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Villarosa (EN)

L’attuale centro di Villarosa è di giovane fondazione e risale infatti al 1761.11 paese ebbe un proprio insediamento in epoca medioevale, sotto’, Federico III di Aragona con il nome di “Casale di Bombunetto”,che per tutto il secolo XIV appartenne alla famiglia Petroso di Castrogiovanni. In prosieguo il figlio di Teobaldo Petroso.

Manfredi vendette il feudo a Nicola d’Anzisa da Calascibetta il primo luglio del 1407 e nel 1453 il nipote del Manfredi fu reinvestito del Feudo e del Casale che mantenne il suo originario nome arabo-aragonese e che aveva come emblema uno scudo portante una rosa d’oro in campo azzurro racchiuso in un ovale formato da due fasci di spighe di grano che è attualmente lo stemma del paese. Il Casale nel 1693 fu distrutto da un terremoto e dopo alterne vicende Placido Notarbartolo-Zati figlio di Francesco e Angela Zati-Denti ottenne nel 1761 la “licentia populandi” sovrano consenso che consentì al secondo Duca di Villarosa di erigere la nuova città, riedificata nei pressi del ‘preesistente Casale di Bombunetto, in principio con il nome di San Giacomo di Villarosa finche in seguito prevalse solo Villarosa.

Villarosa è nome di poesia, derivante probabilmente dal casato di Faustina Villaraut, nonna materna di Angela Zati che venne in Sicilia dalla Toscana e sposatasi con Francesco Notarbartolo barone di Sant’Anna, Mogabeci, Bombunetto.

Il Comune inizialmente basato sull’agricoltura e sull’artigianato subì nei primi dell’ottocento un risvolto positivo in campo economico con la scoperta dei giacimenti di zolfo che gli consentirono di affermarsi sino alla metà del 1900 unicamente come centro minerario. Oggi delle miniere rimane solamente un ricordo; la memoria di un epoca che diede al paese lavoro e benessere.

 

Posizione geografica

Il territorio di Villarosa si trova nella regione erea nella parte centrale della Sicilia ed è limitato a Nord dal corso del vallone Salito, ad Est dal fiume Morello, ad Ovest dal corso del fiume Salso o Imera Meridionale e da parte della catena collinare delmonte Pampinello, a sud dalla linea ferroviaria Palermo-Catania.

Tali confini furono raggiunti soltanto nel 1937, quando vennero finalmente accolte le richieste fatte sin dal suo nascere dal Comune di Villarosa, che riteneva questi i suoi confini naturali ed il Comune di Enna ced ette ha 1282 di terreno, per cui il territorio passò da ha 4219 a ha 5501.

Il rilievo è rappresentato nella parte centrale dal monte Giulfo (m. 761) nella parte settentrionale da cozzo Viglio (m. 628), da cozzo Centimolo (m. 594) e dal monte Serralunga (m.558), nella zona sud-orientale dal monte Marcasita (m.590) e da cozzo San Giuliano (m. 526).

Tutto il territorio si divide in varie contrade: Marcato Vecchio, Serralunga, Purgatorio, Parcazzo, Gennaro, Viglio nella zona nord; Malpasso, Marcasita, Spedalotto, San Giuliano, Maggiorana, Fortolese, Cozzo Lampo nella parte sud-orientale; San Giovannello, Pampinello, L’Ariazza, San Rocco, Gaspa la Pera, Giulfo, Rocca Danzese, Gaspa La Torre, Lago Stelo, Bastione Buscella e San Francesco Bubonetto nella parte centrale.

La superficie agraria si estende per circa 5.000 ettari ed è caratterizzata da collinette intervallate da piccole pianure. Anticamente prevaleva la coltivazione di ulivi e di mandorli, adesso in diminuizione, mentre è in aumento il terreno adibito a seminativo; probabilmente perché questo tipo di coltivazione viene agevolato dall’uso delle macchine agricole.

Non mancano i vigneti e le zone lasciate a pascolo per l’allevamento di ovini ed equini.

