapidamente e molti si unirono a lui, abbracciando la vita monastica cristiana. Nell’881 visitò Sparta, l’Epiro e Corfù, quindi rientrato in Calabria fondò un monastero nei pressi della città di Palmi. Si recò spesso a Taormina, dove convertì il giovane Daniele che diventò suo seguace e suo fedele discepolo. Agli albori del X secolo, l’imperatore Leone VI, detto il Saggio, lo invitò a recarsi da lui a Costantinopoli. Ma non giunse mai nella città imperiale perché a Salonicco, dove si era fermato, mentre venerava le reliquie di San Demetrio, il 17 agosto dell’anno 904, morì all’età di 75 anni. “Dopo secoli di silenzio, oggi un nostro padre è riemerso dall’oblio; questa città che ha accolto i suoi vagiti e che ha visto crescere in Lui la fede e la carità, oggi torna ad essere sua discepola nella sequela di Cristo ed attinge da Elia la forza della testimonianza in un’epoca che per molti versi è più infedele di quella in cui è vissuto il nostro Santo”. Così il celebrante Papàs Lucini ha concluso la messa in rito Bizantino dedicata a S. Elia di Castrogiovanni. Il quadro con l’effige del Santo troverà degna sistemazione nella Chiesa del Carmine, dove la torre campanaria è chiamata “di Sant’Elia di Rocchetta”.
Nella chiesa del Carmelo, quindi, d’ora in poi sarà venerato l’unico Santo ennese.

Salvatore Presti

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