L’abbattimento del Palazzo Varisano di Pasquasia avvenuto nella seconda metà degli anni ’30 doveva servire, secondo una prima fase progettuale del 1932, a costruire nell’area liberata, il nuovo palazzo della Prefettura; tuttavia il progetto fu ben presto abbandonato perché la superficie a disposizione sembrò non abbastanza estesa. Ciò nonostante, alcuni anni dopo mentre il nuovo palazzo della Prefettura era già ad uno stadio avanzato di costruzione, il Palazzo Varisano fu ugualmente abbattuto. Al suo posto, per molti anni, rimase una grande area libera, che fu utilizzata per ingrandire notevolmente l’adiacente piazza Umberto. Agli inizi degli anni ’50 lì dove un tempo sorgeva il palazzo Varisano fu costruita la nuova sede del Banco di Sicilia e dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni.
A partire dagli anni ’60 iniziò la distruzione sistematica di un gran numero di antichi palazzi che, come ci dice Salvatore Presti nel suo libro “Enna, Il filo della memoria” edito da NovaGraf, comportò “non solo la scomparsa d’immobili di pregio e di monumenti, ma anche lo stravolgimento dei luoghi, degli usi e delle consuetudini ad essi legati che, per secoli, hanno scandito la vita dei suoi abitanti. Distruzioni per le quali nessuno, allora, alzò un dito”.
Didascalie e testo di Michele Pirrera
Dopo l’abbattimento del palazzo dei baroni Varisano di Pasquasia e prima della costruzione del Banco di Sicilia, per circa quindici anni Enna ebbe una piazza Umberto molto più grande di quella attuale.
Nei primi anni ’50 venne costruito il Palazzo del Banco di Sicilia e dell’I.N.A. L’aspetto di Piazza Umberto divenne quello attuale.
Agli inizi degli anni ’60 fu abbattuto il Cinema San Marco. Al suo posto fu costruito il palazzo del consorzio agrario la cui superficie coprì anche gran parte della pubblica piazza antistante.
Negli anni seguenti furono abbattuti, per scopo di speculazione edilizia, gli antichi palazzi nobiliari Rosso – Savoca e Bruno. Al loro posto vennero costruite moderne palazzine con decine di appartamenti.
Stessa sorte tocco al Palazzo Terresena nella cui area venne costruito il palazzo I.N.A.I.L.
Infine fu abbattuto l’antico palazzo dei marchesi Grimaldi di via Falautano accanto al palazzo del Municipio. Anche in questo caso fu costruita una moderna palazzina piena di appartamenti per abitazione e uffici.
Nell’attigua piazza Vittorio Emanuele altra vittima illustre del piccone demolitore fu il grazioso palazzo in stile Liberty che era stato sede del Banco di Sicilia. Al suo posto venne innalzato un edificio commerciale dal prospetto color rosa. Solo dopo diversi anni venne modificato colore ed aspetto della facciata.
Anche alla “Balata” le antiche abitazioni furono demolite per far posto ad anonimi palazzi in cemento armato.
La torre campanaria del Collegio di Maria in piazza San Tommaso fu demolita in due tempi. Nel 1963 fu abbattuta la parte sommitale, nel 1984 fu demolita completamente per rendere accessibile alle auto la via Anime Sante.
Per l’esigenza di rendere le vie di accesso alla città più comode al crescente traffico automobilistico furono sacrificate senza esitazioni tre antiche porte monumentali: Porta Palermo, Porta Pisciotto e Porta di Portosalvo.
La necessità di creare parcheggi nel centro storico spinse gli amministratori del tempo a ribassare la piazza Vittorio Emanuele.
Piazza Vittorio Emanuele dopo i lavori di ristrutturazione. La piazza mantenne questo aspetto all’incirca per i trent’anni successivi.
Foto dall’archivio si S.Contino (fotografo ennese)
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Enna (fine anni 20 agli anni 40 del secolo scorso)
“All’alto senso artistico di Ernesto Basile… non potrà sfuggire che la bellezza di questa antica cittadina consiste principalmente in una delicata armonia tra le case e la natura, tra le pietre e il paesaggio che l’avvolge tutt’intorno. Una bellezza che facilmente può scomparire se si altera fuori del conveniente questo rapporto armonico; se si turba l’ambientazione di certe piazze, l’inquadramento di certi vecchi edifici, lo sfondo pittoresco di certe strade.”
Così scriveva il nostro Nino Savarese sul numero di febbraio 1928 de “Il Lunario Siciliano”, rivolgendosi al famoso architetto autore del Monumento ai Caduti ed incaricato della redazione del Piano Regolatore di Enna.
In seguito all’elevazione di Castrogiovanni a capoluogo di Provincia il 6 dicembre 1926 ed alla sua ridenominazione con l’antico nome di Enna, la città fu sottoposta a massicci lavori che nei successivi quindici anni ne cambiarono profondamente l’aspetto urbanistico.
