E alla fine il giorno tanto atteso è arrivato: la catastrofe fatta assaggiare giovedì e venerdì da tutte le borse del mondo è riuscita laddove non erano bastate le manifestazioni di piazza, gli scandali, le bugie grandi come case, i processi, la miopia eretta a sistema per non guardare al di là del proprio particulare, fosse quello privato, della propria parte o della propria classe; il colmo è che l’imprenditore che è riuscito, quasi dal nulla, a creare un impero economico, che ha continuato a crescere nei quasi 18 anni dalla discesa in campo, è caduto sul fallimento economico e finanziario dello Stato, di cui non ha saputo governare la crisi negata fino all’ultimo giorno.
È stato detto e si sta dicendo di tutto: con i sassolini che giornalisti, politici semplici elettori, si stanno togliendo dalle scarpe si potrebbero pavimentare chilometri di strade: queste dimissioni sono il primo atto di solidarietà e di amore che B riserva “al paese che ama” e l’unico augurio è che non ci rovini la festa con i colpi di coda in cui ha dimostrato di essere maestro e con pretese troppo alte di garanzia per se stesso e le sue imprese!
Quanto al futuro immediato non possiamo non far caso che per la seconda volta ci stiamo affidando ad un salvatore della patria, ad un nuovo uomo della provvidenza che dovrà compiere il miracolo di tirarci fuori dalla china estremamente pericolosa intrapresa.
Troppe aspettative e troppo speranze stanno accompagnando questo incarico voluto fortemente da Napolitano, dai “mercati” e dalla “piazza”; eppure tutti sanno quanto sarà difficile il suo compito: se questa classe politica non è stata capace finora di guardare al bene dello Stato, mettendo prima di esso tutt’altri interessi, non si arrenderà facilmente sulla strada di Damasco approvando in Parlamento provvedimenti finora indigesti; l’unica spiegazione è che molti di questi nostri rappresentanti, oltre a garantirsi la “pensione”, sono convinti che, se le mani se li sporcheranno i tecnocratici, loro saranno nuovamente pronti ad imbonirci con le loro promesse di una terra promessa, e come sempre dimenticheranno di dirci chi ci ha portato sull’orlo del baratro!.
Francesca Ciantia