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Il ‘proporzionalmente proporzionato’ di Pino Grimaldi

Enna 02/10/05 – E siamo al dunque: con Tomasi di Lampedusa che aveva ben ragione di fare dire al suo principe, “tutto deve cambiare perché tutto ritorni come prima”.
Lo scenario del bel paese offre pièce di una classicità apprezzabile. Un ministro della economia era stato “gentilmente” dimesso perché ritenuto inidoneo a quel quadro politico? Nessun problema: lo si manda in ferie per un certo tempo e lo si richiama con doppia veste vice presidente – già nominato – e titolare dello stesso dicastero.
La proporzionale era stata fatta fuori a furore di popolo (vero! vi fu un referendum, certo per qual che vale) e sostituita con la madre di tutte le leggi elettorali il tatarellum (un fritto misto di carne e pesce, d’accordo disgustoso)?
No problem: ecco in quattro e quattrotto – è il caso di dire contando i giorni di gestazione approvazione e demonizzazione – tolto l’inganno e fatta altra legge che a dire di qualcuno più proporzionale di cosi non si può.
Si sono sempre fatte finanziarie in cui tutti – e dicendo tutti si intende proprio tutti e nessuno escluso – sono riusciti ad ottenere qualcosa o a non vedere fatti i conti nello loro tasche? Voilà ecco risolto il problema: cinghia stretta collettiva con rinunce volontarie, semi volontarie o per niente (e lamentandosi come capretti sgozzati in periodo pasquale pre concilio).

Dal Quirinale che rinuncia per il prossimo triennio a 49 milioni di euro, il senato a 17 e la camera a quasi 11, diecipercento in meno per tutte le retribuzioni degli eletti dal popolo e soprattutto niente più cortei di auto blu ma forse… solo grigie così non danno all’occhio.
Insomma una rivoluzione fatta – come sarà – tra settembre ed ottobre che fa andare indietro nei tempi (altri,altri!) in cui a brumaio avvenivano inversioni di rotta polari e per quel che ricordo alla lunga nulla di buono per il famoso e chiacchierato popolo sovrano.
Ironia a parte, il problema è che vengono spontanee alcune considerazioni da bar dell’angolo.
Non è mai apparso ad alcuno che i ministro fossero come i ”menù del giorno” dei ristoranti che cambiano, per ovvie ragioni quotidianamente per poi ricominciare con la stessa solfa ogni lunedì.
E con tutto il rispetto per passato presente e futuro, i ministri della economia farebbero bene a lasciarli al loro posto tranne che non abbia loro dato di volta il cervello.Cosa che, dicono, non è avvenuto.

Le leggi elettorali sono strumenti: e solo tali perché consentono agli aventi diritto di eleggere i loro rappresentanti. Non sono tavole di Mose e non sta scritto in nessun testo biblico – o meno – che vi sia un tempo in cui cambiarle (o non) se un parlamento le approva.
Ma detto questo lapilassiano e scontato (ma non per tutti si intende) il problema è se si vogliano onorare i singoli elettori o i partiti.
Stranamente nella nostra costituzione la parola (o lemmo) partiti compare una sola volta in tutti i 139 articoli che la compongono, quando viene statuito (Art.49) che i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico al determinismo della vita politica nazionale.
Quanto a dire che se i cittadini vogliono possono farlo ma nessuno né li obbliga ne lo vieta.
Il che significa che un “partito” non può essere interlocutore di alcuno né sostituirsi alla sovranità del singolo.
La cosiddetta seconda repubblica ha cercato di dare attuazione al dettato costituzionale con la soppressione dello strapotere dei partiti.
Ma naturalmente ha fallito.
Ed oggi addirittura si arriverebbe ad avere liste bloccate di partito con eliminazione del voto al singolo candidato che diventa sottoposto a quanto il partito ha deciso – il numero nella lista – e non al popolo che lo vuole eleggere ed al quale deve rendere conto.

Se il maggioritario non piace no comment.
Una buona legge proporzionale è altrettanto buona a patto che tale sia .E cioè per ogni candidato tutti i voti che lo elettore gli ha dato. E ripartire tutti i resti in maniera tale che rimanga veramente un piccolissima manciata di voti “persi”.
E’ quasi utopia, ma possibile e comunque come per il maggioritario (vince chi prende più voti) rispetta in pieno la volontà del corpo elettorale al di là della camarille tecniche per imbrogliare le carte in senso clientelare.

E siamo all’ultimo commento: la stretta (giusta) finanziaria.
Apprezzabile che tutti dalla Presidenza della Repubblica a scendere si riducano (o si vedano ridotti?) gli emolumenti e le spese istituzionali.
Ma perché tanto beaux geste non è stato fatto prima?
Come si può chiedere (e lo si è sempre fatto!) allo individuo singolo o famiglie-cellule dello stato – di non scialacquare se, in apparenza, tanto è avvenuto al punto che oggi è possibile ridurre tutto senza che lo stato crolli?

Qualcosa non quadra (intendo per il passato!) e sarebbe bene che si ritornasse non tanto ai De Nicola che si pagava l’inchiostro che adoperava per scrivere, ma magari a quanti in tempi normali erano rispettati, avevano carisma ma avevano il senso del denaro e proprio e dello Stato.

“Proporzionato”significa essere conforme e nella vita e negli atti a quanto si può e sul piano legislativo che quale entità economica singola. L’opposto si chiama caos od anarchia comportamentale. E ciò che è sempre seguito ha un nome: tirannide.

Tocchiamo ferro o con mano dietro la schiena facciamo il gesto che immortalò un presidente della repubblica che al malocchio credeva.
Non ci credo, ma lo faccio.

Pino Grimaldi
grimliondr@libero.it

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