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Barrafranca: la storia, le tradizioni, la cultura popolare

La collaborazione di Salvatore Licata e Carmelo Orofino ha portato alla creazione di un’opera che si inserisce a pieno titolo come pietra miliare nella ricostruzione storica di Barrafranca.

Sappiamo che la storia procede per processi di trasformazione, o evolutivi, attraverso una transazione continua, in cui evoluzioni, fenomeni ed eventi, motivazioni e accidentalità, fattori ambientali ed umani, contrasti e coincidenze si intrecciano, si urtano, rimbalzano, si deformano, scompaiono e riappaiono, influenzati da rapporti di causalità, come dalle perturbazioni della causalità e si attuano secondo svolgimenti previsti e imprevedibili. Tutto ciò confluisce a formare delle congiunture, in altre parole quelle combinazioni eterogenee di situazioni e di fatti che, proprio per la loro complessità interna sono irripetibili.

Ogni periodo della storia può essere visto come la combinazione di un’ampia gamma di concomitanti condizioni, circostanze, fattori, andamenti e variazioni di origine remota, recente o contemporanea.

In questa direzione si muovono i nostri autori che con rigore scientifico e metodologico, nulla hanno tralasciato nella consultazione della ricca bibliografia che spazia da Michele Amari a Tommaso Fazello, da Vito Amico a Giuseppe Pitrè a Giorgio Piccitto (solo per citarne alcuni), per offrire un quadro quanto mai esaustivo della identità storica di Barrafranca.

Marc Bloch nella sua “Apologia della storia” afferma che l’oggetto della storia è l’uomo o meglio la rappresentazione delle attività umane e, quindi, la stretta correlazione con le altre discipline (sociologia, economia, letteratura, ecc…) consente la conoscenza dei vari avvenimenti storici.

Si studia la storia per capire se stessi. Si studia se stessi per capire la società, lo Stato la civiltà nella quale si vive, anche,e soprattutto, in rapporto con il passato.

Gli uomini hanno il bisogno di definire la propria identità e di ritrovare la propria memoria che diventa ricerca delle origini, ricerca della propria cultura, analisi del territorio.

La storia può essere ricavata da ogni parte. Noi stessi siamo fonti storiche. I nostri modi di fare ci sono tramandati, così la nostra cultura; se fossimo in grado di interpretare il nostro patrimonio genetico, che si è tramandato nelle varie generazioni dell’uomo, vi potremmo leggere moltissime informazioni sul nostro passato. È la mancanza di identità, vale a dire il difetto di conoscenza delle proprie radici a portare l’intolleranza, che è alimentata inoltre dalla mancanza di una corretta conoscenza della storia degli altri, dell’altrui punto di vista e dello spirito di accettazione delle alterità.

Ecco perché la storia è costretta ad uscire fuori dagli angusti margini delle date e dei luoghi, perché come un fiume in piena deposita il suo fertile limo dal quale si originano piccoli rami che si inerpicano nella scala della conoscenza, alla ricerca delle cause prime dei mutamenti.

Mi consentano gli autori una divagazione poetica, vorrei ricordare l’incipit del II libro dell’Eneide di Virgilio: Conticuere omnes intentique ora tenebant inde toro pater Aeneas sic orsus ab alto.

Voi mi chiederete cosa c’entra Virgilio con Barrafranca? Come Enea in un silenzio sacrale racconta la distruzione di Ilio e la sua fuga dalla città in fiamme con pochi superstiti, mentre tutti sono attenti ad ascoltare; così, provando ad uscire fuori dai soliti schematismi mentali, immaginiamo adesso i nostri autori attorniati dai propri concittadini, magari nella piazza principale del paese o all’interno della sala consiliare dove cominciano il loro racconto “Barrafranca: la Storia, le Tradizioni, la Cultura popolare”:

“Barrafranca sorge su una collina intorno ai 448 mt…”

Questo incipit solenne conferisce a Barrafranca una dimensione di vetusta nobiltà e nello stesso tempo di sacralità in quanto è la “terra madre” dalla quale trae origine la vita in tutte le sue manifestazioni. E di questa madre si indagano le caratteristiche morfologiche della sua fisicità (il territorio), in quanto con esse si connettono le attività antropiche che si sono sviluppate e in questa ricerca, mi sembra di intravedere l’interesse degli autori a voler scavare nel fondo per fare riemergere dal passato tutto quanto riesca a far luce sul presente. “Historia magistra vitae” ed ecco che come in un vasto affresco scorrono le immagini e le storie di un tempo passato: i Sicani, i Greci, i Romani, i Bizantini, gli Arabi e via via i Normanni, gli Angioini, gli Aragonesi, fino ad arrivare ai giorni nostri.

Al centro di tutto questo c’è sempre Barrafranca…

Con le sue trasformazioni urbanistiche documentate dalle collezioni di fotografie d’epoca. “Le strade sbiadite, le case di pietra e tufo, le chiese con le loro povere facciate, la gente in posa lungo le strade che sembrano indicarci quel senso di collettività sempre più difficile da trovare, costituiscono per gli anziani un ritorno per la loro fanciullezza e un ricordo, a volte lieto a volte triste, del loro passato…”

Si, perché proprio con il termine di storia intendiamo il complesso di tutti gli eventi del passato, e non solo del passato che ci è noto.

