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Enna. Il museo Varisano

Nel 1985, nel restaurato Palazzo Varisano, si è inaugurato il Museo Archeologico di Enna.
Palazzo Varisano, un tempo appartenuto alla famiglia Petroso, fu dei Leto di Capodarso e successivamente, nel XVIII sec. fu ereditato dai Baroni Varisano. Negli anni ’70 fu acquistato dalla Regione Siciliana. Il Restauro dell’Ardi. Franco Minissi, finalizzato all’esposizione museale, ha esaltato le linee sobrie ed essenziali del complesso monumentale che si inserisce nello spazio barocco di una delle più belle piazze ennesi – l’antico piano della Matrice, oggi piazza Mazzini – inquadrato dalla presenza della Chiesa di San Michele (XVII sec.) e dall’imponente Duomo (XIV-XVIII sec.). Caratteristica fondamentale del Museo, che si articola in ampie sale espositive, è quella di presentare reperti e testimonianze delle forme di vita documentate nel territorio della provincia di Enna, in particolare, al momento dell’ellenizzazione (VI sec. a. C.).

Il percorso di visita nonché di conoscenza del territorio ha inizio con la presentazione di due siti archeologici geograficamente contigui al capoluogo e di notevole rilievo: Capodarso e Calascibetta. Relativamente a Capodarso, centro indigeno ellenizzato sistematicamente esplorato dal 1974, c’è da sottolineare che dall’imponente area fortificata che domina il fiume Imera, fronteggiando il sito gemello di Sabucina, provengono interessanti reperti del VII sec. a. C., tra cui un frammento di vaso decorato con impressioni, raffigurante un ariete, esempio straordinario di arte indigena e vasellame di produzione locale e di importazione greca del VI-V sec. a. C. Nel territorio del comune di Calascibetta, negli anni 1949-51, Luigi Bernabò Brea portò in luce quattro necropoli. La più antica, Malpasso, risale alla tarda età del Rame (fine III – inizi II millennio a. C.). La necropoli della Calcarella, con tombe a grotticella artificiale, ha restituito corredi dell’età del Bronzo finale (fase di Cassibile 1000-850 a.C.). All’età del Ferro appartiene la necropoli di Cozzo S.Giuseppe in contrada Realmese, la più suggestiva, per la presenza di circa 300 tombe del tipo a forno, scavate su una formazione rocciosa al centro di una verde vallata. I corredi attestano l’utilizzo dell’area dalla metà del IX sec. alla prima metà del VI sec. a.C., momento in cui, con l’ellenizzazione della zona, vennero utilizzate anche le necropoli di Valle Coniglio e di contrada Quattrocchi, in cui accanto ai materiali di produzione indigena, vi sono oggetti di importazione, di fabbrica corinzia e attica (VI-V sec. a.C.). Nelle vetrine della seconda sala, o sala di Enna, sono esposti i risultati delle prime ricerche archeologiche sistematicamente condotte nel territorio urbano dal 1978. Tra i reperti si citano quelli di uno stanziamento preistorico in contrada Ninfa, della necropoli greco-indigena (V e IV sec. a.C.) in contrada Pisciotto del Castello di Lombardia; sono inoltre presentati alcuni reperti, provenienti da collezioni private, di particolare interesse. Si segnalano gli strumenti litici della collezione Vetri, costituita alla fine dell’800, e pregevole vasellame di importazione corinzia e attica di recente acquisizione.
La terza sala è dedicata a Pergusa, e vi sono esposti alcuni reperti che attestano la presenza di genti antiche che fin dalla preistoria hanno abitato nei pressi dell’unico lago naturale di Sicilia. Accanto ai rinvenimenti di contrada Zagaria, Iacopo e Juculia, proficue ricerche archeologiche sono state condotte dal 1979 nella località Cozzo Matrice: è stato posto in luce un insediamento preistorico dell’età del rame (III-II millennio) con una stazione-officina per la lavorazione della selce e un centro indigeno ellenizzato (VI-V sec. a.C.). La presenza di aree sacre destinate al culto di Demetra e Kore, grazie anche ad una corrispondenza topografica dei luoghi descritti, ancor oggi assai suggestiva, conferma la localizzazione del mitico rapimento di Kore-Proserpina da parte del dio degli inferi Ades-Plutone, dalle fonti antiche ubicato nella stupenda cornice naturale offerta dal Lago di Pergusa. Ricchi sono inoltre i corredi provenienti dalle necropoli per la presenza di pregevoli esemplari in ceramica e in bronzo di notevole bellezza.
La quarta sala, di Rossomanno, documenta la continuità di vita in questo sito dal VII sec. a.C. al Medioevo. Le necropoli del centro greco-indigeno posto in luce nel 1978 hanno restituito corredi di pregevole bellezza. Tra gli altri, i monili in bronzo, in argento e gli scarabei in pasta vitrea (VI sec. a.C.), indicativi quest’ultimi, di rapporti commerciali con l’area fenicio-punica. Il vasellame di produzione indigena, accanto ai materiali di importazione, consente di tracciare una mappa dei contatti di queste genti con le aree commerciali della costa. Tra le interessanti modalità di deposizione documentate, è da segnalare la presenza di ossuari risalenti al VI secolo a.C. con ‘campi di crani’ accostati o deposti entro ciotole di fabbrica indigena.
I materiali archeologici presentati nella quinta sala, destinata anche alle mostre temporanee, si riferiscono alle recenti indagini condotte nel territorio della provincia di Enna. Tra i corredi tombali del territorio di Assoro spiccano quattro eccezionali reperti: due grandi bacini in bronzo, una oinochoe ed una mike del V sec. a.C. Significativi reperti provengono dalle necropoli ellenistiche di Agira ove abbondano, come di consuetudine, gli unguentari. Gli esemplari provenienti dalla necropoli di Cerami rappresentano elementi di contatto con la vicina Centuripe per la presenza di vasellame figurato, statuette e maschere teatrali di età ellenistica documentanti il culto di Dioniso. Gli aspetti più significativi delle testimonianze del territorio di Pietraperzia sono rappresentati dal tardo neolitico all’età ellenistica con interessanti esempi di ceramica indigena.

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