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Enna. La chiesa di San Marco – i beni – luogo di culto e spazio d’arte – il Monastero

Enna. La chiesa di San Marco – i beni – luogo di culto e spazio d’arte – il Monastero

Annessa al monastero di clausura delle suore carmelitane scalze, sin dal suo sorgere nella prima metà del secolo XVI chiamato di “San Marco le Vergini”, la chiesa dedicata al santo evangelista patrono di Venezia sorge nel cuore della città di Enna e da secoli ne costituisce il “cuore” pulsante di viva religiosità. Sorto, secondo la tradizione, sul luogo di una antica sinagoga, che delimitava il ghetto ebraico, ricordato ancora oggi dal nome dato alla zona: ‘Iudeca’, appena dopo l’espulsione degli Ebrei dai domini spagnoli avvenuta nel 1492, il tempio ci è pervenuto nelle forme barocche scaturite dagli interventi architettonici voluti nel 1643 dall’Abbadessa suor Angelica Petroso. Da allora le suore che si sono avvicendate nella guida del monastero non hanno risparmiato risorse ed energie per rendere la chiesa sempre più accogliente, per la comodità dei fedeli, e più fastosa, per la “maggior gloria di Dio”. E mentre negli austeri ambienti monastici la quotidianità delle suore era scandita da preghiere, meditazioni e lavoro, secondo la Regola di santa Teresa d’Avila, l’unica navata della chiesa si andava adornando, nell’abside e nelle pareti, dei settecenteschi stucchi del licodiese Gabriele De Bianco che incorniciavano gli affreschi riproducenti la Trinità, la Vergine, Sante e Santi carmelitani. Le plastiche forme dei putti, dei festoni, delle ghirlande, delle figure bizzarre si distendono sontuose tra le varie opere d’arte (tele, affreschi, statue…) collegando in un filo ideale, da un altare all’altro, il realistico crocifisso ligneo alla seicentesca Madonna del Carmelo, il possente San Marco di anonimo di fine ‘500 all’eterea Immacolata del settecentesco pittore di Mazara Tommaso Sciacca; tutto un tripudio di colori, sovrastato dalla cupola affrescata in ardito scorcio prospettico da un pittore, si tramanda, della bottega dell’artista fiammingo, operoso nel duomo cittadino, Guglielmo Borremans, forse il figlio Luigi. A completare la ricca decorazione nel 1708 il trapanese Antonino Rallo da inizio alla monumentale custodia lignea destinata all’altare maggiore disegnata dallo xibetano Agatino Daidone: le nicchie, le balaustrine, le statue, i fastigi dorati mandano bagliori che si riverberano sulle lisce rutilanti superfici della finta elaborata grandiosa architettura che al centro, là dove lo sguardo converge attirato dallo sfolgorio, ospita in apposita nicchia la statua lignea di San Marco. Adorno di aureola argentata, vestito d’un manto azzurrino, affiancato dal suo simbolo leonino, il santo dall’alto suo piedistallo, ma soprattutto dall’alto dei cieli, benedice monache, clero e fedeli esortando tutti ad una vita improntata al superamento d’ogni sorta di differenza di razza, classe, religione, ed alla più generosa reciproca comprensione, nucleo essenziale della Caritas predicata da Cristo.

Enna chiesa san_marcoIl Monastero di San Marco ad Enna venne inaugurato il 12 marzo 1931 dal Vescovo della Diocesi, Mons. Mario Sturzo, negli stessi luoghi e fabbricati dove prima esisteva l’antico monastero, soppresso in attuazione delle leggi eversive del 1866 e 1867 emanate dal governo sabaudo. Le vicende storiche della nostra comunità monacale sembrano scritte per una scenografia da film. La sua fondazione, come risulta da antiche carte, risale intorno al 1492 per volere della regina Isabella di Castiglia. Fu quindi a seguito della cacciata degli ebrei dai domini spagnoli, regnando Ferdinando d’Aragona, che sorse il monastero dedicato a San Marco Evangelista, martirizzato dai giudei in Alessandria d’Egitto. Padre Giovanni dei Cappuccini, storico locale vissuto nel Settecento, addirittura colloca la fondazione del monastero due secoli prima, per volontà “di una donna molto onesta e timorosa di Dio che promise se stessa e le sue figlie vergini a claustrarsi” nel convento edificato nel quartiere della Giudecca, dove la sinagoga fu trasformata in chiesa, poi ampliata e abbellita in stile barocco nel XVII secolo. Nel 1530 alcune Sorelle si staccarono dalla comunità per dare vita ad un nuovo monastero, quello di Santa Maria del Popolo. Enna San Marco cartolinaPer secoli le suore dei due monasteri vissero le stesse regole del Carmelo, dedicandosi alle quotidiane pratiche religiose. A seguito delle citate leggi eversive, nel 1871 le carmelitane di San Marco e di Santa Maria del Popolo chiesero di rimanere nei loro monasteri fino alla morte dell’ultima monaca. Ottennero il permesso solo le suore di San Marco, che accolsero nel loro convento le consorelle di S. M. del Popolo, il cui immobile fu confiscato e iscritto nel demanio dello Stato. Con le monache ospiti a San Marco vi erano alcune educande tra cui Mariannina Litteri e Luigina Porrello. Nel 1913 la Litteri fece testamento per destinare i suoi cospicui beni alla fondazione di un monastero di Carmelitane Scalze e il suo progetto fu condiviso da Luigina Porrello. Dopo appena un anno, nel 1914, l’educanda benefattrice morì, mentre rimase nel monastero l’ultima religiosa con quattro educande e due anziane laiche. Nel 1923 Luigina Porrello, con le educande e alcuni sacerdoti fondò la “Società anonima per azioni San Marco”, da lei presieduta. Enna chiesa san marcoPuò così acquistare i locali dell’attuale monastero, già destinati ad una vendita all’asta dopo l’avvenuta morte dell’ultima religiosa. Dopo il concordato tra Stato e Chiesa del 1929, la nostra coraggiosa anziana educanda, Luigina Porrello, si mise in contatto con il Generale dei Carmelitani Scalzi, padre Guglielmo di Sant’Alberto, che affidò la fondazione a padre Adeodato Piazza e ordinò inoltre alla madre Maria Immacolata di San Giuseppe, suora in un monastero di Napoli, di recarsi ad Enna. Nel 1932, finalmente, Luigina Porrello indossò a 72 anni l’abito del Carmelo prendendo i voti col nome di suor Angelica Maria Luisa di Sant’Eugenio. Dopo aver combattuto per anni, si ritirò in silenzio “con la gioia degli umili di cuore”.

Giuseppe Scillia, San Marco,1860, olio su tela, 130 x 100 cm
Tronetto d’argento per l’esposizione dell’Eucarestia, Decio Furnò, 1773 ca.
Ostensorio a raggiera, XIX secolo, argento, con il pellicano che nutre i suoi piccoli e i quattro evangelisti alla base, h 73 cm

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