Potremmo affermare che la storia è composta da tutte le vicende note ed ignote, quelle vicende oggettive ed irripetibili che si mescolano alla presenza dell’uomo e che sono ampiamente influenzate dalla struttura socio-culturale-economica in cui si formano e agiscono.

Nella Grecia antica la storia era considerata come “magistra vitae” ed Erodoto di Alicarnasso è ritenuto il padre della storia perché nella sua opera Storie cerca di capire le cause che hanno portato alla guerra le poleis della Grecia che erano legate da un patto di alleanza, e l’impero persiano.

Erodoto osserva, ascolta, ragiona per poi narrare gli avvenimenti anche se, a noi oggi, il suo metodo può apparire poco scientifico nella ricerca delle fonti e scarsamente critico.

Su un altro registro agiscono i nostri autori che documentano, invece, con ricchezza di fonti i luoghi degli eventi storici che altro non sono che gli spazi fisici diventati scenari degli eventi che hanno maggiormente segnato la vicenda storica di Barrafranca.

Particolare risalto assumono gli spazi fisici connessi a particolari aspetti della vita di personaggi, dei riti e delle vicende del sacro che hanno connotato e continuano a caratterizzare la realtà di Barrafranca.

Suggestivi i riti della Pasqua e soprattutto del Venerdì santo che trova la sua massima apoteosi nella processione serale d’U Trunu, Senza tralasciare le pagine dedicate ai culti dei vari santi, fra tutti, bisogna ricordare Sant’Alessandro, il santo patrono della città.

Incanta il racconto sulla cultura popolare: fiabe, leggende e dicerie; il passato viene evocato squarciando la coltre del tempo e la memoria affiora e offre ai nostri autori, novelli aedi, la possibilità di rappresentare un mondo dove il mito, la fantasia, la leggenda, si mescolano e si fondono in un processo simbiotico che genera una nuova realtà rappresentata dalla dimensione onirica.

In conclusione, un cenno  su “Il vernacolo Barrese”, a cura di Filippo Salvaggio (Appendice III), dove il nostro traccia con precisione e meticolosa ricerca scientifica una sinossi del vernacolo barrese citando tutte le più autorevoli fonti bibliografiche.

A mio parere la storia di Barrafranca contribuirà a rafforzare il rapporto dei Barresi con la loro città e a consolidare la loro identità personale, sociale e culturale perché tale realizzazione è alla base dello sviluppo sostenibile di ogni realtà territoriale.

Gli autori hanno passato in rassegna i luoghi del mito, della leggenda, degli eventi storici, delle personalità, della cultura, del sacro, e questo viaggio a ritroso nel tempo risponde ad una profonda esigenza etica, quella di preservare l’identità e la memoria del passato, dal quale traiamo l’energia del presente e la linfa vitale che ci consente la costruzione del futuro.

Salvatore Riciputo

Dirigente responsabile

servizio Beni Bibliografici ed Archivistici

Soprintendenza B.B.C.C.A.A – Catania

 

SALVATORE LICATA

Nato a Barrafranca, nel 1950, si è laureato in Scienze Biologiche a Catania. Iscritto all’Ordine nazionale dei giornalisti – pubblicisti, ha collaborato con vari periodici provinciali e col “Giornale di Sicilia” dal 1984 al 2000. Nel 1986 ha svolto, per conto del Comune di Barrafranca, uno studio sullo Stemma comunale ottenendo l’approvazione, da parte del Governo, del nuovo Stemma comunale e la concessione delle «Patenti governative».

Opere edite:

Un paese dell’entroterra Siciliano: Barrafranca” (1984). “Barrafranca. Storia – Tradizioni – Cultura popolare”,Papiro editrice, Enna 1990. “Barrafranca” in “Enna 1989”, Ed. Pubblipress, Siracusa 1989; “Barrafranca” in “Enna e i suoi Comuni”, Editrice Nocera, San Cataldo (CL) 1994. “Sindaci, podestà e commissari (1820 – 2000)”, edito col patrocinio del Comune di Barrafranca.

Dal 1995 al 2000 è stato direttore responsabile di Radio Luce.

 

 

CARMELO OROFINO

Nato a Enna nel 1949, si è laureato in Lettere a Catania. Ha insegnato materie letterarie presso la Scuola Media ed il Liceo “G. Falcone” di Barrafranca, fino al pensionamento. Ha collaborato con “La Sicilia” ed è stato responsabile della terza pagina della rivista “Orizzonti”. Si è occupato di etno-antropologia, con molti articoli apparsi su periodici locali e riviste di settore. Riprendendo gli studi di storia locale dal padre Gaetano, ha approfondito gli argomenti con saggi e con­ferenze.

Opere edite.

Poesia: “L’Isola di Calipso”; – Nar­rativa: “Di un usuraio ennese ­(romanzo), “L’uomo che bruciò la cattedrale” (racconti); – Saggistica: “L’amore nell’età del pane”, “Ri­cordanze fotografiche”, “Canti po­polari nel territorio di Barrafranca”.

 

 

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