Non esistono boschi; di tutti i tentativi fatti dal Corpo Forestale per il rimboschimento del territorio rimangono piccoli boschetti di eucalipti nelle zone periferiche del paese ed a nord dello scalo ferroviario.

La natura del terreno è molto varia, prevalente è gessoso ed argilloso, in qualche tratto è ricco di humus.

I corsi d’acqua sono: l’Imera meridionale al confine con la provincia di Caltanissetta ed il fiume Morello, che penetra nelle terre del Comune nei pressi di Villapriolo e ne esce in contrada San Giuliano. In questa zona l’ambiente naturale è stato trasformato con la costruzione di una diga sul fiume Morello nel Salso Superiore della capacità di circa quindici milioni di cm. cubi d’acqua, che consente la derivazione di una portata media annua di It. 300 al secondo per uso industriale.

La diga forniva l’acqua alla Plastionica, ex industria per la lavorazione della plastica, che sorgeva nei pressi della stessa diga, ed all’ex miniera di Pasquasia in territorio di Enna per l’estrazione e la lavorazione dei sali potassici.

Il clima ha caratteristiche mediterranee; non risentendo dell’influenza moderatrice del mare, ha estati caldi ed asciutte, inverni freddi e non eccessivamente piovosi senza però raggiungere mai temperature rigide, anche perché, pur essendo l’abitato a m. 523 sul livello del mare, è circondato da rilievi che lo riparano dall’influsso dei venti. La temperatura media annua è di 14-15° C.

 

Il centro storico

Posta al centro della vallata di Respiga “Villarosa” sorge dunque in terra di San Giacomo, il suo territorio è situato nella regione dei monti Erei circoscritti tra il fiume Salso e il suo affluente Morello sul quale negli anni ’70 fu costruita l’attuale diga. Il centro urbano, attraversato dall’ antica rotabile, dista solo 18 km da Enna, terra antica e centro di difesa Sicano, 30 km da Piazza Armerina, famosa per gli splendidi mosaici della “Villa romana del Casale”del IV sec.d.C., e 5 km dalla stazione ferroviaria resa negli ultimi anni particolarmente interessante, per la presenza di un caratteristico museo realizzato su stabili vagoni che custodisce vari oggetti d’epoca, rappresentativi di una pacifica e laboriosa vita locale e di una radicata tradizione siciliana.

L’ottagonale piazza Vittorio Emanuele e il risultato dell’armonioso piano regolatore della pittrice Rosa Ciotti di Francesco da Resuttano. Capolavoro e frutto di un accurato studio architettonico a forma di croce greca, divide il paese in quattro rioni denominati dopo l’unità d’Italia: Lincoln, Cavour, Procida e Meli. Dal centro della piazza si diramano i due ampi corsi principali: il corso Garibaldi e il corso Regina Margherita, lungo i quali si possono ammirare gli ottocenteschi palazzi che appartennero a nobili e importanti famiglie le quali rappresentano ancora oggi per i Villarosani il ricordo di un epoca in cui era molto evidente il divario tra “i ricchi e la povera gente”.

Alcuni di questi palazzi rivestono particolare importanza sia per storicità che per epoca di costruzione; a questi sul corso Garibaldi merita d’essere annoverato quello del barone Michele Deodato di epoca settecentesca sul cui muro una lapide marmorea testimonia la venuta il 12 agosto del 1862 del leggendario eroe dei due mondi, ospite per più giorni nella nobile casa e fu proprio da uno dei suoi balconi che arringò il popolo propugnando la liberazione di Roma e reclutando numerosi volontari.

E’ sorprendendo l’audacia e il legame che i Villarosani hanno stabilito con le vicende del risorgimento italiano; essi sono stati protagonisti di quella impresa garibaldina naufragata poi sull’Aspromonte. Altrettanto importante il palazzo dell’800 De Simone Candrilli ove ebbe i natali l’insigne poeta Vincenzo De Simone e nell’ottagonale piazza la torre civica dell’orologio del 1849, chiusa in alto da una piramide sul cui apice una bandiera segnala la direzione dei venti.