Dapprima fu cambiata la pavimentazione della via Roma sostituendo il caratteristico acciottolato misto a basole di pietra lavica con un basolato uniforme.
Agli inizi degli anni trenta nella Piazza Vittorio Emanuele fu edificato il sontuoso Palazzo Militello mentre nell’attigua Piazza San Marco fu sopraelevato di un piano il Palazzo delle Poste.
Nella seconda metà degli anni trenta, nonostante fosse stato dichiarato monumento nazionale, fu abbattuto il grande palazzo quattrocentesco dei baroni Varisano di Pasquasia che si trovava nell’area oggi occupata dal Banco di Sicilia.
Nella zona corrispondente all’attuale Piazza Garibaldi, nello stesso periodo, furono costruiti il palazzo degli impiegati, il palazzo della Prefettura, il palazzo delle Corporazioni e la Banca d’Italia. Profonde opere di ristrutturazione subì anche il palazzo dei baroni Grimaldi di Geracello prospiciente nella stessa piazza.
Il Palazzo di Giustizia, di nuova istituzione, trovò sede all’interno del palazzo Chiaramonte.
Castrogiovanni (Enna dalla fine del 1800 al 1925)
“Castrogiovanni è tra le più importanti e graziose città dell’interno della Sicilia.
E’ posta sulla cima pianeggiante di un gran monte isolato a 925 metri sul livello del mare, nel centro dell’isola, onde Callimaco nel suo inno a Cerere la chiama l’ombelico della Sicilia.
Per la naturale fortezza del luogo, pei suoi castelli e le varie torri, per l’importanza grandissima che ebbe specialmente nelle guerre degli antichi secoli e nel medioevo, veniva chiamata inespugnabile.
La cingono amenissime contrade e vi si ammirano panorami stupendi che si estendono su gran parte dell’isola. Le bellezze naturali di Castrogiovanni, dan ragione delle descrizioni che ce ne hanno lasciato gli antichi, e dei titoli da essi dati alla città: Cicerone la descrive, insieme coi dintorni, amenissima e ridente; Claudiano la chiama deliziosa; Solino la loda di continua primavera, per i perpetui fiori che vi si vedono in tutto l’anno. Alle lodi degli antichi fanno coro i moderni visitatori, serbandone un ricordo graditissimo.
Veduta nel suo complesso ha l’aspetto di un poligono irregolare. Si presenta allo sguardo assai bella con i suoi fabbricati a proscenio, i bei palazzi, le numerose piazze i maestosi conventi, l’imponente castello di Lombardia in un estremo punto, e la gran torre del castello di Federico su un alto poggio.
La città è corsa da molte strade non tanto ampie, ma ben lastricate o ciottolate. Primeggia la via Roma, basolata di pietra di lava, lunga oltre 2 km., e che ha ai lati belli fabbricati con ricchi negozi, ed in molti punti svariata da spaziose e ben costruite piazze… “
Dalla monografia “CASTROGIOVANNI” di Ettore Liborio Falautano edita nel 1909.
“E’ degno di speciale menzione il Belvedere S. Orsola. Questa piazza è come un’ampia e deliziosa terrazza con comodi sedili, adorna di magnifici alberi. Ad W. è fiancheggiata dall’Hotel Belvedere e a N. recinta da una bella ringhiera, donde si gode una vista incantevole: sottostà una gran valle con svariata vegetazione, e intersecata dallo stradale che porta alla stazione ferroviaria. Da questo lato si vede la vicina Calascibetta, e dietro a questa il gran monte Artesino, e poi la maestosa catena delle Madonie. Ad E. si vedono Leonforte, Assoro, Agira, Centuripe e poscia l’Etna imponente.”
“CASTROGIOVANNI di Ettore Liborio Falautano pag. 10”
Supera tutte le altre per bellezza l’ampia Piazza Vittorio Emanuele (San Francesco per gli ennesi) Ha figura rettangolare, è basolata con mattoni di cemento, adorna di graziosi alberi di robinia, circondata da sedili e abbellita da eleganti candelabri. A N. ha la bella chiesa di S. Francesco con il suo monumentale campanile, e agli altri lati belli fabbricati con eleganti negozi, caffè, sale da toletta, ecc.
“CASTROGIOVANNI di Ettore Liborio Falautano pag. 9”
Proseguendo per la via Roma, accanto al Monastero di San Marco c’era la Piazza Maestro Chiaramonte (San Marco per gli ennesi ed attuale Piazza VI Dicembre). Tutt’intorno sorgevano antichi palazzi nobiliari nonché l’edificio che ospitava l’ufficio postale e telegrafico. Tra il palazzo delle poste ed il Monastero, fu costruito il cinema San Marco, grazioso palazzetto in stile liberty, inaugurato nel 1925 ed abbattuto agli inizi degli anni 60.