Enna. Qualcuno voleva l’autostrada chiusa come capita a Bagheria? La protesta dei dipendenti del Coinres, il consorzio che gestisce la raccolta dei rifiuti in 21 comuni del Palermitano, ha bloccato in diversi punti l’autostrada Palermo-Catania. Ho il fondato sospetto che qualcuno volesse la stessa cosa a Enna con il personale di Sicilia Ambiente.
Lo voleva l’Assemblea dei soci di Enna Euno, che nonostante gli operai fuori dai cancelli della Prefettura (prefetture? esistono ancora?) se ne stavano a cincischiare lasciando tutti a bagnomaria.
Lo volevano i sindacati, che così possono fare la voce grossa, sentirsi importanti e fare vedere ai lavoratori che senza di loro tutto andrebbe a scatafascio.
Lo volevano i liquidatori di Enna Euno per potersi lamentare e dire che “così non si può più andare avanti” e “avete visto? Noi ve l’avevamo detto”.
Lo volevano i Comuni, Consigli Comunali e Sindaci in testa, che continuano a fare (bassa) politica sul costo del servizio di raccolta dei rifiuti, ben sapendo quanto costa e facendo finta di niente, tanto i loro operai ci sarà pure qualcuno a pagarli (magari Pantalone).
Lo volevano le associazioni dei consumatori che continuano a premere sull’acceleratore dell’insofferenza dei cittadini contro il caro bollette, anziché premere sui Comuni perché accertino quanti sono i cittadini che non pagano le bollette perché non le hanno mai ricevute, così da diminuirne o addirittura dimezzarne l’ammontare.
Lo voleva la Regione Siciliana, che non si decide a far partire queste famose società SRR che dovrebbero dare il compito di gestire il servizio direttamente ai comuni, così la finiamo con questa commedia. Quella stessa Regione che una legge fa e cento ne inventa e poi le proroga e poi le abroga e non permette che qualcuno ci capisca niente e non sia capace di conseguenza di fare una tariffa o una tassa legittima.
Lo volevano i cittadini o meglio quella parte di cittadini che non pagano le bollette perché sono esose e illegittime, perché il personale è stato assunto per clientela e disonestà politica diffusa e “dobbiamo licenziarli tutti”. Quegli stessi cittadini che non si chiedono come mai quello stesso personale poi non viene pagato, così come non vengono pagati quelli che invece fanno il lavoro sporco e non li ha raccomandati nessuno.
Lo volevano i lavoratori o quella parte di lavoratori che fanno da tempo la guerra ad altri lavoratori e fanno la figura dei capponi di Renzo, che mentre si beccano non sanno che finiranno tutti in pentola allo stesso modo perché questo sistema non può reggere ancora a lungo.
Lo volevano i giornalisti, che così avrebbero avuto qualcosa di cui scrivere e sparlare.
Lo volevano politicanti e affini così magari andavano anche loro ad incatenarsi: ma questa volta no, perché le catene, o meglio le ganasce, sono scattate autonomamente.
Lo volevano tutti ma, almeno per ora, dovranno aspettare.
P.S. Ma questa storia dei rifiuti a voi non vi ha stancato? A me sì.
Q – Giorgio L. Borghese
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Q è la quindicesima lettera dell’alfabeto italiano e la diciassettesima di quello latino ed è l’unica lettera che nella nostra lingua non si può leggere da sola, se non accompagnata dalla “u”.
In questa ottica Q è una lettera “singolare”, nel senso di particolare, unica, e “plurale” nel senso che non può stare da sola.
Q è pure il titolo di un romanzo scritto da quattro autori sotto lo pseudonimo multiplo di Luther Blisset, e che si definiscono “nucleo di destabilizzatori del senso comune”.
Q è dunque “plurale” anche in un senso più ampio. Lascerà di volta in volta a voi lettori informatici il compito di completare ed interpretare, secondo la vostra libera scelta o inclinazione politica, le provocazioni che vi verranno proposte dall’autore, un ennese che da lontano ma puntualmente segue, attraverso internet, gli eventi che travagliano questa terra.
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