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Pino Grimaldi: LE IDI DI MARZO * Berlusconi / Prodi

Enna 14/3/2006 – E sono giunte anche quelle. Ma a differenza delle altre del 44 A.C. queste previste, attese, programmate, anelate, temute da mesi con tutti a sapere tutto e nessuno a pensare diversamente (o quasi).

Giulio Cesare quel giorno – il 15 Marzo secondo il calendario Romano – non si sentiva al suo meglio. La moglie Calpurnia aveva avuto cattivi presagi e lo aveva scongiurato di rimanere a casa e non andare in Senato da lui convocato per l’ordinaria amministrazione.
Gli indovini lo avevano scongiurato di non uscir di casa quel giorno perché le stelle e gli dei non erano favorevoli. Ma Cesare testardo come era sempre stato -e fino allora a ragione – pur non stando bene si avviò verso la sala di Pompeo Magno ove i senatori lo attendevano. Anche durante il percorso da casa al senato qualcuno tentò di avvisarlo che rischiava la morte (anche allora i segreti tali erano fino ad un certo punto!) e gli mise in mano un foglio dicendo che era una supplica molto importante e dunque da leggere subito. Ma Cesare come d’uso diede il foglio ad uno del seguito: era aggrugnito, pensieroso e forse in preda ad una della sue emicranie (ne soffrì prina di Andreotti) che lo distruggevano e lo rendevanmo ovviamente inquieto.
Andò dunque, giunse in Senato, qualcuno lo tirò per la toga – Cimbro Tillio – (segnale convenuto) ed a qual punto Publio Servilio Tasca inferse il primo dei 33 colpi di pugnale al corpo del “divino”.
Fu un crogiolo di colpi e solo il primo suscitò lamento in Cesare che copertosi quasi per reazione il corpo con la bianca tunica rinunciò a difendersi acchè il fato (ma lo sapeva?) si avverasse ed in pochi minuti tutto fu risolto.

Fin qui ieri. Ed oggi?

Si è appena concluso il faccia a faccia Berlusconi – Prodi nello stesso giono (se Gregorio Magno non avesse manomesso il calendario) delle Idi di Marzo di 2048 anni fa. Ma stessa atmosfera, stesse previsioni degli aurighi, stesso malessere di entrambi, con arroganza e falsa umiltà sovrane in una sorta di moderna sala autoptica allestita da mamma Rai e con due giornalisti che hanno tentatto di porre domande da bar dello sport in una giornata di pausa di ogni avvenimento.

Una noia infinta con pedissequa ripetizione di argomenti triti e ritriti senza una fiammella di entusiasmo in ambo gli atridi. Solo ciascuno preoccupato di non fare la fine di Cesare, ma ambedue pensando a lui per il futuro anche se non con troppa convinzione.
Non è stato neanche uno spettacolo. Ma seguendo le tradizioni del tempo in cui ci troviamo – la quaresima – una litania snocciolata alla fioca luce dello studio, ciascuno certo di apparire orante convinto, ma con in mente ben altri pensieri. Una delusione totale che porta a pensare quanto siamo sfortunati in Italia se con 58 milioni e passa di cristiani dobbiamo legare obtorto collo il nostro futuro a due personaggi (nulla di personale si intende) che per versi diversi non appaiono come il meglio per guidare per i successivi cinque anni il paese: l’uno con aria da taccagno e l’ altro con quella di sbruffone.

E la normalità? Bene questa era sul tavolo di dissezione auotpica con il buon Minum a destreggiarsi con le mani dentro il corpo di essa sperando di trovarne l’anima.
Non reperita perché non c’era.
E non c’era perché ciascuno calcolava, male o bene, se riusciva a dire che due più due fa quattro.

Ha giocato Berlusconi al vittimismo per rifarsi dando il colpo di grazia il 3 Aprile?
Ed ha giocato Prodi al vincitore nel timore di ritrovarsi per la stessa data in condizioni precarie?

I faccia a faccia funzionano dove non solo le regole sono precise (e qui lo erano) ma dove v’è costumanza alla legittamazione e rispetto reciproco. Mancavano sia l’una che l’altro e per cultura e per insofferenza alle regole e per educazioone politica.

Ieri sera avevo visto in un’altra trasmissione e fino a notte inoltrata come se fosse martedì grasso Fini e Rutelli. Che Dio li benedica.
Giovani, pieni di senso dell’ humor e di intelligenza captativa colti, preparati, onesti come lo può essere un politico in campagna elettorale logico, ma mentalmente tali.
Ma nessuno di loro oggi ne un domani prossimo sembra abbia un futuro.
Dopo 20 anni ci ritroviamo con gli stessi personaggi che sono brave persone, ma invecchiate e nel fisico e nel corpo e soprattutto non più loro stessi ma il prodotto dei loro advisors, truccatori, tecnici famigli, nani e ballerine di ogni circo mediatico.

Cesare venne fatto fuori da congiurati sciocchi, ma non stupidi.
Loro si sono fin dal primo match suicidati per mancanza di buon senso.
E poi manco un sottofondo finale tipo marcia funebre di Chopin, chè questa si, la meritavano.
Le Idi di Marzo sono state profondamente offese.
Speriamo non si vendichino.

Pino Grimaldi
grimliondr@libero.it

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