Il palazzo più attuale e quello del municipio sorto nel 1935 sulle rovine del vecchio circolo dei civili o casino di compagnia del 1877, sontuoso luogo dove i cittadini più benestanti si riunivano per trascorrere il loro tempo libero. L’impronta aulica dei Duchi Notarbartolo, fondatori di Villarosa, si concretizza nel caratteristico palazzo ducale la cui facciata principale è prospiciente la piazza San Francesco. Esso fu la prima abitazione civile in ordine di tempo ad essere eretta a Villarosa (e sembra che la costruzione segua la legge Vili del 1573 di Filippo II sulla colonizzazione spagnola dell’America latina secondo la quale la casa reale doveva essere edificata fra la piazza principale e la cattedrale tenendole ad una tale distanza per conferire autorità alla cattedrale, senza soffocarla e in modo che l’una e l’altra ricevano vicendevolmente prestigio). All’interno del palazzo fino a qualche anno fa si conservavano un quadro murale rappresentante il mezzo busto del Duca Placido Notarbartolo dipinto da Rosa Ciotti e un altro affresco murale raffigurante Santa Rosalia (oggi da restaurare e conservato presso il municipio). Purtroppo non è possibile visitare l’interno del palazzo, che necessita di un imminente restauro per poter superare il suo inesorabile declino, ma ci basti ricordare che la settecentesca residenza di campagna e di amministrazione del duca fu in quel periodo sede di un efficace politica agricola.

 

Struttura dell’abitato

Il centro storico del paese mantiene la struttura originaria anche se le case sono state abbellite e migliorate. Notevole è la bella piazza ottagonale a nord-est della quale sorge la torretta con l’orologio, che da alcuni anni è stato riattivato e con i suoi rintocchi segna le ore ed i quarti d’ora.

Gli edifici più antichi sono: il Palazzo ducale, che non mostra alcuna bellezza ne sfarzosità, anzi, a sinistra di chi guarda la facciata d’ingresso, altre costruzioni sono addossate al palazzo, quasi soffocandolo. Dalla facciata laterale lungo il corso Regina Margherita e la via Genco sembra una comune casa di abitazione e fino a qualche anno fa era data in affitto per tale uso; adesso è dichiarata inagibile.

Più monumentale con la sua alta scalinata e la facciata settecentesca è la Chiesa Madre, dedicata a S. Giacomo. Il tempio ad una sola navata è ampio e luminoso; ha subito negli ultimi decenni delle innovazioni: il pavimento che era in pietra è stato rifatto in marmo; gli altari laterali, tre a sinistra e due a destra in marmo hanno sostituito quelli originar! di legno rivestito di vetro colorato. Anche l’altare Maggiore, su cui è rimasto un grande dipinto ad olio del sec. XIX raffigurante l’assunzione della Vergine, è stato rifatto in marmo; sono stati tolti gli stalli in legno scolpito, che erano ai lati ed è stato demolito il pulpito.

A destra dell’ingresso principale, dove si trovava il fonte Battesimale riparato da un cancello in ferro battuto, è stato creato l’accesso all’ufficio parrocchiale ed alle scale della casa canonica, che ha avuto l’avvio dalla donazione di locali adiacenti alla Chiesa ed è stata ampliata con costruzioni e con l’annessione di parte dei locali dell’ex carcere, il resto del quale è stato demolito. I locali dell’antica sacrestia unificati formano un salone.

L’altra Chiesa parrocchiale è intitolata all’Immacolata Concezione; intorno al 1933 è stata demolita e ricostruita a tre navate a forma di croce greca con due altari laterali; ha annesso un salone e la casa canonica.

Il convento dei PP. Cappuccini, che sorge nella parte elevata a sud-ovest del paese da alcuni anni non è più abitato dai monaci e la struttura è ridotta in cattive condizioni. L’annessa chiesetta dedicata a Maria SS. delle Grazie si apre soltanto peruna messa domenicale e per la celebrazione di qualche festività.

Un istituto religioso femminile, quello delle Oblate del S. Cuore, aveva aperto una casa prima degli anni ’40, e le suore si dedicavano alla formazione dei bambini e della gioventù femminile. Avendo avuto in dono una casa nel quartiere S. Giuseppe, vi avevano costruito un edificio nei pressi del monumento ai caduti, ma da qualche anno lo hanno abbandonato. L’edificio è stato acquistato e rimesso a nuovo da privati che lo utilizzano per una casa di riposo per anziani.

Rimangono due istituti di suore: quello delle Canossiane, apertosi dopo la seconda guerra mondiale in contrada Acquanova nei locali dell’ex colonia montana, dove, demoliti tali locali, le suore costruirono un grande edificio ed aprirono un collegio per ragazze bisognose provenienti da vari Comuni. Successivamente il collegio è stato chiuso e parte dell’edificio è stato acquistato da privati che vi gestiscono una piccola industria per la confezione di maglieria. Le suore hanno una scuola materna e si occupano dell’assistenza religiosa del popolo, soprattutto degli abitanti della zona distante dalle due chiese parrocchiali.

L’altro istituto delle suore Orsoline si trova in via Marguglio in una casa donata da privati ed ospita fanciulli appartenenti a famiglie disagiate. Tutti gli uffici pubblici hanno sedi proprie: il Palazzo comunale costruito intorno agli anni ’50 sul posto dove era stato prima il «Circolo dei Galantuomini», l’edificio della Pretura ricostruito negli ultimi decenni, la caserma dei Carabinieri, l’Ufficio postale di recente costruzione.

Le scuole hanno locali sufficienti: quella elementare, oltre all’edificio grande, fornito di palestra e di cortile, costruite nella piazza dell’ex villa comunale, ha un altro edificio al centro del villaggio presso l’incrocio tra la SS. 121 e la S P 6 per i bambini della zona. La Scuola Media dispone di un ampio edificio con una bella palestra. La Scuola Materna funziona in parte in un edificio costruito appositamente ed in parte nei locali dell’ex ECA, dove ha sede anche la guardia medica notturna e festiva.

Le strutture sanitarie non sono ancora ben sistemate; è stato costruito un edificio per l’assistenza sanitaria, che non è stato ancora utilizzato ed il paese in questo settore è molto disagiato. Il centro abitato si è ampliato notevolmente dopo gli anni 50 con la costruzione di palazzi e di singole abitazioni sia sull’area di vecchie case demolite sia estendendo la zona urbanizzata. Le nuove costruzioni sono in maggior numero lungo la S.S.121verso Palermo e la S.P. 6 verso Villapriolo.

L’ edilizia privata si è sviluppata anche nella zona del mattatoio comunale; la strada statale 121, dove faceva una curva pericolosa per immettersi nel corso Garibaldi, è stata raddrizzata; nello spazio tra la vecchia e la nuova strada è sorta una villetta. La piazzetta Umberto I ed altre piazzette nei pressi del palazzo comunale sono state sistemate a villette con piante e panchine. La Piazza Vittorio Veneto, dove dal 1950 è collocato il cippo con il busto in bronzo del poeta Vincenzo De Simone, e stata migliorata in questi ultimi anni ed è rigogliosa di piante e di fiori.

Anche Villapriolo ha ampliato il suo centro abitato e migliorato le abitazioni del centro storico. Presso l’incrocio tra le due strade principali in una piazzetta sorge la torretta con l’orologio fatta costruire da un privato nel 1945. La Chiesa parrocchiale si presenta con un’ampia scalinata e all’interno è stata recentemente rinnovata; dispone di un salone e della casa canonica. Dietro la Chiesa si erge la scalinata fiancheggiata dalle stazioni della Via Crucis che culmina con le tre croci.

 

Video VILLAROSA (EN)


vedi (link):

Villarosa le Chiese e le feste religiose

L’aspetto economico
Il Comune, inizialmente basato sull’agricoltura e sull’artigianato, subì nei primi dell’ottocento un risvolto positivo in campo economico con lo sfruttamento dei giacimenti di zolfo, già conosciuti in epoca romana, che gli consentirono di affermarsi sino alla metà del 1900 unicamente come centro minerario. Vicino alla zona di maggiore concentrazione zolfifera si trova il lago Morello, un bacino artificiale circondato da uno splendido scenario.
Parlando di economia siciliana, è opportuno esaminare la storia di questa terra così contesa nella storia. Un luogo ora d’incanto, ora di carestia e povertà. La Sicilia, terra del sole, isola dai forti contrasti. Sono proprio i contrasti che caratterizzano l’entroterra e soprattutto l’economia tradizionale di Villarosa, che nei primi anni dell’ottocento sino ai giorni nostri, è caratterizzata dai cicli stagionali che scandiscono le attività lavorative. Particolari forme di lavoro sono legate alla pastorizia, alla coltivazione del grano con l’uso dell’aratro a chiodo e alla coltivazione delle viti, dell’olivo e delle mandorle.
L’agricoltura, per lungo tempo, è stata caratterizzata dall’alternanza della cerealicoltura con il riposo per uso pascolo a causa della penuria d’acqua.
Le fasi della coltivazione del grano richiedevano cura ed attenzione, soprattutto la preparazione del terreno con l’aratru a chiovu, la mietitura e la pisata ( battitura).
Il grano raccolto era sistemato a mucchi al centro dell’aia e qui si effettuavano le prime cerniture con il crivello di cuoio (crivu d’ aria) che si agganciava sospeso, mediante una corda, ai rebbi di una forca a tre vertici. Si procedeva quindi a calcolare e a dividere la quantità del raccolto (spartiri l’aria). Unità di misura era il tumminu ( pari a 18 kg circa), unità di misura inferiori erano il munneddu (4,5 kg) e la quartigghia (un chilo). Il grano dell’ annata si conservava nei canonizzi, alti contenitori di canne intrecciate, a forma cilindrica, consentiva la traspirazione del prodotto impedendo che cominciasse a gigghiari (ammuffire).Il grano si portava al mulino, sul dorso degli asini con le coffe, per essere macinato e farne della farina. Molte donne in casa confezionavano, poi, pasta e pane facendo ricorso ad un piccolo torchio a manovella e ad un’attrezzatura empirica di cannucce, pettini, temperini, aghi e ferretti.

 

Along the 121 main road, heading in the direction of Palermo, you come to Villarosa, a small town built by Duke Placido Notarbartolo on the ruins of a farmhouse which was destroyed by an earthquake in 1693. The town went through a prosperous period in the 19th century, with the exploitation of the numerous sulphur mines in the area. Its orthogonal plan, draw up by the painter Rosa Ciotti di Resuttano, allows for a smooth tour through the ordely streets in the town. Among its more interesting monuments, the 18th century main church dedicated to San Giacomo Maggiore and Palazzo Ducale are both worth seeing. Your visit to Villarosa however, begins before the residential area. On the 121 main road, you will come to the cut-off for the railway station on your left.It is worthwhile taking the detour. A small country station, destined to be closed, has been skilfully trasformed into a extremely original railway and rural museum. Another detour leads to Lake Morello, an artificial basin into which the river Morello is made to flow. The lake basin offers landscapes of considerable natural interest.

Long the main road 121, in Palermo direction, one meets Villarosa, a small city built from the Duca Placido Notarbartolo on the ruins of a country house destroyed by the earthquake of 1693. The visit to Villarosa begins before arriving in the built-up area. On the state road, in fact, one meet on the left the shunting line for the railway station. It is worth the pain to turn and visit the small country station that, destined at the closing, has been instead skilfully transformed in a most particular railway and of the peasant civilization museum. Another shunting line, instead, leads until the Morello Lake, an artificial river basin, in which are made to flow the waters of the homonymous river. The Lake, there where it has taken possession of the artificial river basin, offers landscapes of remarkable naturalistic interest.

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